Vladimir D’Amora 29 settembre
Non c’è dialogo.
C’è dialogo.
Non ha molto senso perdere tempo con certi argomenti, certe situazioni – qui. E altrove.
Meglio non leggere – anche leggere meglio.
E possono montarsi polemiche, portandosi col sarcasmo, si può rintuzzare questo o quello. Ma come un provocatorio e arrogante atteggiarsi non fa scandalo, così manco il preoccuparsene…fa sangue.
Ovvero certi puntelli meritano di piantarsi… Lo meritano?
In fondo, passa questo quanto quello, e di nuovo si ricarica il gioco, ogni giorno o quasi – anche se lo si riesce, in parte, a smontare.
Se il male, quanto il Male, è così facilmente disattivabile, o almeno riconoscibile se non rilevabile, che ogni giorno santo o meno si ricicla e traveste di nuovo e altrimenti, allora non è che male non lo sia, ma può essere che ormai ci troviamo, tutti o quasi, in una specie, in un’altra specie di male più o meno costruito…
Il punto? Non assumere e assumere questo o quell’atteggiamento, se non postura. Sono tutti quello che sono… So’ tali e quali… Più o meno.
Qui, in ed entro Fb, entro certe oscure, o evidentissime, regole, diciamole pure soglie, tutto è lecito – tutto o, appunto, quasi tutto.
Se bastano certe battute, contro i soliti bersagli tutelati dal politically correct e anche da un certo diffuso senso pubblicitario-consumistico-culturalistico, che è anche una specie del qualunquismo, e se bastano certe immagini, ossia quelle sfacciatamente scoperte, perché si sia sospesi, bloccati, inibiti, imbarazzati – allora tutto il resto non vale un cazzo, o vale tutto… Ma questo tutto è ben poco, se anche la possibilità, la libertà so’ riconoscibili solo come tali, ossia non in libertà e possibilità?
Da ciò ne viene qualcosa?
Certo, o quasi certo, è che in Fb si è monitorati, controllati, e può essere che lo si sia nella propria singolarità quanto nella propria anomalia, così come sarebbe la permanenza qui, ch’è ipso facto una certa pubblicazione e una certa pubblicità, a essere oggetto, ossia occasione, di controllo e di monitoraggio o, meglio, a essere presa in una certa custodia…
Se c’è il mondo vero, allora c’è anche, a forza, il mondo favola?
E’ anche così.
Ecco che nel mondo delle ombre bisogna decidersi a entrare, cioè bisogna decidersi a uscire da esso…? E c’è il rischio che, entrati nella caverna, si possa provare piacere a starci e sguazzarci?
Se capita di essere capaci anche di uscirne, l’uscita non ci immette all’aria aperta e pura, non ci espone al sole vero e reale, perché il sole c’è, e pure l’aria, a certe condizioni… Piuttosto, uscendo dall’artificio della caverna costruita si può acquisire un certo sapere? Se ne può guadagnare la capacità di starci in certe analogie, sapendo che come fuori e prima di Fb c’era un mondo costruito come vero e un mondo costruito come falso, ora in e tramite Fb c’è non solo un mondo che non è altro che la reiterata provocazione a credere a un mondo dietro, e fuori, al mondo che Fb è, ma anche un mondo e la sua costruzione che, in qualche misura monitorata, si rapportano a Fb…?
Le analogie per fotterci e illuderci e disorientarci, per farci credere che staccando solo la spina si sia liberi, o che ci sia un modo sano di usare i meccanismi e le macchine e i dispositivi, so’ aumentate, si sono affinate, al punto che possono pure non funzionare al meglio…?
Pare che continuiamo ad averne bisogno, non avendone poi bisogno.
Uscire da una specie della caverna, da questa caverna, non è null’altro, che comprendere che un mondo, diciamo quello reale, già di per sé doppio perché scisso tra una certa verità e una certa falsità, viene ad accostarsi, o anche a confliggere, con un mondo, diciamo il falso mondo che Fb è e sarebbe? Il quale mondo non sarebbe altro, che la disposizione a credere che i mondi siano come dei pezzi di grosso ghiaccio che si relazionino gli uni cogl’altri, gli uni contro gli altri…?
La caverna? Dunque?
Non la puoi ripulire, perché la caverna funziona proprio così, a farti credere che possa e debba essere ripulita…
La caverna funziona?
Funziona anche così?
Ma, poi, che farsene, di Fb? Di Fb ripulito?
O di una Italia ripulita dei Berlusconi?
Ammessa in certi ordini di discorso ‘na cosa come l’Italia – poi c’è o non c’è Monti? Ci sono o non ci sono le agenzie di rating? E l’indecidibilità delle ‘essenze’ tecnico-economiche…? I protocolli & le procedure…? Ci sono persino quelle costruzioni chiamate ‘sguardo altro da un altrove più intimo di ogni vicinanza’ – basta una rassegna stampa internazionale?
Ci so’ pure le poesie?
Almeno… – almeno tentare di comprendere senza farsi prendere dal ribrezzo – che non tradisce che una intima solidarietà con quanto si schifa – il che, poi, manco è ‘na cosa proprio schifosa… O forse lo è.
Ancora c’è lo spazio-di-gioco-del-tempo per ammettere che la libertà non ci appartiene, così come la verità…?
Questo, anche questo, sta scritto in certi libri, o può evincersi da certe esperienze dicesi autentiche – così è detto e non detto, così è scritto e non scritto, così è fatto e non fatto.