La potenza della metafora sportiva
Angeli innecessari
Pubblicato il 26 luglio 2012 · in alfapiù, società ·
Augusto Illuminati
Sono affranto. Quarant’anni a insegnare filosofia e mai che mi fossi imbattuto in Amafinio. Avessi partecipato al Tfa, sarei stato fra i 499 bocciati e non fra i 104 ammessi agli orali. Non avrei percepito (ancora per quest’anno, Monti permettendo) pensione e tredicesima. Del resto, è un brutto mestiere quello del filosofo. Da grandi, superato Amafinio, devono esercitarsi alla parresia, sfidando i ricatti del potere e l’impopolarità. Vedi, di grazia, gli umili professori incaricati del San Raffaele (Cacciari, Panebianco, Reale, Severino, ecc.), che sono riusciti a stendere un bilancio positivo del decennale della loro istituzione e si sono pure quotati per pubblicarlo a pagamento sui quotidiani. Non hanno certo taciute delle difficoltà recentemente insorte a casa loro (la parresia, la parresia!), hanno solo omesso due paroline chiave: don Verzè. La gratitudine non è di questo mondo, a volte neppure il coraggio. Mica si può chiedere a ogni pensatore di essere Socrate o Giordano Bruno.
Chi invece ha avuto un bel coraggio è Roberta De Monticelli, filosofa morale, che don Verzè non solo lo nomina, ma gli ha scritto nel giugno scorso un’accorata letterina postuma, affidandola a un «angelo postino», evidentemente diverso da «quell’incombente angelone bianco e d’oro, il simbolo di un delirio di potenza che rischia di rovinare uno splendido esperimento intellettuale», di cui parlava a scandalo appena scoppiato, nel dicembre dell’anno scorso. Allora si batteva il petto ed evocava «la divisa della veglia critica nei confronti delle proprie stesse pulsioni oscure». Nella più recente letterina esprimeva alfine i suoi dubbi sulla poca trasparenza delle gestione passata e si augurava che con la nuova e rifinanziata proprietà «l’università rinasca nella luce, perché la cupola che lei ha voluto sulla sua basilica è divenuta – infine, come per miracolo – davvero trasparente», ma pur sempre soprastata da quell’angelone aureo con pescione in mano.
Resto comunque affranto, per non aver potuto frequentare la suddetta Facoltà di Filosofia, che apprestandosi alla grande festa del decennale (18.09. 2012), ricorda che l’85% dei laureati in Filosofia al San Raffaele trova lavoro entro un anno (qualcuno, Barbara Berlusconi, anche prima: lavoro e un bel calciatore), ma soprattutto «ti offre una preparazione unica, permettendoti di discutere e di studiare con i maggiori filosofi viventi europei» (cisalpini invero): Cacciari, Severino, Vitiello, Reale, Natoli, De Monticelli, Tagliapietra, Mordacci, Donà, Di Francesco, Motterlini». Come sintetizza il titolo del sito: La filosofia e i suoi eroi.
Gli sventurati ateniesi che frequentavano l’Accademia o il Liceo o seguirono alla corte di Cosroe gli ultimi neoplatonici della Scuola, cacciati da Giustiniano, non poterono, ahimé, fruire di siffatto «ambiente aperto e pluralistico, in cui ogni corrente filosofica è adeguatamente rappresentata (dalla filosofia analitica all’ermeneutica, dalla fenomenologia alla metafisica, dal pensiero critico alla filosofia della scienza)». Il cerchio si chiude: cultura quizzistico-selettiva alla base (non crediate che l’Anvur sia meglio a livello di strutture e docenti strutturati), vuote declamazione nei luoghi di «eccellenza». Chiacchiere e distintivo.