Mohammed Abdulmuttalib al Huni,L’illusione dentro la testa di Gheddafi

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L’illusione dentro la testa di Gheddafi che alimenta la guerriglia

Perché il colonnello libico potrebbe resistere finché ci sarà un solo soldato pronto a morire per lui

Pubblichiamo stralci di un’analisi del professore libico Mohammed Abdulmuttalib al Huni sulla condizione mentale rende incapace Gheddafi di trattare la propria resa.

Adesso, dopo che il regime di Gheddafi ha perso la propria legittimità internazionale e l’ingresso della Nato sul teatro degli avvenimenti, ed il riconoscimento del Consiglio dei rivoltosi quale interlocutore legittimo e unico, anche da parte di quegli stati che avevano mostrato le proprie riserve sulle risoluzioni internazionali contro il suo regime, arriverà l’ora zero? Deciderà, cioè, Gheddafi di partire? Io ne dubito.

Gheddafi non partirà dalla Libia e continuerà lo scontro armato fino all’ultimo soldato disposto a ricevere i suoi ordini e a eseguirli. Ciò perché Gheddafi vive in un mondo virtuale e il suo legame con la realtà si è già rotto da tempo. Egli crede che il popolo libico lo ami, e che chi prende le armi contro di lui faccia parte di una banda locale gestita da forze imperialiste e coloniali schierate contro la sua persona, che regge la bandiera della lotta a queste forze.

Egli è diventato nella sua immaginazione, con il passare del tempo, decano dei leader arabi,  re dei re dell’Africa con corona e scettro d’oro, egli è il pensatore unico che ha inventato una teoria senza la quale il mondo non si redimerà. Egli considera la Libia un paese piccolo che va stretto per le sue speranze e le sue ambizioni, e considera il sacrificio della Libia per il più alto fine della sua leadership una cosa misera e insignificante, perché alla fine del percorso egli darà la gloria alla Libia tramite la sua leadership che attraverserà la Storia. Questo da una parte. Dall’altra, Gheddafi per i quattro decenni del suo governo è stato esposto a tutti i rischi: dal bombardamento aereo contro la sua residenza ai numerosi tentativi di rovesciare il regime, alle rivolte ripetute del popolo contro il suo potere, agli attentati da cui è scampato per miracolo compiuti dalla gente che gli era più vicina. Tutto questo lo rende sicuro che adesso supererà anche questa prova. La ritiene come un incubo, da cui si sveglierà in un momento per trovarsi di nuovo nel migliore dei mondi. E questo non è soltanto il suo pensiero, ma anche quello di chi lo circonda ed esegue i suoi ordini con lealtà e dedizione.

Per questi motivi, che non sono reali ma soltanto illusioni, appartenenti a un mondo virtuale che Gheddafi ha edificato e arredato per restarci, diventandone prigioniero, il rais non accetterà di partire. Come può un uomo muoversi da un mondo che non esiste? La psicanalisi ci soccorre spiegando che un uomo che costruisce per sé questi mondi virtuali perde il contatto con il mondo reale e il suo comportamento non è più spiegabile con un processo logico e obiettivo. Perciò chi tentasse di paragonare il caso di Gheddafi a quello di altri casi nella regione, come Zine el Abidine Ben Ali o Hosni Mubarak, o anche alla Siria e allo Yemen, commetterebbe un errore, perché poggerebbe su premesse errate, dalle quali non si potrebbero che desumere risultati errati. La seduzione del potere assoluto crea per tutti un mondo di illusioni. la differenza con Gheddafi è che lui non si sveglia dalla seduzione e dall’illusione.

Nei primi giorni della rivoluzione libica Gheddafi aveva un piano completo che lo avrebbe condotto alla vittoria schiacciante e alla permanenza sullo scranno del potere. Il piano prevedeva che nel caso il cerchio della rivoluzione si fosse allargato egli avrebbe usato i proventi del petrolio per arruolare milioni di africani dagli stati confinanti e altri uomini dall’America latina – in coordinamento con il leader del Venezuela – per lo sterminio di gra parte del popolo libico e la possibilità per gli africani che avessero combattuto di prendere il posto dei libici e restare nel paese a godere i proventi del petrolio. Vale a dire: la parziale sostituzione del popolo traditore con un popolo alternativo. Nel suo mondo virtuale, questa era la soluzione più pratica e più facile, e lo ha dichiarato nei discorsi appena è iniziata la rivolta, quando minacciò di marciare con milioni al suo seguito per invadere le zone controllate dai “sorci”. Questo scenario non è stato possibile per cinque motivi: l’intervento della Nato, l’estendersi della rivolta, l’impossibilità di esportare petrolio, il congelamento dei crediti depositati all’estero, la diserzione di molti appartenenti al suo entourage. Il caso è speciale. La persona affetta da una simile patologia, cioè la perdita di contatto con la realtà, è assalita da uno stato di collera ogni volta che qualcuno tenta di ricondurlo alla ragione o minaccia il suo mondo virtuale. Per questo i figli e chi gli sta attorno nascondono la verità.

Una persona in simile stato, se questa analisi è azzeccata, non lascerà il paese e vi rimarrà fino a quando non verrà ucciso in un raid o in un attentato da parte di coloro che gli stanno vicino, o fino a quando non sarà arrestato in uno dei nascondigli. E anche durante gli ultimi attimi, egli non riconoscerà la realtà e continuerà a considerare quello che sta accadendo come l’effetto di incubi. Perché i milioni che egli sogna, quelli che avevano celebrato le cerimonie davanti a lui in Africa, e quelli dei regni africani che lo hanno proclamato re dei re, e quelli delle popolazioni in Africa, Asia e America latina che i suoi collaboratori gli hanno descritto come persuasi della sua teoria universale, e le tribù arabe che lo hanno acclamato loro leader, guida e speranza del panarabismo, non tarderanno a sostenerlo e a sconfiggere gli oppositori e l’Alleanza atlantica e riportarlo sulle spalle dalla ghigliottina allo scranno del governo. Chi scommette sulla fuga di Gheddafi o su un esilio all’estero è un illuso, e non ricaverà da quest’illusione che una perdita di tempo dannosa per tutte le forze alleate.

di Mohammed Abdulmuttalib al Huni

© – FOGLIO QUOTIDIANO

Mohammed Abdulmuttalib al Huni,L’illusione dentro la testa di Gheddafiultima modifica: 2011-08-27T16:00:25+02:00da mangano1
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