tONI jOP, Guccini: «Sì, i partiti devono stare al ritmo dei movimenti»

DA l’UNITà

Guccini: «Sì, i partiti devono
stare al ritmo dei movimenti»
di Toni Jop

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Sì sì, ho letto di D’Alema che chiede attenzione nei confronti dei movimenti. Concordo perfettamente, mi fa piacere che oggi sia d’accordo anche lui. Perché non sembrava lo fosse quando i girotondi scendevano civilmente in piazza, per esempio. Comunque tutto bene: altro? ». Prendete Guccini in un momento qualsiasi di una sua giornata estiva appesantita dal caldo e provate a chiedergli di staccarsi dai suoi pensieri. Fatto. In fondo, e neppure tanto in fondo, serve invece sapere cosa ne pensa del rapporto tra politica, partiti e movimenti uno come lui, che da sempre scambia nobile politica col suo pubblico.

Certo che c’è altro. Non è nuovo questo richiamo, anzi è un messaggio ciclico come le comete. Vuol dire che il movimento di piazza ha una fisionomia e un potere indiscutibili. Il Pci a suo tempo si pose il problema…
«Non c’è antagonismo tra partiti della sinistra e movimenti. Sono momenti strutturalmente diversi della politica che si attua, hanno funzioni diverse, soprattutto tempi diversi. È questo aspetto che di tanto in tanto li fa confliggere. Se poi questo o quel partito si irrigidisce, difende sé e l’esistente chiudendo alle richieste che salgono dai movimenti, allora si arriva ad una resa dei conti.Mail conflitto è positivo, vitale, oltre che inevitabile: i movimenti sentono e operano in poco tempo, i partiti hanno altre scalette…».

Vuol dire che i partiti sono roba vecchia perché non hanno unritmo furente di vita nel cuore?
«No. Mi sembra che la vita di un partito di sinistra sia legato proprio, in parte, a quel conflitto che deve saper cogliere con intelligenza e lealtà. Allora accetta di modificare i suoi punti di vista e magari si produce una accelerazione dei suoi ritmi. Accettare significa disporsi verso un cambiamento di natura, così come funziona nelle relazioni tra gli individui. Ma…»

Perplesso? Dubbioso? Insoddisfatto? Restituisca la merce, prego.
«Perplesso, sì. So che la politica deve recuperare terreno perduto,ma vedo i partiti facilmente preda dei riti della politica e questo mina il recupero…».

Un esempio.
«Cos’ha capito la gente di quel che è accaduto a proposito della proposta di soppressione delle Province? Ha capito che anche il Pd parla ma poi al momento opportuno si tira indietro. Avrà capito bene?Nonlo so,maè ciò che ha capito e non per stupidità o malizia. Qualcuno vorrà porsi il problema? Lo so che è difficile, più di quel che pare ma conviene trovare una linearità meno bizantina…»

Non ti fermare…
«Eccotene un altro: cos’ha capito la gente del voto del Pd sulle autorizzazioni a procedere nei confronti di Papa e Tedesco? Qualche Pd, in disaccordo col partito, ha votato per salvare Tedesco dai domiciliari. Sarà innocente, melo auguro di cuoremaquesto augurio vale anche per Papa. Allora? Ecco perché poi i movimenti si avvicinano alla politica, ai partiti di sinistra con diffidenza… Si scrollano di dosso qualunque tipo di paternità, appena ne avvertono l’ombra, chiedono linearità nei comportamenti, nelle scelte, sono intelligenti, se non si fidano qualche ragione ce l’hanno. Prendi quel che è successo con i referendum. Dai movimenti, hanno accusato i partiti di aver cavalcato l’appuntamento referendario. Dicevano da temposì all’acqua pubblica, no a quella privata, no al nucleare, si alle rinnovabili, poi arrivano i partiti e hanno vinto loro».

Stabilire un rapporto con i movimenti significa accettarne la velocità…
«È così. Loro viaggiano in quella macchina infernale che è Internet, quella è la velocità. Tu, partito sei invece pesante, loro passano affianco e tu fai la parte del vecchio che si muove con le stagioni. Voglio dire che non si tratta di demonizzare i partiti della sinistra: quando non devi pensare a un solo problema ma a tutti assieme, hai di fronte un panorama più complesso e impegnativo di scelte, devi mediare, rendere compatibili le richieste, le soluzioni. In movimenti invece portano con sé una bella radicalità e chiedono lucidità e chiarezza. Ecco, è a questa radicalità civile che il Pd farebbe bene ad aprire. Non è più tempo di una politica che vivacchia nelle zone d’ombra, che si arrampica su se stessa, che si permette di contraddirsi giorno dopo giorno».

D’accordo, ma mi sembra che molto stia cambiando, in questo senso…
«Diciamo che va meglio di qualche tempo fa. Tuttavia, a me che sono uno che non sa nulla, pare che il Pd non abbia risolto i suoi problemi. Unaparte è viva, reattiva, leale, sintonizzata con la velocità dei movimenti, mace n’è un’altra impastoiata sempre tentata di sposare giochi tattici vecchio stile. Che noia.Dauna postazione simile, così autistica nella sua sua vanità burocratica, i movimenti non sono altro che polli da spennare ».

Quindi, cosa dovrebbe fare la sinistra per «adempiere» il suo dovere?
«Dovrebbe fare la sinistra, rinunciando al calcolo immediato dei voti o dei consensi che si perdono se si fa la sinistra. Niente di settario o chiuso, solo testimoniare se stessa e i suoi principi che, guarda caso, a dispetto delle smentite, sono proprio quegli stessi che molti movimenti da anni a questa parte stanno portando avanti, ciascuno per proprio conto. Ma per fare la sinistra devi rinunciare a mescolare la politica con gli affari: non c’è alternativa».
23 luglio 2011

tONI jOP, Guccini: «Sì, i partiti devono stare al ritmo dei movimenti»ultima modifica: 2011-07-24T17:39:21+02:00da mangano1
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