Aldo Giannuli,Due parole sul nuovo governo

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Due parole sul nuovo governo
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Alla fine Monti ce l’ha fatta, come era prevedibile. E, come anche era prevedibile, si è trattato di un governo bicolore catto-tecnocratico. Ma con alcune sensibili differenze rispetto alle previsioni.
Osserviamo la composizione della squadra e “pesiamo” la presenza cattolica: in totale tre ministri (Riccardi, D’Ornaghi e Balduzzi) più uno (Passera) che dobbiamo considerare a parte. Infatti, Corrado Passera non ha alle spalle una militanza cattolica in senso proprio, quanto una carriera lo collega al polo “cattolico” della finanza italiana (prima all’Anton-Veneta, poi gruppo Intesa che assorbe la Cariplo, infine Intesa-San Paolo) a fianco di Giovanni Bazoli che, invece, è più organico al mondo cattolico.
Dunque, la sua nomina a ministro dell Sviluppo economico e delle Infrastrutture, può essere intesa anche come un rafforzamento del polo cattolico a fronte dell’attacco internazionale ai nostri due principali gruppi finanziari (appunto, Intesa ed Unicredit). In questo senso possiamo ritenere Passera un “aggregato” della pattuglia cattolica.
Per il resto i cattolici di significativo hanno ottenuto solo la Sanità –e questo è significativo che accada nel momento in cui il Vaticano sta operando per costituire il super-polo sanitario cattolico con la Cattolica, il Gemelli, il San Raffaele, l’Opera della Divina Provvidenza di Padre Pio ecc.) e di portare fuori dalla tempesta il San Raffaele.
Gli altri due ministeri sono di poco peso (i beni culturali) o inesistenti (il ministero della cooperazione internazionale e dell’integrazione dato a Riccardi). Per i cattolici si parlava di 4 ministeri su 12, di una vice presidenza Letta (che è geneticamente democristiano pur nella sua militanza berlusconiana), di uno o due ministeri “politici” (Interno, Esteri, Difesa, Giustizia) e della Pubblica Istruzione. In questa squadra i cattolici sono tre (più uno) su 17, non ottengono nè un ministero politico nè la pubblica istruzione. Insomma, ce n’è quanto basta per ridimensionare seccamente le aspirazioni dei cattolici a tornare centrali nella vita politica: se si riproporrà il patto del 1946 (ai laici la finanza ai cattolici la politica con spazi minori per i cattolici nella finanza e nella politica per i laici) questa volta le cose andranno diversamente perchè i laici aspirano alla leadership piena della coalizione, sia sul piano finanziario che su quello politico e concedono, al massimo, un maggiore spazio ai cattolici nelle grandi banche d’affari.

D’altra parte, se è vero che Passera si stia muovendo per aggregare intorno a sè gran parte del futuro polo di centro (compreso Cordero di Montezemolo e Della Valle) potrebbe essere lui il punto di incontro fra poteri finanziari e Vaticano, proprio perchè uomo con un passato di finanza laica ed ora in area cattolica.
Per  ora il Vaticano fa buon viso a cattivo gioco e porta a casa i primi risultati di Todi: una sorta di “linea del Piave” in difesa della finanza cattolica e del polo sanitario.

Per il resto, è interessante studiare la composizione del governo. Si è detto che questo è  il “governo dei professori” ospitando ben 10 docenti su 18 ministri (Monti incluso), quello che è stato notato di meno è che 5 di essi vengono da università private (3 Cattolica –Balduzzi, Ornaghi e Giarda; 1 Luiss Severino ed 1 Bocconi, Monti). Inoltre, alla Bocconi hanno studiato anche Passera e Moavero. Il che la dice molto lunga su quello che dobbiamo aspettarci in tema di applicazione della riforma universitaria, che, già di per sè, era tutta pensata in funzione del mondo imprenditoriale. E che questo governo sia assai vicino alla Confindustria non lo dice solo l’accoglienza fattagli dalla Marcegaglia e dai suo colleghi ma anche la presenza  di Gnudi e Tornero.

Un altro pezzo importante viene dalle carriere interne della diplomazia, della carriera prefettizia, delle Forze armate. Insieme al mondo universitario si tratta di ambienti caratterizzati da un elevato tasso di corporativismo e nei quali è storicamente presente una consistente influenza massonica. Del ministro degli esteri Terzi di Sant’Agata, va detto che è diplomatico valente, molto gradito a Tel Aviv dove è stato l’ambasciatore che organizzò la visita di Fini di cui divenne particolarmente amico.

Spiccatissima la presenza di ministri settentrionali, ma questo, probabilmente, non è da intendere come un favore alla Lega, quanto, al contrario come il segnale che il costituendo polo alternativo della politica italiana mira a conquistare le regioni del Nord sottraendole alla Lega che, per ora schiaffeggia apertamente: sostituito il ministero del federalismo con quello per la Coesione Territoriale, è assai probabile che si proseguirà sopprimendo quella pagliacciata di ministeri al Nord, per concludere con una messa in freezer della riforma federalista (e questo potrebbe essere uno dei non numerosi aspetti positivi di questo governo).

Insomma, una volta si sarebbe detto  un governo padronale nel pieno senso della parola. C’è da ingoiarlo per due ottime ragioni: primo perchè occorre liberarsi del Cavaliere (a proposito: qualche colpo di coda è sempre possibile) e, secondo, perchè diversamente saremmo andati incontro al default in due settimane. Non è detto che questo non accada lo stesso, ma almeno ci abbiamo provato. Ma questo non significa che questo governo ci piaccia. Neanche un po’. E’ un bicolore Vaticano-Loggia Continua.

Aldo Giannuli

Aldo Giannuli,Due parole sul nuovo governoultima modifica: 2011-11-22T14:55:52+01:00da mangano1
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