Colin Crouch,Disuguaglianza contro democrazia

Disuguaglianza contro democrazia
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Pubblicato il 29 aprile 2011 da Diego Ciulli
di Colin Crouch su Social Europe

L’ultima moda nell’eterno dibattito sull’uguaglianza è la posizione sostenuta attualmente dai neo liberisti, ma espressa anche da Tony Blair, secondo cui, in una società ricca, la grande maggioranza delle persone sta così bene materialmente che non ha importanza, sul piano politico, la differenza tra esse. Ciò che conta è garantire che il 15-20% più povero non solo non sia in condizioni di deprivazione, ma che la loro situazione di esclusione sociale non si trasformi in un rischio per la collettività. La conseguenza politica di questo ragionamento è che le politiche fiscali e sociali non devono intervenire sulla distribuzione del reddito determinata dal mercato per la grande maggioranza, ma che la politica si deve limitare ad occuparsi della condizione delle fasce più deboli. Questa conclusione ha una conseguenza accattivante per i neoliberisti: i ricchissimi vanno lasciati stare. Ma il punto debole di questa posizione sta nel fatto che considera la disuguaglianza solo in termini di consumo, e non in termini di potere. Chi è in grado di mantenere uno standard di vita confortevole ovviamente attira su di sè meno attenzioni morali di chi è denutrito, senza casa o analfabeta, per chiedere che le risorse vengano redistribuite dai ricchi ai più poveri per migliorarne la condizione.

Questo è vero indipendentemente dall’accettazione o meno della tesi secondo cui è importante per alcune persone avere incentivi a diventare molto ricchi in modo da elevare le opportunità per tutti, in modo che così tutti diventino un po’ più ricchi senza la necessità di redistribuire risorse date. Ma il tema è se è una priorità politica togliere ai ricchissimi per dare a chi comunque sta bene. Io non voglio qui mettermi a discutere della questione della struttura degli incentivi. Ma voglio sfidare l’approccio consumista all’uguaglianza, e considerare invece la questione della disuguaglianza di potere. Sebbene i soldi appartengano alla sfera dell’economia e il potere a quello della politica e, in teoria, le due sfere dovrebbero essere autonome nelle democrazie capitaliste moderne, la realtà è che ormai soldi e potere sono due facce della stessa medaglia. I ricchissimi, come singoli e come gruppo, sono in grado di comprare influenza politica, attraverso attività di lobbying, sostegno elettorale ai politici o controllo dei mass media. Le grandi imprese e i super ricchi si muovono in tutto il pianeta, possono scegliere la giurisdizione sotto la quale vivere e portare lì la propria ricchezza, e perciò possono esercitare pressioni sui governi per chiedere politiche a loro congeniali. Queste politiche, poi, permetteranno loro di fare più soldi, aumentando ancora di più la loro influenza politica, innescando un circolo vizioso. E poi, i soldi portano status e autorevolezza, quindi ulteriore potere: i super ricchi sono chiamati come consulenti da governi ed autorità pubbliche, diventano membri di governo, e anche quando fanno beneficenza possono decidere quali cause sostenere e quali no. Per capire se questa disuguaglianza è più importante di quella nei consumi – o, più concretamente, se mi danneggia di più un miliardario che possiede un giornale o uno che possiede uno yacht – dobbiamo rispondere a due domande. Le attuali disuguaglianze economiche sono giustificabili dal punto di vista della distribuzione del potere? Quanto un aumento nella disuguaglianza di potere può essere compensato?In termini economici, le disuguaglianze sono giustificate sia in termini di prospettiva (gli imprenditori hanno bisogno di un incentivo a promuovere attività che creano ricchezza) che di retrospettiva (proventi disuguali sono una ricompensa per avere intrapreso tali  attività). L’una cosa dipende dall’altra, e non sarebbe possibile togliere gli incentivi una volta che si sono strutturati. E poi c’è il problema dell’ereditarietà. Per quante generazioni la ricchezza deve essere trasmessa per funzionare come ricompensa retrospettiva?  Dobbiamo infatti ricordare che le più grandi ricchezze sono esattamente quelle ereditate. Quando ci muoviamo dall’economia alla politica, la questione diventa ancora più spinosa. Perchè dovrebbero le enormi ricchezze, spesso ereditate, essere capaci di comprare influenza politica? E’ necessario che tra gli incentivi dell’imprenditore ci sia anche la possibilità di acquisire potere politico? E’ possibile che i ricchi usino il proprio potere per raggiungere obiettivi di bene comune, sebbene rimanga problematico definire tale bene. Prendiamo un caso ipotetico molto complesso: un super ricco usa il proprio denaro per riuscire a evitare di pagare le tasse. Poi usa il denaro risparmiato per finanziare alcune cause che, sebbene buone e giuste, non sarebbero state sostenute dall’autorità pubblica. Ha la beneficenza bilanciato la sottrazione alle finanze pubbliche causata dal potere del ricco? Ma molti casi non sono così complessi, perchè in questo esempio comunque il ricco desiderava fare un’opera pubblica che le istituzioni non avrebbero fatto. Certo, si tratta di un caso possibile. Ma dobbiamo assumere che, date la democrazia e il dibattito pubblico, il numero dei casi nei quali i ricchi possano usare i soldi in maniera più effuciente e volta all’interesse pubblico rispetto a quanto possan fare le istituzioni sono più rari di quando accadrebbe il contrario. In altre parole, nel complesso i ricchi tenderanno a usare il proprio potere per avantaggiare sè stessi più della collettività. E’ più probabile che cerchino privilegi e vantaggi, come peraltro illustra la stessa critica neoliberale al potere politico. Ecco perchè la disuguaglianza è da combattere anche in una società del benessere: per le sue implicazioni di potere più che per quelle di consumo. E si noti un altro punto importante: i ricchi che sono in grado di usare il potere in questo modo sono davvero molto ricchi. Se la disuguaglianza nei consumi crea una forbice tra l’80% benestante e il 20% povero, quella di potere ha un rapporto dell’1% contro il 99%.

Traduzione di Diego Ciulli

Colin Crouch,Disuguaglianza contro democraziaultima modifica: 2011-05-01T14:40:58+02:00da mangano1
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