Alberto Battaglia, Riflessioni dopo Roma

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Riflessioni dopo Roma.

Dieci anni fa esatti dopo i fatti del G8 di Genova qualche giovane militante mi chiese cosa ne pensassi di quello che era successo e risposi che maldestra fu la scelta della città per come era urbanisticamente costruita e che manifestazioni così imponenti non potevano non prevedere infiltrazioni di varia natura ne escludere strumenti di autotutela e che la spontaneità di partecipazione era una caratteristica tanto lodevole quanto da tenere sotto osservazione.
A dieci anni i fatti si ripetono in un altro contesto.
Vorrei sottolineare che gli elementi di spontaneità sono importanti ma non rappresentano elementi di coscienza di se ne come individui ne come massa di individui e questa penso sia la ragione principale per la quale da anni ogni sussulto rivendicativo di qualsiasi movimento è durato non più di una stagione.
La situazione oggi è più complessa ed in primo luogo per l’evidenziarsi della crisi e per i danni che essa e erronee scelte di governo e non hanno prodotto oltre ad un sonnecchiare delle opposizioni durato nel tempo.
Del resto l’assenza di una guida, il continuare in sciocche ripicche all’interno del vasto mondo della opposizione hanno ingenerato una vera è propria caduta di affidabilità verso il mondo della politica ed hanno ingenerato e sviluppato una vasta area di spontaneità spinta più dall’emotività che dalla consapevolezza della realtà dei problemi,  che completamente libera non viene incanalata verso qualche obiettivo raggiungibile, senza che questo possa o debba essere considerato un imbragamento del movimento.
L’impressione da esterno è che questo movimento sia la somma di movimenti non contraddittori, ma con obiettivi diversi.

Sotto un profilo ancor più delicato mi sembra inutile rimenare e discutere in eterno se chi come dove e quando ci sono stati infiltrati, purtroppo non è tanto dalla discussione che potranno emergere certezze, ne tanto meno da molte foto che girano su internet e che inducono al rischio dello sciacallaggio,  ma ciò che bisogno acquisire è la NECESSITA’ dell’autodifesa senza scrupoli di nessuna natura, perché alla spontaneità del movimento ed alla sua fragilità sul campo si sommano purtroppo le “incertezze delle forze dell’ordine” e la loro quasi totale inesperienza sul campo, cosa altrettanto pericolosa proprio perchè genera confusione incertezza e scarsa lucidità.
Smettiamola quindi sia di piangerci addosso per l’accaduto, cosa che non serve ed aumenta solo la frustrazione, smettiamo di rincorrere streghe ipotetiche senza alcuna certezza e solo dovute hai dubbi  (impariamo che se un dubbio entra in testa il dubbio lavoro poi per l’avversario) e incominciamo seriamente a chiederci cosa e come vogliamo continuare sapendo che un primo obiettivo che dobbiamo porci è un obiettivo organizzativo, il che significa dare al movimento una struttura dei responsabili e degli obiettivi (naturalmente condivisi e se necessario mediati).
Da parte della politica e delle opposizioni chi milita deve impegnarsi ancor di più nell’essere presente sul campo e mantenere il più possibile delle coerenze con le ragioni del movimento. questo non significa mettere un cappello, ma partecipare alla elaborazione dei contenuti, farli propri se condivisi e  sporcarsi le mani nelle piazze senza restare alla finestra a fare gli eventuali “soloni” o a perdersi in dibattiti da salotto o da “telecamere accese”( vergognose in questi giorni alcune trasmissioni televisive dedicate alla drammatizzazione dei fatti e non alla divulgazione delle ragioni di chi era in piazza con giornalisti beceri a cui è mancato “il morto” come ciliegina sulla torta mediatica).
Vorrei analizzare questo fenomeno ed i fatti susseguiti sapendo distinguere cause ed effetti perché ciò che è accaduto possa solo essere esperienza e di questa farne tesoro per altri appuntamenti.


 
alberto battaglia

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23898 Imbersago (Lecco)

Alberto Battaglia, Riflessioni dopo Romaultima modifica: 2011-10-17T15:43:27+02:00da mangano1
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