PATRIZIA GIOIA finalmente un libro che fa venire voglia di Natale.

finalmente un libro che fa venire voglia di Natale.

 

 

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Che per me è stare a fare niente, piedi sul divano e calzerotti sui piedi, camino acceso, un
bicchiere di buon vino accanto, qualche biscotto allo zenzero e glassa bianca e, preferibilmente dopo aver fatto l’amore e preferibilmente dopo che lui se ne è uscito ( non indaghiamo se dalla stanza o dalla tua vita, per questo anche se un lui non c’è non fa niente) andare avanti a leggere questo libro, chè l’inizio aveva già attivato l’acquolina.
 
Lo scrive uno del 72, nato a Losanna da genitori armeni, stabilitisi in Svizzera, uno che, dopo
una crisi adolescenziale incontra la psicanalisi e diventa psicoanalista analitico, di nome fa
Eric Vartzbed, e già il nome era presagio di …lettino.
Ma non pensate mica che si tratti di un mattone caduto tra archetipi e complessi o di qualche cosa sulle atrocità di cui l’umano è insaziabile, no, questo libro titola: Come Woody Allen
può cambiare la vostra vita e, dato che all’autore gliela ha cambiata e a me pure la vita, beh,
perché non provate ad addentrarvi in queste pagine, dove si naviga a vista, tra titoli, scene di film
e spasmi di cuore – muscoletto del resto sempre molto elastico , tra esilaranti battute lacaniane e freudiane, dilemmi alla Erich Fromm e menzogne alla Bettelheim e molti altri multiformi attori
di questa tragicommedia che è la Vita.  
 
Il cambio di sguardo, sia per l’autore che per me, e anche per Woody, fu il film, Un’altra donna ,
e nelle pagine del libro scoprirete il perché di questo cambiamento, se poi amate anche voi Rilke
e vi rammemorate “l’arcaico torso di Apollo” , inizierete già  a comprendere dove quello sguardo muoverà.
 
Ci sono molte vie e molti cul de sac, nel libro, come nella vita.
L’analisi ci può cambiare? L’essere umano si trasforma?
“Amano il cambiamento, ma prediligono la ripetizione” dice il caro Freud che sulla coazione
a ripetere la sapeva lunga, e Woody ruba a piene mani (come noi tutti del resto) facendo prendere consapevolezza, al personaggio femminile di un suo film ( indovinate quale) che:
per essere felici bisogna sentirsi insoddisfatti.
 
E’ fertile di questi momenti il libro, come i film di Woody sprizza ipocondria, simpatia, narcisismo, bipolarismo, fantasia, humor da tutte le I e tutte le O; i film di Woody sono qui messi sul lettino, ma genialmente, da bravo analista Vartzbed non ti fa annoiare o stare zitto, né sta zitto lui, qui la relazione è alla pari, un setting generativo, due che si mirano, ma non si uccidono; si seducono, si amano e non divorziano.
 
L’Humor diceva Schopenhauer (ma non c’è questo nel libro) è l’unica qualità divina presente nell’umano, mentre nel libro c’è questa bella citazione che ora non ricordo se è di qualcuno o
di chi scrive: l’humor rende ambiguo, incerto, vacillante tutto ciò che tocca, è l’ebrezza generata
dalla relatività delle cose umane, la strana faccia che nasce dalla certezza che non esistono certezze .  Il gusto delle ortiche, citando Tanizaki.
 
Insomma, leggendo, i denigratori della psicanalisi potrebbero ammorbidirsi un pochino, avere
meno paura della loro paura e scoprire  che la psicanalisi non è una rotta verso l’ignoto , ma un tornare alla nostra natura più vera, più intima, più profonda; più che un viaggio la psicanalisi è
un processo di eliminazione del superfluo, per rimuovere quel che interferisce il nostro essere.
Chi invece, come Vartzbed,  Woody e me, invece  la psicanalisi ce l’hanno ormai nel sangue –
e nel cuore –  ancora una volta prendere atto che, grazie a lei,  si può diventare quello che si è,
e che naturalmente saremmo stati se solo avessimo avuto condizioni più favorevoli di quelle
che ..il caso?..Dio?…la Vita ci hanno dato.
 
E soprattutto ridere con quel sano humor di pancia, e vedere come una spruzzatina di witz nel bicchiere mezzo vuoto, può trasformarlo in mezzo pieno, un tocco di magia tanto cara a Woody
e ad ogni alcolista di psicanalisi che sa bene che il super io è solubile nell’alcol.
 
Si legge da alcolisti infatti questo librino, tutto d’un fiato, come per un gin -e però anche l’aspirina-,
si girano le pagine come una Ferrari sulla parabolica di Monza ( cosa impossibile per un I book ) , scoprendo qualcosa di inedito su Woody e sul perché a Marylin il setting non abbia fatto tanto bene; il suo psicanalista , Ralph Greenson, deve averla confusa, invece che aiutata, quando diceva :
 un desiderio di morte ( formulato coscientemente e accettato pienamente) al giorno, toglie l’analista di torno!
 
Per finire vi lascio nel suspanse.
C’è un colpevole? E se c’è chi è?
 
L’universo è una pura casualità, moralmente neutra e di inimmaginabile violenza.?
La vita è una malattia sessualmente trasmissibile, con un tasso di mortalità al 100%.?
Non hai alcuna chance, ma coglila ugualmente?
La terapia, da un lato una deprimente forma di lucidità, dall’altro un ravvivarsi del desiderio?
Accettare senza rassegnarsi?
Ad ognuno il suo “basti che funzioni” ?
 
Dio è morto?
Mah, sinceramente non so.
Hai visto il cadavere per caso?
No, ma nemmeno il vivo in giro!
 
Questo un mio dialogo, per dire che certamente tutto è relativo, ma non nel senso di relativismo,
ma nel profondo significato che tutto è relazione, dunque dipende anche da me.
Attenti, dico anche da me, perchè non solo da me.
Certo la responsabilità personale conta, ma anche un bel colpo di culo, ogni tanto non fa male!
 
Concluderò cinematograficamente, visto che parliamo di cinema e registi, invitandovi alla lettura
di Wartzbed e lasciando l’ultima parola a uno che la sapeva lunga, anche sulla vita, Billy Wilder:
il cielo azzurro non è fotogenico.
 
Buona lettura e Buon Natale!
 
Patrizia Gioia
Milano, 14 dicembre 2012
i semi della gioia
www.spaziostudio.net
 
 
 

PATRIZIA GIOIA finalmente un libro che fa venire voglia di Natale.ultima modifica: 2012-12-18T16:07:16+01:00da mangano1
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