Aldo Giannuli,Qualche risposta ad una serie di quesiti ed obiezioni rivoltemi.

da www.aldogiannuli.it

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Qualche risposta ad una serie di quesiti ed obiezioni rivoltemi.

Più che rispondere direttamente ad ogni singolo post (che mi sembra  una cosa un po’ dispersiva) credo sia più utile rispondere ad alcuni quesiti ed obiezioni in questa forma, a volte un po’ telegrafica, ma che può servire a ravvivare la nostra discussione (posto che ve ne sia bisogno…). C’ è un gruppo di obiezioni e domande sulla natura del caso libico (se rivolta vera o inventata: Forzutino, Paola Pioldi, Davide Rigano, Pippo Fecondo e Massimo) cui risponderò nel prossimo pezzo.
Renato Borlone:
Scusa Aldo, sulla base di queste considerazioni anche in Iraq e Afghanistan la guerra era la cosa giusta da fare; Saddam non gasava da anni villaggi di cittadini inermi? I taliban non opprimevano il popolo con leggi folli, crudeli e oscurantiste? Scusa ma non regge.

In verità ho espresso un parere un po’ diverso: la ragione che mi induce a valutare diversamente questo caso non è la durezza della repressione in sè (che peraltro non è argomento da trascurare del tutto), ma il fatto che ci sia una rivolta in atto e che essa coincida con un più vasto movimento rivoluzionario nel mondo arabo. In Irak ed Afghanistan queste condizioni non vi erano, anche se, nel secondo caso, c’era una guerriglia nelle regioni settentrionali del paese. La mia è una valutazione politica complessiva nella quale ritengo che sostenere un processo rivoluzionario (obiettivo primario)  abbia la precedenza sulla difesa della pace (obiettivo secondario).
D’altro canto, ero e sono risolutamente contrario all’intervento a terra, mentre mi limito a dare una valutazione tatticamente positiva del solo intervento aereo in un determinato momento della crisi.

Il Blog:
Caro Aldo, sarebbe ora di finirla tutte le volte con questi paragoni un po’ forzati sulla seconda guerra mondiale.
Manifestazioni a favore degli insorti e contro l’intervento “Onu” in Libia ci sono state… forse non erano in 200.000 mila ma c’erano, forse non hanno la pretesa di avere la stessa arroganza marxista-leninista che ha prodotto settant’anni di gigantesca miseria sociale…

Non avevo fatto paragoni con la Seconda Guerra Mondiale e, peraltro, non avevo citato solo questa, ma anche  altri contesti storici, per ricordare come non sia affatto strano che in una guerra interna gli insorti  cerchino appoggi in potenze straniere, spesso in perfetta eterogenesi dei fini. Non era una analogia (argomentazione retorica che amo poco), ma una comparazione finalizzata ad individuare costanti di comportamento. Stessa risposta vale per Heraclio che lamenta la pretesa analogia con la II Guerra mondiale (chissà perchè nessuno si è accorto che parlavo anche di Lenin e della rivoluzione russa …)
Quanto alle manifestazioni in appoggio all’insurrezione libica: non se ne è accorto nessuno, perchè sono state cose assolutamente trascurabili.
Di grazia, cosa c’entra l’ “arroganza marxista-leninista” ecc? mi sembra uno di quegli articoli di Sansonetti, per cui tutto quello che non funzionava nella galassia era colpa dello stalinismo e facevano imbestialire anche un convinto antistalinista come me.

Ugo Agnoletto:
Quando Gavrilo Princip uccise l’arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914… non sapeva che i primi a pagare sarebbero stati proprio i serbi e che era il primo di 10 milioni di morti, quando Simone Weil partì per arruolarsi …con i miliziani in Spagna,… tornò disgustata scrivendo: “le umiliazioni inflitte dal mio paese mi sono più dolorose di quelle che esso può subire”.
Quindi sono convinto che ogni intervento con le armi contiene una dose troppo grande di crudeltà.

Verissimo. Anche quelli che dettero l’assalto alla Bastiglia non sapevano che sarebbe venuto il Terrore e quelli che corsero a Porta San Paolo, nel vano tentativo di  contrastare i tedeschi, non sapevano che sarebbe seguita una sanguinosissima guerra civile nel corso della guerra più generale. Ma questa non è una buona ragione per sostenere che sarebbe stato meglio tenersi Luigi XVI o i nazisti. Ogni ricorso alle armi impone ai contendenti un pesante tributo di disumanizzazione, è vero, ma la Storia è dramma  e procede spesso su fiumi di sangue. Auguro alle generazioni future di essere così sagge da trovare il modo di non pagare questo prezzo di sangue alla Storia, ma oggi noi non sappiamo come fare ad evitarlo.

Heraclio
1) non sono affatto convinto che (l’intervento) risolva il problema, nè che aiuti concretamente (al di là del supporto militare immediato) l’opposizione libica, per il semplice fatto che rappresenta la premessa bell’e buona se non per un’invasione terrena…. Considerare la guerra come “una parte del tutto”, un momento particolare del più vasto scenario rivoluzionario, mi sembra poco verosimile anche dal punto di vista dei rapporti di forza: che gli insorti abbiano lo stesso peso e la stessa potenza politica e militare dei paesi interventisti occidentali non appare molto credibile….
L’iniziativa militare occidentale (dato per buono che sia a favore dei ribelli, cosa non del tutto scontata) non è illegittima in sè; sono le modalità e i fini che vi stanno dietro che mi costringono a condannarla.

Capiamoci: non ho mai detto nè che l’intervento occidentale risolvesse la situazione, nè che questo non sia avvenuto in violazione delle più elementari norme del diritto internazionale e per motivazioni “nobili”. Ho detto e ripeto che si tratta di un intervento ispirato al più spudorato imperialismo. Così come non ignoro affatto il rischio di un intervento a terra (cui, temo, stiano pensando gli stati maggiori dell’Alleanza). Cosicché non ho mai espresso una valutazione positiva in sè dell’intervento occidentale, ma solo  una considerazione limitata alla sua utilità tattica momentanea e del tutto a prescindere dalle intenzioni dei suoi promotori (che usano gli insorti solo come paravento). Il punto più delicato è un altro: l’analisi dei rapporti di forza, per Heraclio,  così sbilanciati a favore degli occidentali da spingere ai margini della scena gli insorti e da far considerare non la guerra come parte del tutto “rivoluzione” ma questa come parte del tutto “guerra”. Insomma: è centrale la guerra o l’insurrezione?
Il ragionamento di Heraclio funzionerebbe se si trattasse della sola insurrezione di Bengasi, ma, questo è il punto, questa coincide con un vastissimo sommovimento del mondo arabo. Va da se che gli occidentali siano assai preoccupati di questo terremoto e che cerchino di inserirsi per guidarlo verso porti “sicuri”; ma non è affatto detto che ci riescano, anzi, ci sono ottime ragioni per pensare che questa manovra non riuscirà. In primo luogo, con gli scenari di Irak ed Afghanistan ancora aperti, con il fiato iraniano sul collo ed in presenza di una crisi finanziaria tutt’altro che risolta, lo stesso intervento a terra in Libia non è così scontato e, soprattutto, difficilmente potrebbe avere una durata prolungata nel tempo. Non mi pare realistico che le esauste casse degli stati occidentali possano accollarsi un nuovo pantano di tipo irakeno o afghano, anche se gli Usa riuscissero ad impegnare di più gli europei, così come stabilito recentemente a Lisbona (ne riparleremo). Le forze Nato potrebbero passare ad un intervento a terra, ma solo a condizione di non rischiare di trovarsi impantanati in una guerriglia di anni ed anni.
E già questo sposta i rapporti di forza a favore degli insorti, con i quali occorre fare i conti per  evitare di trovarsi in guai troppo forti.
Ancora più problematico appare un possibile intervento in altri contesti (dal Marocco all’Egitto, dalla Giordania alla Tunisia o alla Siria) tenendo conto del fatto che se la protesta dovesse prendere un corso incontrollabile in Arabia Saudita questa diventerebbe la priorità assoluta.
Anche i potentissimi Usa non sono onnipotenti. E un mondo arabo democratizzato non renderebbe più forte la leadership americana,  ma, al contrario, più debole.
Per questo il tutto è la rivoluzione araba e non la guerra, che ne è un aspetto, certo non trascurabile, ma non centrale.

Davide Rigano
Chiaramente alcuni hanno più fiuto nello scoprire le quinte colonne anche quando si mascherano bene-e un passato trockjista aiuta sempre in questo campo…. …:la sinistra anti autoritaria e anti sovietica, dirittoumanista, è costola dell’americanismo avanzato,ma di comunista ha assai poco o nulla…
d’altronde lei parlando di cappuccino e brioche ci pone all’interno di un bar, che chiamerei Bar Kirov in onore del segretario del Pcus di Leningrado ammazzato da un giovane guarda caso trotskjista…
Suggerisco al professore Giannuli che come me ha problemi di vista di cambiare occhiali. Guardi che in Libia non c’è nessuna rivoluzione, al massimo la solita rivolta colorata. Noterà la differenza!

Poche precisazioni: diversi ex trotzkjisti sono passati su posizioni di destra, è vero. Ma sono molto più numerosi gli ex stalinisti duri e puri che hanno fatto lo stesso percorso (dice niente un nome come Aldo Brandirali attuale esponente Pdl e Cl?). Così come molti ex trotskjisti ed ex stalinisti militano ancora a sinistra ed onorevolmente. Non scadiamo di tono, per cortesia.
La sinistra antiautoritaria non è comunista? Forse, in compenso quella autoritaria ha portato il Comunismo alla tomba ed ha perso tutto, anche l’onore.
L’assassinio di Sergej Mironovič Kostrikov (detto Kirov), non fu opera di un complotto dei trotzkjisti, ma un episodio di “strategia della tensione ante litteram” –mi spiace deludere il mio affezionato lettore-. Fra l’altro, la parziale apertura degli archivi moscoviti ha rivelato due cose interessanti: che Kirov era in contatto epistolare con Trotskji e che al XVII congresso del partito (1934) prese più voti di Stalin, una colpa non da poco, direi.
Per quanto riguarda gli occhiali: da anni mi servo da un ottico che mi ha sempre trattato molto bene, si chiama Marx e gli occhiali che mi ha dato mi hanno fatto sempre leggere abbastanza bene. Lo consiglio al mio lettore, in particolare in tema di socialismo e libertà.

Aldo Giannuli

Aldo Giannuli,Qualche risposta ad una serie di quesiti ed obiezioni rivoltemi.ultima modifica: 2011-04-13T16:23:48+02:00da mangano1
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