Aldo Giannuli,La marcia ad est della Germania

La marcia ad est della Germania

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La mia ipotesi di una prossima uscita della Germania dall’Euro ha trovato increduli alcuni lettori di questo blog, che hanno creduto di leggervi un eccesso di immaginazione da parte mia. Per la verità, non ho immaginato niente e il graduale allontanamento della Germania dai suoi partner europei è un fatto osservato da tempo da diversi commentatori, così come l’ipotesi di sdoppiamento dell’Euro caldeggiata anche da economisti italiani come Luigi Zingales. Dunque, non ho il merito di aver “scoperto” questa tendenza. Il punto è quello di capire dove può portarci.
Dunque, ragioniamo con freddezza e senza pregiudizi su alcuni incontestabili dati di fatto che sono sotto i nostri occhi:

1- sin da prima della crisi (dal 2006) la Germania ha iniziato a spostare gradualmente  i suoi interessi dai tradizionali mercati europei a Russia e Cina: fra il 2006 ed il 2009 gli investimenti manifatturieri tedeschi in Russia sono cresciuti del 132%. in Cina del 51,2% (sono cresciuti anche verso la Polonia, Giappone e Brasile), mentre sono diminuiti del 33,4% verso la Gran Bretagna, del 17,6% verso l’Italia, 10,6% Francia e 10,2% Spagna (ma sono diminuiti del 15,3% anche verso gli Usa (1).
E’ ragionevole pensare che questa tendenza sia stata in buona parte determinata dalla recessione dei paesi europei e degli Usa, pertanto è abbastanza logico attendersi che l’ulteriore recessione si profila la incoraggerà ulteriormente.

2- la costruzione del gasdotto Northstream, che collega la Germania alla Russia (parallelamente a quello Southstream, che collega l’Italia alla Russia) ha determinato la nascita di un asse energetico,  nel quale diverse importanti società tedesche (come la Wintershall o la E.On) hanno avuto accesso diretto alla produzione di gas in Russia ed hanno partecipato diverse società russe del settore. Lo scambio di prodotti energetici contro know how ha cementato una forte intesa fra i due paesi che va ben oltre il buon vicinato della Ostpolitik. In Germania è nata una solidissima lobby filo russa che include, oltre alle società del polo energetico, anche quelle alimentari e dei prodotti di largo consumo che trovano in Russia in particolare, un  fiorente mercato di sbocco (l’Europa Orientale in generale assorbe il 17% dell’export tedesco) (2)

3- I tedeschi non amano l’Euro che ritengono un peso, senza del quale il loro paese crescerebbe a ritmi più rapidi: secondo gli studi demoscopici la percentuale di  tedeschi che hanno fiducia nella Ue, fra il 2002 ed il 2011 è passata dal 49 al 25% mentre quella di quanti hanno scarsa fiducia in essa è salita dal 40 al 67%3. Dirk Kurbjuweit ha coniato l’epressione “Wutburger” (letteralmente cittadino arrabbiato) per indicare la figura sociale prevalente attualmente in Germania (4).

4- Dall’inizio della crisi, la Germania si è trovata in un crescente isolamento, esploso in modo evidente in occasione della nomina del nuovo governatore della Bce. Il candidato tedesco Weber ha clamorosamente gettato la spugna a fine febbraio per i dissensi con la Kanzlerin Merkel, ma la sua candidatura non aveva trovato quasi nessun appoggio e la posizione francese a favore di Draghi aveva definitivamente affondato la candidatura tedesca. La Germania ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma questo non ha certo migliorato la sua disposizione verso i partner europei.

5- Sin dall’esplodere della crisi greca, nei primissimi del 2010, la Germania ha assunto una posizione fortemente frenante sul tema degli aiuti ai paesi in difficoltà e di crescente freddezza sull’ipotesi di meccanismi di solidarietà fra i paesi dell’Euro (da ultimo l’ennesimo colpo di freno della Merkel sugli Eurobond) (5)

Mi pare ce ne sia abbastanza per acquisire almeno due elementi:

1-la Germania sta sviluppando una crescente attenzione verso i paesi orientali a scapito di quella verso i partner europei;

2-alla Germania l’Euro, così come è, interessa sempre meno.

Le obiezioni all’ipotesi di una uscita tedesca dall’Euro (con conseguente fine della moneta unica e, ricaduta, della Ue) sono essenzialmente di tre tipi:

1- di tipo geopolitico: la Ue è una realtà irreversibile e, pertanto, anche l’appartenenza ad essa della Germania lo è (dato che senza Germania la Ue avrebbe ben poca ragion d’essere)

2- di tipo economico: la scelta di uscire dall’Euro non converrebbe alla Germania che vedrebbe crollare il suo export, trovandosi in possesso di una moneta troppo forte verso le altre europee ed il dollaro; inoltre il sistema bancario tedesco (in cui prevalgono banche regionali a basso tasso si internazionalizzazione) è troppo fragile per reggere l’urto e si troverebbe ben presto in balìa della speculazione internazionale

3- di tipo pratico: la conversione dall’euro alla nuova moneta di contratti, obbligazioni ecc comporterebbe un lavoro immenso con costi elevati, ci sarebbe un contenzioso infinito per i titoli emessi in Euro ecc ecc.

Tutte obiezioni molto serie, ma che non fanno i conti nè con le ragioni opposte nè con una situazione in rapida evoluzione. E questo riguarda in particolare il primo tipo di obiezioni: l’aspetto geopolitico è proprio il punto debole dell’intera costruzione europea dove più impietosi si avvertono i segni della consunzione di un disegno che deperisce prima  di esser giunto a maturazione. L’unione europea è stata costruita sull’asse franco tedesco, è ancora attuale questo asse? Ma su questo punto torneremo in una occasione specifica. Qui ci limitiamo ad osservare che Berlino, che nel 1992-93 avrebbe potuto legittimamente candidarsi ad essere la capitale europea, non ha saputo e non ha voluto esserlo. Oggi la questione si pone in termini molto diversi.

Ovviamente, una mossa che mandi all’aria la moneta unica avrebbe contraccolpi molto forti per tutti (anche per gli esterni alla Ue), comporterebbe costi salati e rischi tutt’altro che trascurabili, tutto questo  è chiaro, ma occorre entrare nel merito dell’analisi dei costi e dei benefici, cosa per la quale a noi mancano molte (troppe) informazioni, ma che altri e ben più informati staranno già considerando da tempo. Noi possiamo solo osservare la scena e cercare di cogliere i segnali delle tendenze in atto. Peraltro, senza neanche trascurare l’ipotesi di scelte condizionate da interessi di gruppi ristretti, cui importa sino ad un certo punto dei costi collettivi ed anche quella di scelte fatte su calcoli sbagliati.

Per ora cerchiamo di tenere presenti questi possibili scenari:
1- l’euro resta moneta unica (forse con l’uscita di qualche paese marginale come la Grecia) e la governance economica europea si rafforza centralizzando il fisco ed il controllo sulla spesa: ipotesi continuità dell’Euro

2- l’euro si spezza in due: da un lato il Nord (Olanda, Belgio, Francia, Germania, Boemia, Finlandia ecc) e dall’altro il Sud con una moneta unica (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) o più monete nazionali: ipotesi “Neuro” e “Seuro”

3- l’euro si spezza in due ma con la Francia esclusa dal club del Nord

La prima ipotesi è quella caldeggiata dai pasdaran di questo disegno europeo, ma deve fare i conti con una serie di se: se nessuno dei paesi maggiori della Ue fa default, se la corte di Karlsruhe fa passare altri trasferimenti di sovranità alla Ue, se nella politica tedesca prevalgono ancora orientamenti europeisti, nonostante le attuali dinamiche, se il processo di trasferimento dei poteri alla tecnocrazia della Bce non incontra resistenze troppo decise in altri paesi…. allora potrebbe attuarsi questo disegno (peraltro per nulla auspicabile perchè presupporrebbe il commissariamento delle democrazie europee).

La seconda ipotesi (il Neuro ed il Seuro) è fatta per consentire ai paesi del sud di alleggerire la loro situazione ricorrendo ad una massiccia svalutazione ed è sostenuta da diversi economisti che auspicano una maggiore omogeneità economica dei paesi aderenti all’Eurozona. Sopravviverebbe un Euro ridimensionato, ma arroccato nei suoi punti di forza. Si tratterebbe ancora di più un’area a guida tedesca. Punti deboli di questa proposta: giunge tardi, avrebbe potuto essere realizzata dall’inizio o, al più tardi nel 2009 quando ha iniziato a profilarsi la crisi greca. Ora governare un passaggio del genere, nel pieno della tempesta ed è forte il rischio di un “rompete le righe”. D’altra parte, la speculazione  anglo americana (facciamo qualche nome ogni tanto) non si è limitata ad attaccare solo i soliti Pigs, ma anche paesi dell’area “forte” come Austria, Olanda e Francia. Dunque il rimedio potrebbe, paradossalmente, risultare utile ai paesi del Seuro, ma costare molto e dare scarsi risultati a quelli del Neuro che continuerebbe ad avere nella Francia il suo ventre molle (Olanda ed Austria  non contano granchè).

La terza soluzione (Neuro senza Francia) non sarebbe altro che il ritorno al Marco appena travestito. E –con qualche piccola modifica- saremmo esattamente all’ipotesi che avevo prospettato. Certo le obiezioni di cui dicevo poco sopra resterebbero tutte: sarebbe un doppio salto mortale con molti problemi tecnici. Ma forse c’è chi pensa ad un passaggio graduale e “governato”.
Sempre che la crisi lo consenta.

Nel frattempo, il New York Times riporta dichiarazioni per le quali “La rottura dell’area dell’Euro appare, più che possibile, probabile”…“Non possiamo ignorare  la prospettiva di una fuoriuscita disordinata di alcuni Stati dalla Zona Euro”. Mentre alcune banche (Merryllinch, Barclays, Nomura) hanno emesso una serie di report, studi ed analisi sul possibile crollo dell’eurozona. Per chi voglia leggere per intero l’articolo:

http://www.nytimes.com/2011/11/26/business/global/banks-fear-breakup-of-the-euro-zone.html?ref=europe

Siete ancora del parere che un esito del genere sia solo frutto di fantasia?

Aldo Giannuli

(1): “Jack EWING e Judy DEMPSEY (New York Times)“La Germania guarda ad oriente” in “L’Internazionale” 22 luglio 2011 p. 15;
(2): Alexandr RAHR “L’asse Berlino Mosca è più solido che mai”  in “Limes” n 4 2011 pp. 93-100;
(3): “Il conto dell’Euro” in “Limes” n 4 2011 p. 8;
(4): Ibidem;
(5): CdS 23 novembre 2011;

Aldo Giannuli,La marcia ad est della Germaniaultima modifica: 2011-12-01T12:35:12+01:00da mangano1
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