La “voce della menzogna”. Reazionari, Corporativi, Precari e bugiardi.

La “voce della menzogna”. Reazionari, Corporativi, Precari e bugiardi.

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Lo sguardo pacioso, quello che hanno tanti nonni al parco con i nipoti, la voce calma, tranquillizzante, la postura d’uomo d’altri tempi, l’abito impeccabile, la fama di professore con la “P” maiuscola. Questi alcuni dei tratti che hanno reso caratteristica la figura di Mario Monti e che ne hanno determinato il “successo” politico (perchè su questo non ci sono dubbi) e la popolarità presso gli italiani; questo nonostante le drastiche e sanguinose misure di austerità imposte ad un Paese che paga una più che decennale gestione politica fallimentare di cui i colpevoli sono i componenti dell’unica corporazione in grado di difendere i propri privilegi: la casta politica. Quella di cui, pur con tanti distinguo, fanno parte lo stesso Monti e il suo pater: Napolitano.

La voce di Monti, quella che abbiamo imparato a conoscere in quest’anno, è rassicurante, anche quando annuncia con tranquillità che “il servizio sanitario nazionale è a rischio”, che il modello statunitense, quello in cui si muore per un ascesso , è ciò che ci attende nel nostro futuro di cittadini di uno Stato che è vissuto “al di sopra delle proprie possibilità”. Il mantra attraverso il quale ci stanno convincendo che non ci possiamo più permettere uno stato sociale si sostiene su una pastorale della colpa, quella che identifica il debito pubblico  insostenibile con lo sperpero di risorse avvenuto nel nostro recente passato nazionale di oziosi. Non discuterò adesso di questa tesi trascendentale che facendo leva sul senso di colpa collettivo introiettato e sulla paura sta decostruendo due secoli di faticose conquiste sociali. Per adesso mi limito a consigliare due volumi che possono situare il discorso in un’ottica meno banale: il debito del vivente. Ascesi e capitalismo di Elettra Stimilli (da noi consigliato qui ) e la fabbrica dell’uomo indebitato.Saggio sulla condizione neoliberista di Maurizio Lazzarato. I due volumi offrono chiave interpretative lucide che situano la crisi e la percezione che ne abbiamo in un orizzonte di senso più ampio di quello desumibile dal mantra di Monti & C.

La voce di Monti, dicevamo, è rassicurante e convincente anche quando mente spudoratamente, come avvenuto l’altra sera al programma di Fabio Fazio che tempo che fa.
Queste le parole pacate ma taglienti, stizzite e gravi ma soprattutto false del premier:
“Abbiamo trovato nel personale della scuola un grande spirito conservatore”, una mancanza di disponibilità “a fare due ore in più, il ché avrebbe permesso di liberare risorse” per fare altre cose nella scuola”.

Potremmo analizzare e decostruire le affermazioni Montiane attraverso riferimenti analitici ad ognuna delle menzogne pronunciate sulla questione, a partire dalla più palese, quella riguardante l’aumento delle ore di attività in classe cui si è opposta la corporazione degli insegnanti. Come ormai tutti sanno la legge di stabilità calcolava tale incremento unilaterale, a stipendio invariato, non in 2 ore ma in 6 ore, pari ad 1/3 del lavoro complessivo svolto attualmente in aula. L’aumento unilaterale riguardava il lavoro svolto attraverso lezioni frontali ad orario complessivo invariato. In altre parole, il numero di ore passate dagli alunni in classe sarebbe rimasto lo stesso, l’accorpamento avrebbe permesso di “non pagare le supplenze” ai precari. Ma questo lo diremmo meglio…Non credo che nessuno possa riscontrare in tale progetto un “miglioramento della didattica” né un “aumento di produttività”. A proposito: di che produttività stiamo parlando? In base a quali criteri verificabile? Criteri qualitativi no di certo…

Tutti dovrebbero sapere che gli insegnanti italiani vengono pagati molto meno dei loro colleghi europei (qui il riferimento all’Europa non va fatto?), il confronto, come mostra la banca dati Eurydice della Commissione Europea, è impietoso e con alcune nazioni raggiunge un divario vergognoso. La sorpresa è, però, che gli oziosi insegnanti italiani  lavorano in classe più di quanto fatto dalla media dei colleghi europei solo che a differenza ,di questi ultimi, non hanno riconosciute tutte quelle attività accessorie che fanno parte della quotidiana vita lavorativa di un docente (riunioni, esami, scrutini, preparazione e correzione prove, preparazione lezioni, aggiornamento, colloqui con le famiglie, sorveglianza degli alunni ). Insomma, dati alla mano non è difficile affermare tre punti fermi che dovrebbero servire per orientare le discussioni sul tema:

1) Gli insegnanti italiani lavorano (poco) più della media dei colleghi europei.
2) Gli insegnanti italiani vengono pagati (molto) meno dei loro colleghi europei
3) L’aumento del numero di ore da svolgere in classe non ha origine nel voler interrompere un privilegio italiano né dal voler migliorare il servizio.

L’attacco contro gli insegnanti fatti passare per “privilegiati” nasconde un progetto politico che solo velatamente viene fuori dalle parole di Monti sulle eventuali “risorse liberate”. Il progetto mira (tra l’altro) alla risoluzione dell’annoso problema del precariato (un insieme fatto da docenti di cui molti con l’abilitazione in tasca ottenuta dopo aver vinto un concorso pubblico, quello d’accesso alle SISS) attraverso la contrazione delle cattedre disponibili dopo il riordino seguente all’aumento delle ore da svolgersi in classe. La situazione apparirà confusa e poco chiara a chi non conosce i meccanismi infernali della scuola italiana.

Proviamo a chiarire.
La scuola funziona grazie a “due” organici, uno di diritto e uno di fatto. Il primo contempla le cattedre necessarie stabilmente alle scuole per le attività didattiche e vengono coperte da insegnanti di ruolo e da personale con contratto fino al 31 agosto. Il secondo è il risultato della fluidità della situazione riscontrabile nelle scuole ogni anno (maternità, trasferimenti, assegnazioni provvisorie, etc.) ed è coperto da personale docente (abilitato per lo più ma non di ruolo) con contratto fino al 30 giugno. Tanto per sgombrare il campo da una leggenda metropolitana: Questo personale non viene pagato nei mesi estivi, quindi non ha due mesi di vacanze, semplicemente d’estate è disoccupato. Quest’organico, che permette l’annuale funzionamento delle scuole italiane (l’esercito dei supplenti), è il grosso problema di ogni amministrazione che si è trovata ad affrontare il “dilemma scuola”: docenti necessari alla scuola che non vengono assunti a tutti gli effetti. Una massa senza nome, degli inesistenti diremmo con Badiou. Un serbatoio elettorale molto utile alle esigenze della scuola, per anni tenuto in sospeso nella speranza della definitiva assunzione, facilmente ricattabile perchè privo di garanzie sociali visto che il contratto viene rinnovato ogni anno. Una massa abilitata all’insegnamento attraverso concorso pubblico dallo Stato che ogni anno deve elemosinare il diritto all’esercizio del mestiere per il quale si è ottenuta regolare patente. Persone necessarie allo stato ma fino ad un certo punto…

Il punto coincide con le esigenze di fare cassa. Ammettere, però, di voler mettere sulla strada una massa di persone di cui lo stato si è servito senza aver provveduto alla legittima regolarizzazione perchè “bisogna fare cassa” è troppo, anche per un governo di tecnocrati che non devono rendere conto a nessun elettorato e che ritiene superata qualsiasi visione di “stato sociale”. Si produce allora una “storia inquinata”, cioè un racconto  che non corrisponde allo “stato di cose” sussistenti ma che, facendo leva su dinamiche emotive di gruppo, costituisce l’immaginario dei soggetti verso i quali è diretto. Far credere che gli insegnanti lavorino “soltanto” 18 ore alla settimana, confrontando tale “privilegio” con la settimana lavorativa di un metalmeccanico  per rafforzare l’impatto emotivo di tale “informazione verosimile”, è una modalità attraverso la quale si crea una “storia inquinata”. Un racconto falso, ma verosimile, su uno stato di cose sussistente.

Ogni storia inquinata è tale perchè la verità condivisa risulta essere il frutto di un’alterazione veritativa prodotta per scopi goveramentali che non ha altro fine che l’imbonimento  delle masse e la loro soggezione attraverso il racconto.
In tale ottica la voce calma di Monti è uno straordinario dispositivo di potere; persuade attraverso il tono bonario e inocula la menzogna aggirando le difese cognitive di chi ha dismesso i filtri critici proprio come si fa quando si è con un nonno al parco.

La “voce della menzogna”. Reazionari, Corporativi, Precari e bugiardi.ultima modifica: 2012-12-01T15:26:14+01:00da mangano1
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