Gianfranco La Grassa,E’ POSSIBILE RISPONDERE,

E’ POSSIBILE RISPONDERE, scritto da Giellegi il 22 agosto ‘12
uccidere il papa? 596_n.jpg
 

1. Alcuni chiedono se è possibile fare previsioni in merito alla durata del governo (dei “tecnici”), su quando si terranno, se possibile, le nuove elezioni, ecc. Potrei rispondere che sarebbe necessario avere la sfera di cristallo degli indovini oppure contatti privilegiati con dati Servizi d’Intelligence (soprattutto statunitensi). In realtà, non credo sarebbe sufficiente perché ho molti dubbi circa la precisione e univocità dei progetti relativi al nostro paese. Di sicuro c’è solo un fatto: se progetti esistono, questi sono preparati soprattutto oltreatlantico. Di conseguenza, sarà più facile rispondere dopo la (a mio avviso) sicura rielezione di Obama alla Presidenza degli States. Tuttavia, non credo esistano piani estremamente dettagliati, ma soltanto disegnati per grandi linee e seguendo quella che viene di solito definita “navigazione a vista”.

Penso più utile elencare, senza nemmeno eccessivo ordine, gli eventi passati che possono ritenersi abbastanza sicuri; essi ci indicano alcune possibili direzioni di sviluppo del “futuro” italiano. Oggi sappiamo che già nell’autunno del 2010, uno dei leader della “sinistra”, D’Alema – non certo di sua iniziativa, ma diretto da “qualcuno” – chiese a Monti se sarebbe stato disposto ad assumere il governo. Questi pose alcune condizioni – si possono leggere nel settimanale L’Espresso di due-tre settimane fa – ma in sostanza accettò. La situazione non si sbloccò però subito e, come scritto in molte altre occasioni, il 14 dicembre di quell’anno il governo Berlusconi si salvò per tre voti, raccattati in qualche modo. Ovviamente, non tutti i disegni, per quanto preparati, riescono; e può quindi darsi che il salvataggio di Berlusconi sia stato fortuito. Tuttavia, sarebbe dovuto cadere subito dopo; invece è durato quasi un altro anno (fino a novembre 2011) e ciò fa pensare.

L’ipotesi più probabile è che si sia valutata l’utilità dei suoi servigi soprattutto riguardo alla vicenda libica (non per le altre verificatesi nel mondo arabo durante la primavera 2011). I principali sicari degli Usa (i predominanti che hanno manovrato durante le vicende nel nord Africa, come oggi in Siria) furono Francia e Inghilterra. Tuttavia, solo apparentemente l’Italia è stata dietro le quinte; ha partecipato attivamente ai bombardamenti (ben di più di quanto rivelato ufficialmente) e le sue basi aeree sono state assai utilizzate dalla Nato. Del resto, se così non fosse, saremmo stati estromessi completamente dagli affari in Libia. Senza dubbio ne abbiamo persi molti; i rapporti privilegiati intrattenuti da Gazprom ed Eni, che avevano quasi l’esclusiva in quel paese, sono stati fortemente danneggiati. Inoltre, non meno di diecimila altre aziende italiane, medie e piccole, avevano usufruito di questi rapporti come sempre accade quando si aprono importanti “vie di accordo” tra grandi imprese sostenute dai rispettivi Stati. Molte di queste aziende si sono trovate in difficoltà, anzi un buon numero d’esse ha dovuto rinunciare a quelle importanti commesse. Tuttavia, lo ripeto, si è salvato “qualcosa”; e i francesi non hanno alla fine avuto tutto ciò che si aspettavano dopo la loro aperta e cruenta azione compiuta per compiacere gli Usa.

Quando a novembre è stata infine condotta a termine l’operazione da cui è nato il finto governo dei “tecnici” – un governo invece ultrapolitico, manovrato in realtà da Napolitano (e sopra di lui da Obama) con il controllo solo apparente di un Parlamento composto da forze politiche squalificate, ognuna divisa al suo interno e dunque incapace di reazione – ho formulato una precisa ipotesi che per il momento non abbandono. Era arrivato il momento adatto – preceduto dal “terrorismo” svolto in merito alla crisi finanziaria, allo spread tra titoli del Debito italiano e quello tedesco, ecc. – di mettere in piedi un governo, appunto finto tecnico, senza pericolo di vedersi chiedere con troppa insistenza nuove elezioni; soprattutto da parte di schieramenti politici completamente screditati.

Berlusconi è stato messo da parte – con la sua recita di non volersi ritirare e di esservi stato costretto (mentre era invece consenziente) – ma in modo tale da ottenere intanto il risultato di sfasciare la sedicente destra: innanzitutto il Pdl, e poi anche la Lega poiché non vi è dubbio che le dimissioni del governo hanno aperto la via all’operazione di messa sotto accusa per corruzione del partito di Bossi, con il successivo obbligato abbandono di quest’ultimo e la nomina al suo posto di Maroni. Continuo a credere che Berlusconi potrebbe tornare, tutto dipende dall’evolversi della situazione italiana: sia politica che economica e sociale. Importante è poi appurare quanto Napolitano riuscirà a controllare e orientare i sommovimenti in corso nella “sinistra”, che ha molto deluso negli ultimi vent’anni i suoi “padrini/padroni”; avrebbe dovuto sostituire il regime Dc-Psi con un governo ancora più obbediente alla Nato (cioè agli Usa), guidato dagli ex comunisti, autentici opportunisti e Giuda, vendutisi per i classici “trenta denari”. Sono stati tenuti in scacco da Berlusconi, uomo di non grandi qualità politiche.

In realtà, i suddetti “padrini/padroni” (da Obama in giù) avrebbero bisogno di un ricambio politico in Italia, dovrebbero trovare altri “servitori” più adeguati ai compiti loro assegnati. S’inserisce qui il disegno almeno abbozzato (dagli Usa con i vari “Quisling” italiani) per il nostro paese e che ha condotto al governo dei finti tecnici. Si sarà notato che questi procedono a zig-zag, con dichiarazioni e controdichiarazioni atte a creare il massimo di confusione e di disorientamento nella disgraziata popolazione italiana (che temo abbia però quanto si merita). Dicono che la situazione è pessima e assestano ulteriori pesanti “bastonate” all’economia italiana, agli imprenditori come ai lavoratori sia autonomi che salariati. Poi annunciano che è prossima la ripresa economica, salvo mutare subito opinione non appena sia necessario spremere ulteriormente i contribuenti italiani.

Fanno pure loro terrorismo sulla crisi delle Borse e sullo spread, dimenticando la crisi reale (produttiva) rilevata da tutti gli istituti di ricerca economica e dagli organismi anche ufficiali tipo Banca d’Italia e altri simili; successivamente, però, sostengono che sarebbero riusciti ad attenuare tale aspetto (finanziario) della crisi. Annunciano che è troppo alta l’imposizione fiscale e che forse si rivedranno le aliquote dell’imposta sul reddito personale; dopo 24 ore smentiscono la notizia e magari si inventano altri balzelli. Hanno portato in realtà l’imposizione fiscale al più alto livello di tutti i tempi in Italia; e fanno trapelare l’intenzione (subito dopo smentendola) di mettere un’imposta patrimoniale perfino sui conti correnti che, come dice il nome, servono per normali operazioni di transazione o come transitorio deposito di stipendi e salari da spendere durante il mese per la vita di tutti i giorni. Chiacchierano sulla possibilità di trattenere le tredicesime di fine anno (almeno agli impiegati pubblici e ai pensionati) – perché simile notizia non è stata certo inventata da chi l’ha riportata – e poi arriva la smentita, ma in modo tale da lasciare molti dubbi e preoccupazioni. E così via, inutile seguire tutte le giravolte e le incoerenti decisioni, prese o solo annunciate (o fatte annunciare da altri), di questo governo di “tecnici” e professori, che sembra invece una banda di sprovveduti dedita alle più balzane improvvisazioni.

Non è possibile comprendere una simile, almeno apparente, impreparazione professionale se non si tiene conto del quadro politico all’interno del quale è maturata la decisione (di Obama tramite il suo corrispondente italiano che siede alla presidenza della Repubblica) di pretendere, di fatto imporre con “opportune pressioni” (diverse da quelle immaginate dalla gente), le dimissioni di Berlusconi e la nomina a premier di Monti senza minimamente passare per la consultazione, cosiddetta democratica, del popolo elettore. La configurazione della sfera politica italiana – seguita all’annientamento, per via giudiziaria, del regime che aveva retto il paese durante il mondo bipolare, cioè dalla fine della guerra mondiale al crollo del “socialismo” e dell’Urss – mostrava ormai pienamente la sua incapacità di reggere i nuovi compiti assegnati in base ai mutamenti strategici intervenuti nella politica mondiale degli Usa; compiti assegnati, in generale, ai paesi europei, ma certamente con particolarità specifiche per quanto concerne l’Italia. La crisi iniziata nel 2008, largamente imprevista malgrado le chiacchiere di qualche economista preso per un “guru”, ha accelerato l’esigenza di sconvolgere la configurazione in oggetto, ma non l’ha affatto provocata come invece sembrano sostenere quasi tutti.

 

2. Non credo sia stata ancora decisa la sorte futura del governo attuale che dipende d’altra parte da come evolverà la trasformazione delle forze politiche in Italia, dipendente dalle decisioni statunitensi in merito all’intera Europa e non soltanto al nostro paese. Intanto, ricordiamoci che vi sono due passaggi, non particolarmente problematici ma comunque da superare: l’elezione del presidente americano e quella del suo corrispondente italiano, che deve essere almeno tanto “amico” degli Usa quanto Napolitano. Non deve esserci la più piccola possibilità che il nostro paese si rimetta a svolgere una politica di minima autonomia, quella che condusse, dopo il 2003, alla formazione di un “asse” – mostratosi debolissimo in seguito agli avvenimenti del 2010-11 – tra Mosca, Roma e Tripoli. L’Italia deve divenire una docile base per manovre – più o meno coperte o invece palesi – nell’area sud-orientale di quel “cordone sanitario” che s’intende stendere intorno alla Russia (sud-orientale per il nostro paese e sud-occidentale per la Russia).

In tale cordone, i due punti di debolezza (e dunque “di crisi”) per il “fronte atlantico” (statunitense) sono rappresentati attualmente da Siria e Iran; ed è qui che si concentreranno gli sforzi Usa alla ricerca di soluzioni forse non così “dirette” come quelle adottate per la Libia (e, in parte, per gli altri paesi nord-africani della sedicente “primavera araba”). Tuttavia, l’incertezza regna su tali soluzioni, nonostante l’acquisizione ormai stabile di una pedina così importante come la Turchia. L’Italia non ha però solo compiti (filo-americani) di tipo medio-orientale; importante è stabilizzare il predominio statunitense in Europa, da ottenersi tramite lo sconquasso del nostro continente, la conflittualità tra i vari paesi europei, della quale va tenuto presente soprattutto il suo scopo principale: impedire una qualsiasi velleità tedesca. Sia chiaro, non credo affatto che la Germania stia svolgendo una politica estera di particolare autonomia nazionale, ma è comunque un paese di notevole potenza (e potenzialità) sia economica sia quanto a struttura sociale. Diventa indispensabile che non diventi anche, in futuro, un sistema dotato di forza e coesione politica. Più che le manovre al suo interno, sono da sviluppare – da parte di chi (gli Usa di Obama in testa) la vuol tenere in condizioni di permanente soggezione – operazioni nell’area della sua possibile maggiore influenza, quella europea appunto. L’Italia serve pure a questo fine.

Di conseguenza, deve da noi assestarsi infine un quadro politico confacente allo scopo in questione. Il governo attuale non ha altri compiti che questo, malgrado le menzogne raccontate circa l’intenzione di risolvere la crisi economica. Anzi, soprattutto finanziaria perché di quella reale si parla il meno possibile; e per quanto inetti e sprovveduti siano i “professori”, non lo sono fino al punto di non rendersi conto di che cosa ci aspetta per i prossimi anni. Hanno ricevuto un compito – ben accetto da uomini come Monti che, come Draghi, sono legatissimi agli ambienti statunitensi, alle “massonerie” internazionali da questi guidate – e sono demandati ad assolverlo; con la piena complicità, a questo punto, di personaggi quali Berlusconi, ormai in pieno “amerikanismo”; e che forse per questo spera di poter giocare un qualche ruolo nello svolgersi degli eventi futuri, con il consenso dei “padrini/padroni” Usa.

In Italia tuttavia, dopo vent’anni di devastazione compiuta dalle forze pseudopolitiche (coadiuvate da un ceto intellettuale semplicemente abominevole), non s’intravede ancora la prospettiva del riemergere della politica e degli agenti capaci di condurla, sia pure sotto l’oculato e stretto controllo degli Usa di Obama. La miseria della (non) politica italiana ha portato in primo piano un personaggio scadente come Berlusconi, divenuto il centro dell’intero svolgimento degli avvenimenti in questo paese. Non c’è più stato alcun progetto, alcuna formulazione di una linea di condotta qualsiasi (sia pure, lo ripeto, da paese semicolonizzato dagli Usa), ma soltanto una battaglia pro o contro simile individuo; e tale battaglia non ha avuto nulla di politico, si è svolta solo su base giudiziaria o con lo scandalo “a luci rosse”. Dire dell’infamia delle forze pseudo-politiche italiane è impossibile; sarebbe stata necessaria una loro definitiva eliminazione, una disinfezione radicale del “corpo” del paese da simili agenti patogeni. Invece, questo popolo ha continuato a dividersi in berlusconiani e antiberlusconiani; e si crede che tutto questo possa servire adesso a ricostituire un minimo di senso alla necessaria ristrutturazione del quadro politico nel nostro paese? Impossibile.

Per il momento, quindi, nessuno sa come uscire da questa situazione. I miserabili leader che dovrebbero prendere il posto di Berlusconi sono tutti sullo stesso piano (di ignominia), e nessuno di loro può accettare che un altro prenda il primo posto. Gli Usa (e Napolitano) si trovano dunque nella necessità di protrarre intanto questo governo, cercando di favorire un pateracchio che veda magari insieme alcune sue parti e pezzi di “sinistra” e “destra”, per arrivare ad elezioni con la possibilità di proseguire lungo la strada devastatrice già messa in opera dagli ultimi governi italiani, e dall’attuale in modo del tutto particolare. E, naturalmente, viene mantenuta in piedi pure l’opzione di un ritorno di Berlusconi, certo abbondantemente ridimensionato e assai più servizievole di prima nei confronti dei “padrini/padroni”.

Fondamentale è però intanto che in Italia non si formi alcun blocco sociale capace di ridare un senso e una dimensione nazionali alla nostra politica. A questo serve il governo dei “tecnici”, sperando che infine, pure nel mondo degli schieramenti pseudo-politici, balzi fuori qualche figura o magari qualche gruppo coeso dotato di una qualche capacità e “professionalità” politica; ma che deve obbedire alla potenza straniera predominante (gli Usa). Fin quando ciò non si verificherà, saremo sempre nella situazione di una progettualità indecisa e con “navigazione a vista”. Il governo dei “tecnici” è dunque un governo di attesa; è impossibile predire quanto dovrà durare perché, se non si forma il quadro politico voluto da Obama e dai suoi “Quisling” italiani, non si sa come realmente uscirne.

Facciamo un esempio chiarissimo. Con lo strombazzamento sul Debito pubblico, si è accresciuta in modo indecente l’imposizione fiscale. Sia i liberisti sia i keynesiani sanno benissimo che ciò non serve a ridurre alcun debito pubblico, poiché si deprime la crescita, e quindi il gettito fiscale, con conseguenze comprensibili; ed infatti il debito ha raggiunto nell’ultima rilevazione il suo livello record di tutti i tempi. L’imposizione non serve però allo scopo dichiarato, bensì per motivi di dissesto sociale. O più della metà del lavoro autonomo e piccolo-imprenditoriale chiude – anche perché lo Stato impone nuove imposte ma non rispetta affatto i debiti contratti verso le imprese e i cittadini – oppure deve evadere. I “destri” lo dicono a bocca storta e con mille frasi per prevenire l’accusa di favorire l’illegalità, i “sinistri” fingono di indignarsi e piangono sui poveri lavoratori dipendenti costretti comunque ad essere fiscalmente onesti. Questo serve mirabilmente a mettere i dipendenti contro gli autonomi; non solo, ma anche nel mondo delle imprese si insinua il cuneo tra quelle “normali” e quelle cooperative che godrebbero di un regime fiscale favorevole, oggi ingiustificato (visto che sono cooperative come io sono un marziano).

Si è appunto raggiunto lo scopo voluto, e non dichiarato, per il quale esiste questo governo di “tecnici”: impedire l’unione di tutti i cittadini produttori (autonomi e dipendenti) per spazzare via, e con metodi “non gentili”, tutti i parassiti e le sanguisughe esistenti sul suolo italiano, che approfittano della loro particolare situazione (da me definita simile a quella dei cotonieri negli Usa del sud prima della guerra di secessione o civile) per legarsi al sistema economico e politico dei predominanti e godere di una parte di quanto viene “sottratto” ai produttori (bisognerà chiarire in altra occasione il tipo di sottrazione in oggetto, che non è solo economica ma serve pure alla “politica delle sfere di influenza”) e messo a disposizione dei suddetti predominanti.

Nel contempo, sul piano estero, l’Italia – controllata dai predominanti, dai parassiti “cotonieri” e dai loro servitori nella sfera politica – ha il compito di acuire la conflittualità intereuropea, a sua volta favorita pure dalla BCE (guidata da un altro italo-“amerikano”) e dagli altri organismi UE aventi le stesse funzioni subordinate. Tale conflittualità serve soprattutto, come già detto, ad indebolire le prospettive della Germania; oggi essa è sufficientemente potente economicamente e discretamente coesa socialmente. E’ quindi necessario che sia indebolita politicamente e, soprattutto, che non trovi altri paesi, interessati ad una autonomia nazionale, con cui allearsi in futuro. Quanti più ostacoli, e magari nemici, tale paese trova nella UE, tanto meno riuscirà a sviluppare una politica verso est, verso la Russia, evento che gli Usa faranno di tutto per impedire.

In conclusione, e qui termino, non è possibile formulare previsioni appena più sicure sulla (pseudo)politica in Italia, e dunque su questo governo di finti tecnici, se non abbiamo le idee più chiare sulla strategia degli Stati Uniti, alle cui sorti noi siamo ormai strettamente subordinati. Si apre un futuro di intensi studi e analisi al proposito, ostacolati certo dalla spessa cortina fumogena che il paese predominante, con tutti i suoi lacchè (fra cui gli italiani hanno un posto privilegiato in quanto i più ignobili e sordidi di tutti), sta gettando sulle sue mosse di lunga gittata.   

Gianfranco La Grassa,E’ POSSIBILE RISPONDERE,ultima modifica: 2012-08-24T16:08:54+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo