Diego Perugini,Amy, l’ultimo angelo caduto della musica

DA l’unità
Amy, l’ultimo angelo caduto della musica
di Diego Perugini
|

43zcwuc.jpg

La notizia è di quelle che fanno male. Piomba in un ozioso sabato pomeriggio estivo, mentre scorri incredulo i particolari della strage norvegese. Ma dai, «Amy Winehouse è morta».

Ci avevamo scritto un pezzo ampio e desolato neanche un mesetto fa, quando la cantante inglese era ricaduta nei soliti vizi all’inizio di quello che doveva essere il tour della rinascita. Invece, niente da fare. Ricordate? Amy era da poco uscita dall’ennesima seduta di «rehab» per risolvere, una volta per tutte, i soliti problemi di alcol e dipendenze varie. Dopo un’incoraggiante anteprima in un club londinese, eccola «steccare» vistosamente il debutto a Belgrado. Le immagini di quella sera sciagurata le trovate sulla Rete e, viste oggi, mettono ancora più tristezza: lei arriva sul palco visibilmente alterata, regge la scena a malapena, barcolla, canticchia frasi smozzicate, biascica parole senza senso, va fuori tempo, cerca il sostegno dei musicisti. I ventimila presenti dopo un po’ perdono la pazienza e la sommergono di fischi. Il giorno dopo un giornale locale lo descriverà come «il peggior concerto della storia di Belgrado».

Salta tutto, ovviamente, incluso il concerto italiano del 16 luglio a Lucca, mentre il management diffonde una laconica nota: «Amy Winehouse si ritira da tutti gli spettacoli in programma. Tutte le persone che le sono vicine intendono fare tutto il possibile per aiutarla a tornare al suo meglio e le sarà dato il tempo necessario perché questo avvenga».

Parole vuote, che ora lasciano spazio al rimpianto. Per una persona che non c’è più e che non si è riusciti ad aiutare. E per uno straordinario talento mandato in malora. Sì, perché Amy era proprio brava e non ha avuto il tempo e l’opportunità di dimostrarlo in tutto e per tutto.

La sua storia parte da una normale famiglia brit, papà tassista e mamma infermiera: lei da subito dimostra interesse per le sette note, a 10 anni fonda un gruppetto rap, a 13 le regalano la prima chitarra, a 16 è già in pista come cantante professionista. Firma per la Universal e debutta a vent’anni con Frank, che ottiene un buon successo di pubblico e critica. In copertina, rispetto ad oggi, pare un’altra persona: una ragazza solare, più in carne, piena di belle speranze. Il disco non è un capolavoro, perché Amy è ancora acerba. Ma funziona. Anche se lei, tempo dopo, giungerà quasi a rinnegarlo.

Il botto arriverà col secondo cd, Back To Black (2006) uno dei migliori album del decennio appena passato. Un vero gioiello di rhythm’n’blues: intenso, eclettico e divertente, in bell’equilibrio fra tradizione e modernità. Lei, Amy, brava e sexy. Con una grande personalità e una voce calda e meravigliosamente «gracchiante», che i critici paragonano a miti come Sarah Vaughan e Billie Holiday.

IL TORMENTONE REHAB
Tra i pezzi spicca Rehab, irresistibile tormentone e sorta di dichiarazione di vita e d’indipendenza, rifiuto di sottostare alle regole, che oggi suona come un inquietante testamento. Il disco è un clamoroso successo e vince ben cinque Grammy Award, spianando la strada a un nuovo filone soul al femminile, che in futuro ci darà artiste come Rox, Duffy e Adele. Ma, forse, proprio da un controverso rapporto col successo e la popolarità s’amplificano i problemi di Amy, per altro sempre più bersagliata dal gossip. Depressa, anoressica, bulimica, dipendente da droga e, soprattutto, alcool: la sua vita privata va in pezzi, quella pubblica anche peggio. Non si contano più le figuracce nelle occasioni ufficiali e i rico- veri in clinica. Una corsa mozzafiato verso l’autodistruzione, un calvario, con l’incubo della solitudine più profonda anche in mezzo a migliaia di persone adoranti. Una morte annunciata, dicono ora in tanti, e forse è proprio così. Una morte che va ad alimentare la lista dei tanti «maledetti» del rock. Giovani, talentuosi, carismatici. Scomparsi troppo presto ed entrati nel mito. Da Brian Jones a Kurt Cobain, passando per Janis Joplin, vite bruciate dal successo e dagli eccessi. A cui ora dobbiamo aggiungere anche Amy Winehouse. E quanto ci dispiace.
24 luglio 2011

Diego Perugini,Amy, l’ultimo angelo caduto della musicaultima modifica: 2011-07-24T17:42:17+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo