MARCO BALDINO , GLI INDIGNATI E IL NEGATIVO SENZA IMPIEGO

:: GLI INDIGNATI E IL NEGATIVO SENZA IMPIEGO
18 Ottobre 2011
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MARCO BALDINO

GLI INDIGNATI E IL NEGATIVO SENZA IMPIEGO

 
La protesta di oggi, con la sua violenza di piazza, non è che un tipico effetto post-storico. Non essendoci più alcuna possibilità di trasformare il dato o di rivolgere il proprio desiderio su un altro desiderio, gli animali post-storici finiscono per rivolgere il residuo potenziale distruttivo che ancora li anima, ma che non trova impiego, contro se stessi.

La protesta di oggi è priva pro-gettualità, non c’è in essa alcun reale disegno di trasformazione, dietro il ruggito della piazza non c’è che una mera richiesta di de-costruzione (cosa non si deve a Derrida!) o una mera proposta di de-crescita: il disegno di mantenersi nell’essere nell’epoca dell’assenza di ogni disegno.

Non a caso il movimento globale contro la crisi esprime solo una indignazione. Se pensavate che la realtà di questo movimento fosse una confutazione del postmoderno e della sua polverizzazione storica, vi sbagliavate, esso è un argomento a favore del postmoderno. L’indignazione è infatti, anzitutto, un sentimento, non il contenuto di una rivendicazione (ridistribuzione, abrogazione, potere, …). Manifestare una indignazione significa rendere manifesto un sentimento, un particolare stato emotivo. Gli indignati dicono: ci troviamo in questo stato emotivo a causa della vostra politica, la quale non è all’altezza della presente situazione. Voi politici non siete perciò degni di esercitare la funzione amministrativa. E perché non ne sarebbero degni? Facile: perché la loro politica non consente un rapido inserimento nello stato di felicità post-negativo, nello stato in cui nessuna negatività ha più luogo, tranne forse quelle forme residuali che si esprimono nell’arte, nella mistica, nell’eccesso, nel crimine e nell’autodistruzione.

La manifestazione dell’indignazione è un argomento a favore del postmoderno perché mediante la violenza — e con la dialettica “violenza-non violenza” che si dispiega nella medesima piazza — persegue un’auto-distruzione o, almeno, la trasformazione di sé in degnazione: dopo l’accumulo l’abreazione. Lo sciame si gonfia minaccioso, sembra volersi scomporre, dar luogo a qualcosa d’altro, di ulteriore e invece, raggiunto l’acme, rifluisce nel sentimento di sé, senza dar luogo ad alcun divenire, il sistema si riporta allo stato di equilibrio, contento di sé. Proprio grazie alla violenza il movimento emotivo dell’indignazione dissipa il residuo potenziale negativo trasformandolo in energia a più basso contenuto di informazione: la degnazione felicitaria post-storica.

Paradossalmente sono più “storiche” le escort che, si dice, frequentino Villa San Martino – in questo, certamente, veri ruderi del passato. Portando il loro desiderio sul desiderio erotico del signore, queste se ne nutrono e nutrendosene, cioè dissipandolo, distruggendolo, negandolo in  quanto tale, lo trasformano in ricchezza loro propria, a volte persino in potere, costituendosi così come soggetti di consumo sovrano (cosa non dobbiamo a Bataille!).

Gli indignati, invece, con il loro moralismo transmoderno, ripescato qui e là dalla galleria dei Padri del pensiero nazionale, non ultimi Mazzini e De Sanctis (manca giusto il Gentile, di cui – sia detto tra parentesi – non approvo l’ostracismo) negano se stessi come indignati e si restituiscono alla comunità come guardiani dell’ortodossia etico-sentimentale dello stato post-storico, il quale è felice con sé e di sé.

Gli indignati Si coricano Mister Hyde e si risvegliano fatalmente Dottor Jekyll.

MARCO BALDINO , GLI INDIGNATI E IL NEGATIVO SENZA IMPIEGOultima modifica: 2011-10-20T16:55:30+02:00da mangano1
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