Raffaele Donnarumma, Dante, Maometto, l’altro

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Raffaele Donnarumma, Dante, Maometto, l’altro

“Troppo Dante?, si chiedeva qualche giorno fa Claudio Giunta. Ma perché non (e immagino Giunta sarebbe d’accordo): quale Dante? A preoccupare è la quantità di Commedia imposta agli studenti, o l’inerzia con cui persino il più amato tra i classici italiani rischia di essere trasmesso – monumento indiscutibile, apice della cultura medioevale, meteorite piombato sul panaroma a segnarlo per sempre? Dopo la fatica enorme e indispensabile della mediazione linguistica, Dante può essere abbandonato alla sua grandezza e rimanere appunto un gigante estraneo, recuperabile solo perché la poesia, alla fine, vince sempre? La questione è come leggere la Commedia: che cosa andare a cercarci. E qui, non resta che quella soluzione drastica e salutare che la scuola (molto più della didattica universitaria, e a differenza dello ricerca specialistica) può adottare: porre a Dante domande magari irriverenti sul nostro presente, e lasciare che Dante risponda con le sue parole e le sue categorie. E allora, scegliamo un esempio scabroso – studiatissimo, come prevedibile, ma in genere poco battuto dalle antologie e dalla prassi scolastica.”
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Raffaele Donnarumma, Dante, Maometto, l’altroultima modifica: 2012-12-11T15:14:50+01:00da mangano1
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