patrizia gioia,teatro filodrammatici e teatro zeta:

teatro filodrammatici e teatro zeta: MILITANZA NON ARMATA A MILANO E L’AQUILA..di patrizia gioia
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Ringrazio sempre il Filo per la possibilità del dialogo con gli attori dopo lo spettacolo, ogni volta mi rincuorano la passione l’amore la dedizione di questi giovani e meno giovani attori, una volta non a caso seppelliti fuori porta, portatori sani delle qualità essenziali affinché il Teatro possa vivere e possa sopportare quotidianamente i tiri dei cecchini che vogliono anche e soprattutto la Cultura sotto terra, perché è questo il terreno fertile dove poter ogni giorno alzare un rinnovato sguardo tra terra e cielo e con la mano, nel sacro gesto del seminare, piantare semi di Speranza, che vivranno solo se ci sarà una mutua fecondazione tra azione e meditazione, tra visibile e invisibile.
Il Teatro, come la Vita è militanza non armata.
di Patrizia Gioia- www.spaziostudio.net
 
In questo tempo certamente per nessuno facile, si leggono e si sommano, come crèpes l’una sull’altra, domande sterili del tipo: cosa c’è che non va a Milano? Cosa dovrebbe fare la filosofia in questo tempo di crisi? E la scienza, come si dovrebbe muovere? La Giustizia?, dov’è andata? e via dicendo.
Possiamo allineare all’infinito le domande che mancano però, a mio avviso naturalmente,di quella essenziale: a che cambiamento è oggi chiamato l’essere umano?
Si, perché ognuno di noi è responsabile di Milano e della filosofia e della scienza e della giustizia, se non è in noi che avverrà il cambiamento trasformativo a cui siamo oggi chiamati( è questa la fine del mondo tanta sbandierata e l’inizio di un mondo nuovo) nulla accadrà nemmeno fuori.
E’ un impegno politico e religioso la Vita, una Vocazione che chiede un cuore capace d’ascolto, un movimento dinamico “tra” Dio e il Cosmo, dove ognuno di noi ha un compito unico e irripetibile, quello di riportare ogni volta armonia, è qui che vive la Pace, nel nostro quotidiano cammino pacificato.
 
E’ difficile, lo so. E’ difficile perché crediamo che la Speranza nasca dall’attesa di qualche evento futuro, mentre la Speranza nasce dalla percezione del mondo invisibile, nasce dall’assunzione di responsabilità e dall’umiltà di sapere ancora inginocchiarci davanti all’invisibile, qualsiasi sia il suo nome.
 
In questi giorni ho visto il film sulla strage di piazza Fontana, ieri sera, al teatro Filodrammatici ho ascoltato, dopo il pezzo teatrale, la viva testimonianza di un uomo-attore che all’Aquila ci vive e lavora, il suo teatro è là e si chiama Teatro Zeta.
Ringrazio sempre il Filo per la possibilità del dialogo con gli attori dopo lo spettacolo, ogni volta mi rincuorano la passione l’amore la dedizione di questi giovani e meno giovani attori, una volta non a caso seppelliti fuori porta, portatori sani delle qualità essenziali affinché il Teatro possa vivere e possa sopportare quotidianamente i tiri dei cecchini che vogliono anche e soprattutto la Cultura sotto terra, perché è questo il terreno fertile dove poter ogni giorno alzare un rinnovato sguardo tra terra e cielo e con la mano, nel sacro gesto del seminare, piantare semi di Speranza, che vivranno solo se ci sarà una mutua fecondazione tra azione e meditazione, tra visibile e invisibile.
 
Basta guardare le foto del centro dell’Aquila per capire come stanno le cose, basta dire che i denari inviati per il teatro Zeta, per obbligo passati attraverso la Protezione Civile, al Teatro non sono mai arrivati; basta dire che a Milano, dopo i processi per la strage di piazza Fontana, è ai parenti delle vittime che furono chieste le spese processuali.
Chi permette questo? non certo Milano e L’aquila, città che piangono quello che l’essere umano sta loro facendo, una violenza continua, dalle loro viscere, come dalle nostre, nessuna acqua benedetta zampilla più,  ma ognuno di noi che lascia che sia, ognuno di noi che non sa che l’unico passo possibile è tornare alla fonte originaria, dove dal silenzio nascerà ancora la Parola non vana.
 
E’ difficile cambiare, lo so e infatti la maggior parte delle persone preferisce lo status quo, preferisce una vita tiepida, piuttosto che la “militanza non armata”; è difficile perché ci lasciamo prendere dallo sconforto, dalla disperazione e dall’impossibilità che il “come fare” porta;  ma non è così, non c’è un come, è ogni volta a noi data la possibilità concreativa, non è la Vita che ci crea ostacoli e dolori, siamo noi che con la nostra indifferenza, col nostro dire che il mondo va così, lo lasciamo cadere inanimato dalle nostre dita.
 
Alla fine del mondo i giusti saranno nella luce, i cattivi saranno bruciati, ma i tiepidi saranno sputati.
Certo non capiterà a chi il Teatro non lo fa, ma lo è, perché anche il Teatro, come la Vita,  è fatto da uomini e donne che ad una vita tiepida preferiscono una loro non onorevole sepoltura.
 
P.S. Il teatro Zeta sta con fatica costruendo un Teatro a l’Aquila, se volete donare loro una poltrona ( per ora sono a 12) basta andare sul sito www.teatrozeta.it, con il costo di una stringa di una scarpa firmata, date vita e gioia alla Vita di chi la Vita la riconsacra ogni giorno.
 

patrizia gioia,teatro filodrammatici e teatro zeta:ultima modifica: 2012-04-12T17:05:46+02:00da mangano1
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