P.L.Battista,LA COOP E L’INIZIATIVA ANTI-ISRAELE (RIENTRATA)

dal corriere della sera
LA COOP E L’INIZIATIVA ANTI-ISRAELE (RIENTRATA)

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Quando sotto l’etichetta
si cela il boicottaggio
Dietro la «tracciabilità» una campagna mirata contro uno Stato

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Una foto dal sito dell’iniziativa «Stopagrexcoitalia»
Nell’Italia che gioca e minimizza con le parole, un boicottaggio prende le forme di un’aggrovigliata questione di «tracciabilità», e una campagna mirata all’ostracismo politico ed economico di uno Stato diventa un banale problema di etichetta, un diverbio a distanza sui prodotti a denominazione di origine controllata.

E invece la guerra Coop (e Nordiconad) contro i prodotti israeliani dell’Agrexco si è rivelata nel giro di poche ore per quello che era: un caso politico, una disputa che al boicottaggio ha sommato un’inedita minaccia di contro-boicottaggio. Altro che «tracciabilità». Ora, stipulato l’accordo (o la tregua), i prodotti ortofrutticoli tornano sui banconi della Coop. La quale Coop ha trovato stavolta in Internet, nei blog, nei social network, un ostacolo insormontabile per la sua strategia di minimizzazione. Dicevano che non era «boicottaggio», che era solo una questione di precisione e di lealtà di mercato, che i clienti dovevano sapere che dietro il «made in Israel» c’erano anche i prodotti raccolti e lavorati dal gigante agro-alimentare Agrexco nei Territori occupati che, come è noto, non sono ancora uno Stato palestinese, ma sicuramente non sono Stato di Israele. Però l’Agrexco ha ribattuto che quei prodotti coprivano solo lo 0,4 per cento del totale e che se c’era da adeguare l’etichetta ai canoni fissati dalle norme Ue, allora non avrebbero opposto alcun impedimento. E allora, c’era bisogno che la Coop stilasse un annuncio tanto impegnativo, nientemeno che la liberazione dei propri scaffali dai prodotti israeliani, alcuni di incerta origine? Non potevano rivolgersi direttamente all’Agrexco, come poi è stato fatto, ma solo dopo l’improvvido, e catastrofico, annuncio del boicottaggio? E poi, sicuri che non era proprio, esattamente «boicottaggio»?

I responsabili della Coop dicono di no, che non è mai stato boicottaggio. Ma poi si scopre che sul sito dell’ong «Stop Agrexco» ci si compiaceva nei giorni scorsi per «l’importante risultato della campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni» (tutto con le maiuscole) «contro l’apartheid israeliano». Solo una «questione di etichetta» o quell’accenno all’ «apartheid israeliano» non denuncia forse un’intenzione politica un po’ meno, per così dire, tecnicistica? «Boicottaggio», ecco comparire, ripetutamente e ossessivamente dai suoi promotori, la parola proibita. Così come compare, sullo stesso sito, la sequenza di azioni dimostrative che in un paio di mesi hanno vigorosamente convinto la Coop ad adottare improvvisamente la decisione ora rientrata: manifestazioni ai supermercati Coop di Largo Agosta e di Via Laurentina a Roma; manifestazioni davanti alla Coop di Pisa, Coop Italia di Casalecchio di Reno, davanti alle Coop di Pesaro e Jesi tramite l’organizzazione «Campagna Palestina Solidarietà Marche», e così via. Molto spesso comparivano volantini in cui si deplorava «il governo israeliano che si è ripetutamente macchiato di crimini contro la guerra e l’umanità». Sempre compariva la parola proibita, «boicottaggio»: quella che la Coop ha sempre negato, quella che basta dare un’occhiata a un po’ di filmati presenti sull’ubiqua e onnipresente YouTube per scoprirne il marchio «Boycott!», con i militanti che indossano la stessa maglietta inneggiante alla «Palestina libera», le stesse scene degli scaffali con i prodotti israeliani presi di mira, lo stesso linguaggio molto aggressivo.

La strategia della minimizzazione, lo sradicamento della parola «boicottaggio» dal lessico della Coop, non hanno retto stavolta alle reazioni che hanno avuto soprattutto sui blog il loro canale di informazione: in modo «trasversale», sia sulla destra che sulla sinistra. Una sinistra che, in un’accorata lettera aperta firmata tra gli altri da Furio Colombo, Emanuele Fiano e Gianni Vernetti, si è interrogata stupefatta sulle ragioni che hanno indotto un’organizzazione «progressista» come la Coop ad assecondare la campagna anti-israeliana, sottovalutando l’impatto emotivo, e il risveglio di memorie orribili, dell’estromissione dei prodotti «ebraici» dagli scaffali di un negozio. Una destra che ha visto Fiamma Nirenstein tra i principali artefici del contro-boicottaggio e che tramite il ministro degli Esteri Frattini si è espressa con un aggettivo, «razzista», dal sapore inequivocabile. Su Facebook sono nati gruppi denominati «Coop boicotta i prodotti di Israele? Noi boicottiamo la Coop» e «Io non compro né alla Coop né alla Conad» che hanno raccolto miglia di adesioni. È comparsa addirittura la tragica foto della sorridente italiana del 1938 che spensieratamente esibisce il cartello «Questo negozio è ariano» sulla vetrina della sua bottega. Si sono scritte lettere aperte a Luciana Littizzetto, testimonial della Coop. La reazione comunicativa della Coop non ha funzionato, a cominciare dalla rassicurante pagina di pubblicità acquistata sui giornali per allontanare dal marchio Coop il fantasma del «boicottaggio ». Oggi si sigla, obtorto collo, un accordo con l’Agrexco. E lo schieramento anti- boicottaggio si ritrova, bipartisan, per un’ultima manifestazione di protesta davanti a un supermercato Coop. Un clamoroso autogoal, nel migliore dei casi. Una ferita aperta con una parte dell’opinione pubblica che non si riconosce nella martellante campagna anti-israeliana

Pierluigi Battista
29 maggio 2010

P.L.Battista,LA COOP E L’INIZIATIVA ANTI-ISRAELE (RIENTRATA)ultima modifica: 2010-05-30T16:33:51+02:00da mangano1
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Un pensiero su “P.L.Battista,LA COOP E L’INIZIATIVA ANTI-ISRAELE (RIENTRATA)

  1. ALLA CORTESE ATTENZIONE DI P.L.BATTISTA

    Gentile P.L.Battista

    Sto’ conducendo una polemica con il suo collega Mimmo Candito della Stampa sull’argomento intercettazioni .

    Candito ha condotto recentemente su RAI 3 la rubrica “Prima Pagina ”
    Mi permetto di riassumere la polemica per chiedere il suo aiuto :

    In un mio intervento in quella trasmissione , sull’argomento “intercettazioni” io sostenevo – richiamandomi al suo brillante articolo
    sul “Corriere” del 20.6. – che il divieto di rendere pubbliche le intercettazioni fino alll’udienza preliminare e al termine delle indagini era contenuto nel programma del P.D. del Febbraio 2008. Il fatto che oggi il P.D. lo rinnegasse con tanta forza era quanto
    meno umoristico (come da lei sostenuto molto meglio di me) .

    Candito mi rispose alla radio ammettendo che il progetto era parte del programma del P.D. del 2008, ma aggiunse che la differenza stava nelle pene previste: quelle contenute nel progetto Berlusconi erano
    troppo pesanti e minavano alla base la liberta’ di stampa .

    Per i limiti di tempo della trasmissione non ebbi il tempo di ribattere .

    Inviai successivamente a Candito un e-mail in cui ribadendo le mie perplessita’ aggiungevo :
    QUOTE
    “Lei però si è dimenticato di dire che a causa di molte
    intercettazioni apparse sui giornali, prima che le indagini
    fossero chiuse e i processi celebrati, vi sono stati molti cittadini rovinati sia moralmente che economicamente e che vi sono stati alcuni suicidi di persone coinvolte poi dimostrate innocenti.
    Allora le domando: quali sanzioni dovrebbero essere comminate per casi del genere?
    Forse, Prof.Candito, sarebbe piu’ giusto che le sanzioni fossero ripartite equamente fra gli editori, i giornalisti e sopratutto i magistrati responsabili delle indagini, loro sì sono i veri responsabili della fuga di notizie su indagini che dipendono SOLO da loro !? Ma contro la casta dei magistrati inquirenti nessun provvedimento è proponibile vista la assoluta licenza da cui sono protetti ?
    E’ certo che la liberta’ di stampa e la “privacy” vanno entrambe tutelate: ma mi sembra che da parte della sinistra si stia esagerando a favore della prima dimenticandosi completamente della seconda.
    Solo dei giornalisti seri come Battista se ne ricordano, ma le loro opinioni cadono sotto il muro dell’assordante silenzio degli altri mass-
    media.”
    UNQUOTE

    Le cito la risposta di Candito per e- mail il 9 corr.:
    QUOTE
    “sul problema della privatezza distrutta ( ma dove l’ha letto di questo esercito di gente per bene distrutta dalle intercettazioni? e dei suicidi? so bene che anche il diritto di una sola persona violato vada condannato, ma le rammento ancora Calabrò), la prego di prendere
    in considearazione l’ipotesi che forse questo ddl non tanto salvaguarda il principio della privatezza quanto impedisce drammaticamente il processo della conoscenza. e soprattutto danneggia ancor più
    drammaticamente il lavoro della magistratura.
    sui giudici: è possibile – anzi è certo – che all’interno della
    categoria vi siano figure degne di un giudizio di sanzione, e che si drovrebbe imporre lìosservanza della legge. ma le pare che buttare acqua e bambino sia la soluzione?
    e infine: perchè si ostina a pensare che questo sciopero sia a difesa di una categoria e non del diritto generale dei cittaini? compreso il suo diritto.
    naturalmente, queste domande sono quelle che le avrei fatto in trasmissione, senza voler intercciare acun dialogo ma solo per il rispetto del suo pensiero”
    UNQUOTE

    Per mia informazione e per sostenere la mia polemica con Candito, vorrei che lei mi citasse qualche caso specifico di persona rovinata dalle intercettazioni che – dopo molti anni – è stata assolta dai tribunali e i casi specifici di suicidi .Mi sembra ricordare che vi siano stati dei casi ma non riesco a rammentarmi i dettagli. ( e non
    so nulla del caso Calabrò?). Resto in attesa di una sua risposta .

    Scusandomi della lunghezza la saluto cordialmente

    Giuseppe Gloria

    Via Rubicone 27

    00198 Roma

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