Luciano Lanna,La vera partita

LA VERA PARTITA NON E’ TRA DESTRA E SINISTRA, MA TRA CHI SPECULA SULLE PAURE E CHI PROSPETTA SPERANZE
pubblicata da Luciano Lanna il giorno martedì 13 dicembre 2011

 

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Ha pienamente ragione il filosofo sloveno Slavoj Zizek: dopo decenni e decenni di speranza sostenuta dallo Stato sociale, durante i quali i tagli finanziari venivano spacciati per temporanei, e compensati dalla promessa che le cose sarebbero presto tornate alla normalità, siamo entrati in una fase nuova nella quale la crisi – o, meglio, una sorta di stato economico d’emergenza, con il relativo bisogno obbligato di misure d’austerità d’ogni tipo (tagli dei sussidi, riduzione dei servizi sanitari e scolastici, maggiore precarietà dei posti di lavoro) – è diventato il dato permanente. E dopo la disintegrazione dei regimi comunisti, avviatasi nel 1990, siamo adesso entrati, vent’anni dopo, in una nuova era nella quale un’amministrazione tecnica, depoliticizzata, e il coordinamento dei diversi interessi sono diventati la forma predominante di esercizio del potere sovrano. E l’unico modo di introdurre surrettiziamente una presunta passione politica in questo tipo di scenario, l’unico modo di mobilitare attivamente le persone, sembrerebbe essere quello di fare leva sulla paura: la paura degli immigrati, la paura del crimine, la paura dell’empia depravazione sessuale, la paura di uno Stato invadente (con il suo fardello inevitabile di tassazione e controllo), la paura di una prevedibile catastrofe ecologica, e inoltre la paura delle molestie (il politicamente corretto, sostiene Zizek è la forma progressista esemplare della politica della paura).
E’ questa la chiave della tentazione populista che rischia di incendiare le società europee e quella italiana. “Una politica di questo tipo – sostiene il filosofo – si fonda sempre sulla manipolazione di una moltitudine paranoica: la spaventevole mobilitazione di donne e uomini spaventati”. E chi fa leva sulle paure cerca solo di ricavarne un riscontro elettorale con l’obiettivo però di amplificare le stesse paure e contribuire a dividere e avvelenare ulteriormente la società. E che la sfida della politica si stia determinando tra l’affermazione di un ampio fronte di responsabilità politica finalizzato a governare questi fenomeni, disinnescarne la carica incivile e costruire una alternativa politica e democratica e l’espressione, a destra come a sinistra, di populismi giocati sulle paure. Tanto per venire al caso italiano: una scomposizione e ricomposizione costituente di ciò che di politico c’è ancora in Pd e nel Pdl insieme all’area del Terzo Polo da una parte, le spinte populiste rappresentate dalle aree populiste di Pdl e Pd, dall’Idv, dalla Lega, dalla Destra di Storace, dalla sinistra di Vendola dall’altra. Si riuscirà a coalizzare in un comune fronte di responsabilità politica l’area che in un modo o nell’altro sostiene senza riserve e tatticismi l’attuale governo di decantazione nazionale?
D’altronde tutto ciò che accade quotidianamente in Europa e nella nostra Italia e che, sempre di più, accadrà nei prossimi mesi deve accelerare un processo della costruzione unitaria di un’alternativa ai populismi. Ieri a Liegi, in Belgio, un uomo lancia granata nel centro della città e provoca due morti e tanti feriti. Sempre ieri, ma a Firenze, un altro uomo spara all’impazzata a Firenze in mezzo alle bancarelle di piazza Dalmazia e lascia a terra due senegalesi con le loro borse ancora a terra. Per non dire della folle caccia al rom della settimana scorsa a Torino, una spedizione punitiva nata per una falsa leggenda metropolitana. Ma quando si comincia a sparare agli stranieri o ai rom o a organizzare blitz contro presunti molestatori è segno che una società sta perdendo i connotati della sua integrazione sociale e civile. E stiamo quindi attenti al monito di Zizek.
E anche sul fronte politico-parlamentare certe manifestazioni vanno interpretate in questa direzione. Pensate alla Lega. Bossi fa infatti sapere che l’intesa di un tempo col centrodestra è finita. Anche perché Berlusconi ha deciso, a suo avviso, di sostenere il governo di larghe intese e di unità nazionale. E, di conseguenza, adesso «sta con i comunisti». Peccato che a ben vedere è Bossi a collocarsi accanto al PdcI e a Rifondazione, oppure a quelli di Sel, nell’attacco al governo dei banchieri e nell’esercizio populistico di antieuropeismo. «Il governo – aggiunge il leader leghista – andrà a picco e va bene. Lo ha messo in piedi il presidente della Repubblica che dovrà prendersi la responsabilità di aver sciolto un governo legittimamente eletto. Questo commissario di origine europea e bancaria ha fatto un governo dei banchieri». Linguaggio in realtà assai simili a quello degli altri populismi, di estrema destra o di estrema sinistra. Occorre che da subito il Terzo Polo e tutta l’area democratica si attivino per demistificare questi atteggiamenti. Occorre fermare in tempo la manipolazione di moltitudini paranoica e di donne e uomini spaventati di cui mette in guardia Slavoj Zizek.

Luciano Lanna,La vera partitaultima modifica: 2011-12-15T09:30:42+01:00da mangano1
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