Gim Cassano, Lettera aperta a Riccardo Nencini, Segretario Nazionale del PS

Cari amici,
unisco il testo della risposta, per Alleanza Lib-Lab, al messaggio rivolto da Riccardo Nencini al mondo laico e liberale. Ed allego la locandina-invito al seminario che il PSI terrà a Roma giovedì 29 settembre.
 
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Lettera aperta a Riccardo Nencini, Segretario Nazionale del PSI.
 
Caro Riccardo,
Ho ricevuto il messaggio da Te rivolto al mondo laico, liberale, liberalsocialista, che per comodità di chi legge, riporto qui avanti. Alleanza Lib-Lab ne condivide il taglio concretamente propositivo, nel momento in cui viene proposto di avviare un percorso misurabile verso la costruzione di un’area politica laico-liberale-socialista, politicamente (e quindi anche elettoralmente) autonoma, oggi non presente in alcun modo in Parlamento, poco nel Paese, ma della quale, nel pensiero e nel sentimento di molti italiani, è più che matura la necessità. Occorre tra l’altro porre un freno ai ricorrenti progetti padronali del centrosinistra, dei quali quello triforcuto emerso a Vasto è l’ultimo esempio; questi, pur non avendo gambe per camminare, distraggono comunque le forze dell’opposizione da compiti doverosi e loro propri.
Non si tratta oggi di cominciare dal cercare radici storico-culturali, che potranno anche interessare qualcuno, ad esempio il sottoscritto, ma probabilmente non tutti;  si tratta invece di avviare una costruzione politica che sappia superare l’impasse in cui il centrosinistra si sta avvitando, e di cui quanto è apparso a Vasto è manifestazione evidente.
 
Dovrebbe essere evidente a tutti come un centrosinistra che voglia vincere e governare non con 24000 voti di margine e grazie alle alchimie della legge elettorale (ammesso che ci riesca) non possa esimersi dal parlare all’intero Paese, e non solo al proprio popolo. E vi sono milioni di italiani che non vanno a votare, dei quali ci si dimentica senza chiedersi il perché. Dopo 17 anni di bipolarismo marcio e proprietario (un’intera età politica), durante i quali nessuno dei due campi ha mai vinto perché ritenuto capace, ma solo perché l’avversario veniva ritenuto incapace o screditato, occorre rendersi conto che siamo alla fine di un ciclo. Ce lo dice l’Europa, ce lo dicono gli americani, ma soprattutto ce lo dice il comune sentire della gente. Il 25 luglio si avvicina, ma occorre che il tutto non si risolva in una sorta di congiura di palazzo che apra la strada ad un post-berlusconismo senza Berlusconi.
E non sarà possibile avviare credibilmente un nuovo ciclo se le forze di opposizione non saranno in grado di indicare al Paese una strada ed una guida che sappia interpretare l’interesse generale. Da tre anni a questa parte, mentre il Paese completava il suo declino politico, istituzionale, economico e sociale, queste, persesi nel leaderismo personale, si sono variamente baloccate con formule e tattiche che regolarmente lasciavano il tempo che trovavano: lo stesso avverrà del “nuovo ulivo” triforcuto.
Non è questa la  risposta che gli italiani si aspettano, e mi riferisco in modo particolare a quei tanti che, per disperazione o per disgusto, non vanno più a votare. Sono questi che possono fare la vera differenza nel determinare non solo una sconfitta della destra, ma un’effettiva vittoria delle forze realmente riformatrici non fondata sui trucchi elettorali, maggioranza in Parlamento e maggioranza nel Paese.
Non si tratta solo di vincere in un modo qualsiasi le elezioni che verranno: occorre sapersi assumere una responsabilità nazionale, avere il coraggio di parlar chiaro ed anche di essere impopolari: ma occorre anche, in un patto onesto con gli italiani, saper contrapporre alle inevitabili difficoltà e sacrifici il progetto ed i percorsi verso un Paese più moderno, più libero, più giusto, più unito.
 
L’apporto e la presenza, sia pur modesta numericamente, ma gestita come presenza politica autonoma ed identificabile in quanto tale, di un’area politica laico-liberale-socialista che, in virtù dei propri DNA, è la naturale erede delle migliori espressioni del riformismo italiano ed europeo, impostata non sullo ieri, ma sull’oggi e sul domani, è una condizione necessaria a questa assunzione di responsabilità, ed è, a mio parere, progetto concreto, realizzabile, e destinato ad incontrare il favore dei tanti che chiedono una moderna forza di innovazione e progresso. Costruita, come scrivi, “sull’affinità delle idee e sulla comunanza di contenuti, obbiettivi e prospettive”, e non, a differenza di altri, sulla difesa degli interessi di bottega o sulle prospettive personali di questo o quell’altro leader.
 
Per queste ragioni, condividendo le valutazioni e le proposte contenute nel Tuo messaggio, Ti assicuro che, per parte nostra, Alleanza Lib-Lab, conformemente agli indirizzi sempre seguiti, sarà parte di questa costruzione, ad iniziare dalla partecipazione al percorso verso l’Assemblea che il PSI ha indetto per fine anno; e che si attiverà per allargarla e diffonderla.
 
Gim Cassano (Alleanza Lib-Lab), 23-09-2011.
 
 
Al mondo laico, liberale, liberalsocialista,
Liberalsocialisti (LIB&LAB).
 
Un’area politica che ha reso l’Italia più civile e più moderna, assente dal Parlamento eppure indispensabile per fortificare lo Stato e disseminare la nazione dei valori della democrazia europea. Non un cartello di sigle ma un’area politica e culturale figlia di tante voci libere, le eresie di Piero Gobetti e di Carlo Rosselli, di Piero Calamandrei e di Ernesto Rossi e, più vicino a noi, il dialogo proficuo sul Lib-Lab che unì negli anni ottanta vari esponenti del mondo socialista, laico e liberale.
Il socialismo riformista e il liberalismo progressista e a sfondo sociale non sono separati che da un esile diaframma. Si tratta, da un lato, di accedere, com’è avvenuto nell’elaborazione dei socialisti italiani, a una versione liberale del socialismo che non solo non è separabile dalla libertà individuale, dall’organizzazione democratica della società ma intende esaltare l’iniziativa privata e il ruolo dell’imprenditoria sana ed efficiente nel mercato, individuando per di più un nesso di interdipendenza tra pluralismo economico e pluralismo politico. Dall’altro si tratta di accedere all’idea che l’individualismo estremo e non solidale non porta a un progresso della società, non reca giovamento alla comunità ed è perfino periglioso per la sua tenuta economica. La crisi economico-finanziaria che attraversa l’Occidente non mette in discussione i capisaldi del socialismo liberale, anzi li rende più attuali che mai. Non si può infatti né retrocedere in vecchie forme di vetero socialismo che attestino la superiorità del pubblico sul privato, né richiamarsi alla teoria puramente liberista della più assoluta assenza dello stato nell’economia e nel mercato finanziario. Nuove regole devono essere introdotte per evitare che la speculazione produca guasti irreparabili alle singole comunità. Ma oggi è anche il momento di affermare che non esistono più nazionalismi economico-finanziari, che il mercato globale non conosce frontiere, che l’euro non può essere l’unica misura che unisce la comunità europea. La libertà di ogni singolo stato, senza l’Europa politica, viene di fatto delegata a soggetti che non possono assolvere a compiti di governo democratico. La solidarietà e la libertà sono anche per questo a rischio. Si tratta di due valori fondamentali su cui si regge una cultura e una politica oggi non rappresentata in Italia. Non lo è dal Pdl che ha smarrito ogni pur timido tentativo di costruire in Italia un moderno partito liberale. Non lo è dal Pd, diviso al suo interno in due anime spesso su posizioni conflittuali in tema di diritti civili e diritti sociali. Senza una forza liberalsocialista, l’Italia non è destinata a crescere.
Dopo le grandi battaglie del passato, da quella del divorzio che porta le firme del socialista Loris Fortuna e del liberale Antonio Baslini, alle iniziative dei radicali, dalle battaglie per l’approvazione della legge sull’interruzione della gravidanza, sul nuovo stato di famiglia, per l’obiezione di coscienza, alla necessità che anche oggi la voce laica debba affermarsi per modificare la legge integralista sul testamento biologico, per i diritti delle coppie di fatto, per l’insopportabile situazione in cui versano le carceri italiane.
Per queste battaglie di civiltà serve una voce compatta e forte che si erga a difendere la libertà e pensi ad allargarne i confini. Che promuova il merito. Che investa sulla società della conoscenza e sulla creatività. Che sposi rigore e sobrietà nel governo della cosa pubblica. Che sostenga l’inclusione. Che si batta per consentire un futuro alle generazioni più giovani.
Con spirito aperto a tutte le voci. Con rispetto per tutte le provenienze.
Con tali convinzioni, e nell’intento di definire e far emergere questa voce, mi rivolgo a quei liberali, laici, e liberalsocialisti che condividono queste istanze, perché prendano parte attiva ai lavori preparatori ed allo svolgimento dell’ Assemblea Congressuale che il PSI ha stabilito di tenere entro fine anno, in forma aperta.
Occorre dare risposta all’irreversibile fallimento del ciclo bipolare ed al conseguente dilagare della crisi istituzionale, politica, economica, sociale, del Paese, con un progetto politico che esprima l’autonomia di quest’area e che sia costruito sull’affinità delle idee e sulla comunanza di contenuti, obbiettivi e prospettive.
 
Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito Socialista Italiano.
Roma, 15 settembre 2011
 

Gim Cassano, Lettera aperta a Riccardo Nencini, Segretario Nazionale del PSultima modifica: 2011-09-24T19:12:08+02:00da mangano1
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