Salvatore Carbone,a proposito di Lavoro improduttivo e crisi del capitalismo,

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Ricevo e volentieri diffondo  l’articolo di Visconte Grisi, Lavoro improduttivo e crisi del capitalismo, pubblicato dalla nuova rivista «Connessioni» (consultabile sul sito http://connessioniedizioni.blogspot.it/).
L’articolo è apparentemente didattico, di fatto ri/mette i puntini sulle i ad alcuni concetti cardine della critica dell’economia politica, concetti che la crisi ha riportato violentemente alla ribalta, dopo anni di chiacchiere bislacche. A partire dal «terziario avanzato», da cui l’articolo prende le mosse. E da cui discende la bella trovata del lavoro «immateriale» che, puzzando assai di misticismo, ben serviva a occultare la realtà dei rapporti di classe.
Ultima spiaggia di scomposte pattuglie di una piccola borghesia che non sa che pesci pigliare, pur di sfuggire alla condizione proletaria.
Ri/mettendo i puntini sulle i, l’articolo sottolinea il crescente peso delle spese improduttive, che gravano, e intralciano, il processo di accumulazione del capitale.
Con le implicazioni sociali che ne derivano, in termini politici di conservazione (reazionaria) o abolizione (rivoluzionaria) di privilegi.
Accenna inoltre ad alcuni aspetti che, nell’attuale fase, assumono peculiari valenze, tra cui:
– il cosiddetto outsourcing, ovvero l’appalto o ancor meglio il sub-appalto (su cui si era soffermato a suo tempo Bordiga, esaminando la struttura socio-economica della Russia «sovietica»), con il conseguente degrado del lavoro e della merce prodotta;
– la crescente disgregazione di relazioni sociali precapitalistiche, come la famiglia, che vengono inglobate nella sfera del lavoro salariato (grazie alla «globalizzazione»), senza però giungere al loro superamento, con l’evidente risultato di incancrenire la situazione, inasprendo i contrasti sociali, sotto tutti gli aspetti, a partire dalle realzioni parentali.
Ce n’è abbastanza per buttare a mare i vari venditori di fumo (Negri Toni & Co., Andrea Fumagalli, Cristian Marazzi ecc. ecc. ecc.).
d.
pubblicato dalla nuova rivista «Connessioni» (consultabile sul sito http://connessioniedizioni.blogspot.it/).

L’articolo è apparentemente didattico, di fatto ri/mette i puntini sulle i ad alcuni concetti cardine della critica dell’economia politica, concetti che la crisi ha riportato violentemente alla ribalta, dopo anni di chiacchiere bislacche. A partire dal «terziario avanzato», da cui l’articolo prende le mosse. E da cui discende la bella trovata del lavoro «immateriale» che, puzzando assai di misticismo, ben serviva a occultare la realtà dei rapporti di classe.
Ultima spiaggia di scomposte pattuglie di una piccola borghesia che non sa che pesci pigliare, pur di sfuggire alla condizione proletaria.
Ri/mettendo i puntini sulle i, l’articolo sottolinea il crescente peso delle spese improduttive, che gravano, e intralciano, il processo di accumulazione del capitale.
Con le implicazioni sociali che ne derivano, in termini politici di conservazione (reazionaria) o abolizione (rivoluzionaria) di privilegi.
Accenna inoltre ad alcuni aspetti che, nell’attuale fase, assumono peculiari valenze, tra cui:
– il cosiddetto outsourcing, ovvero l’appalto o ancor meglio il sub-appalto (su cui si era soffermato a suo tempo Bordiga, esaminando la struttura socio-economica della Russia «sovietica»), con il conseguente degrado del lavoro e della merce prodotta;
– la crescente disgregazione di relazioni sociali precapitalistiche, come la famiglia, che vengono inglobate nella sfera del lavoro salariato (grazie alla «globalizzazione»), senza però giungere al loro superamento, con l’evidente risultato di incancrenire la situazione, inasprendo i contrasti sociali, sotto tutti gli aspetti, a partire dalle realzioni parentali.
Ce n’è abbastanza per buttare a mare i vari venditori di fumo (Negri Toni & Co., Andrea Fumagalli, Cristian Marazzi ecc. ecc. ecc.).
d.

Salvatore Carbone,a proposito di Lavoro improduttivo e crisi del capitalismo,ultima modifica: 2012-04-20T17:28:05+02:00da mangano1
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