Franco D’Alfonso,BOTTEGHE MILANESI: STORIA ESTIVA

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 by Franco D Alfonso 

Per la prima volta dopo anni le vendite di generi alimentari nella grande distribuzione calano (-6% nell’ultimo anno) mentre salgono nei negozi di prossimità e nei discount (+ 8 %). A Milano nel mese di agosto è previsto un aumento delle aperture dei piccoli negozi mentre le presenze in città segnalate da Amsa nel mese di luglio sono in aumento (i rifiuti sono calati da giugno solo del 3%, solo lo scorso anno erano calati del 15-20% !) e le previsioni sui “vacanzieri” di agosto parlano di non più del 35-40% dei cittadini che potranno lasciare la città e per dieci giorni al massimo. Se aggiungiamo un luglio tutto sommato fresco e una previsione agostana in linea con gli ultimi anni non esattamente da “forno” climatico, viene da farsi qualche domanda su cosa succeda sotto il cielo di Milano (e non solo).
Succede innanzitutto che la crisi c’è e da tempo e quindi le spedizioni con carico in grandi sacchi di plastica (che fra l’altro non ci sono più, senza grandi rimpianti e disagi) colmi di mercanzia da stipare nei frigoriferi sono state limitate e si preferisce l’acquisto ripetuto di piccole quantità, per le quali la prossimità del punto vendita torna a essere un valore. Si sta attenti al prezzo, si va nei discount, ma l’attenzione alla qualità e al servizio è ormai un fattore stabile nelle abitudini dei cittadini. Si resta in città perché non ci sono soldi per le vacanze, i milanesi riempiono per più giorni le seconde case che negli anni erano state un po’ trascurate per i paradisi del Mar Rosso, le lunghe vacanze scolastiche non determinano più una altrettanto lunga assenza dalla città e molti giovani “indigeni” ambrosiani restano nelle piazze a mescolarsi con i turisti in leggero aumento e con i tradizionali abitatori delle città d’agosto, anziani ed extracomunitari. Infine, il clima estivo milanese sembra definitivamente caratterizzarsi per vampate di calore tra giugno e luglio e un rassicurante agosto senza condizionatori in funzione.
Le abitudini di una città cambiano repentinamente a fronte di crisi di forte impatto ma i cambiamenti stabili sono il frutto della sedimentazione successive. La Milano a prevalenza di servizi (si ricordi però che nel territorio del nostro Comune ci sono tuttora seimila aziende produttive) assume abitudini da città europea più che mediterranea, riduce gli esodi contemporanei e di massa, rivede il proprio modello di distribuzione e consumo, oltre a molte altre cose. E’ curioso, per esempio, il fatto che alla guida dell’amministrazione comunale ci siano un Sindaco e una Giunta che, da bravi professionisti, ha organizzato il proprio lavoro anche nel mese di agosto (Pisapia nello scorso agosto costruì il primo gradino del suo successo !) dopo aver preso il posto di un’amministrazione guidata da una signora della Signoria che chiudeva casa in città per tre settimane e si rivedeva col fresco.
In questo quadro di cambiamento per sedimentazione succede che strati profondi e solidi del tessuto della città ritornino alla luce e tornino ad avere un ruolo che sembrava perduto. E’ successo da anni con i mercati che parevano destinati alla scomparsa e che invece hanno un ruolo importante soprattutto nelle abitudini quotidiane di gran parte dei cittadini, sta succedendo per le botteghe e per i negozi di “vicinato” e prossimità. Per anni le botteghe storiche sono state sotto attacco del caro affitti come lo sono adesso ed hanno resistito con la forza della tradizione e di qualche “aiutino”, la maggior parte dei piccoli dettaglianti chiudeva, con effetti devastanti per la tenuta del “tessuto” sociale della città: al Gratosoglio ci sono quasi 5000 locali commerciali, quasi tutti di proprietà pubblica, vuoti e spesso occupati abusivamente per attività di commercio poco commendevole.
I numeri, pochi e troppo casuali, che ho dato fanno intravedere una possibile inversione di tendenza, fatta di luci e ombre. Non ci sarà certo il ritorno al bel tempo che fu della Milano “casa e bottega”, gli indubbi vantaggi del consumo di massa che hanno nella grande distribuzione il loro emblema non saranno annullati o dispersi, ma qualcosa sta già cambiando, in parte con un ritorno apparente all’antico.
Il ruolo di mercati e negozi, del rapporto commerciale “personalizzato”, della vita di quartiere come rete di coesione sociale non è un modello imposto da un pianificatore, è quello che si vede essere di nuovo realtà. L’Amministrazione, la politica cittadina non può inventarsi un modello, ma può cogliere i segnali e incoraggiarne lo sviluppo.
Le nuove Municipalità, che sostituiranno i Consigli di Zona, funzioneranno se avranno un’anima, una propria storia, se rappresenteranno una comunità e non un insieme di vie. La chiesa (e la moschea), il mercato, il teatro, i negozi di via sono pezzi storici indispensabili del mosaico comunitario, assieme alle nuove reti e alla comunicazione virtuale. La nuova Milano nasce anche così, riconoscendo la propria storia e le proprie radici.
Franco D’Alfonso

Franco D’Alfonso,BOTTEGHE MILANESI: STORIA ESTIVAultima modifica: 2011-09-03T17:36:02+02:00da mangano1
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