Daniele Barbieri,Arthur Clarke, la sentinella della science fiction

eefaddf57b0de13da0addc91f7080dfa.jpgda LIBERAZIONEArthur Clarke, la sentinella della science fictionLa morte dello scrittore che ispirò «2001 Odissea nello spazio». Un prolifico autore e polemista contro tutte le religioniUn alieno fra gli alieni. Ma anche una delle più clamorose smentite alla tesi dominante secondo cui nel Novecento le «due culture», quella scientifica e quella umanistica, non saprebbero più dialogare.Lo scienziato e scrittore Arthur Charles Clarke se n’è andato a 91 anni. Poteva essere l’uomo più ricco del mondo se avesse brevettato l’idea delle comunicazioni via satellite: l’intera comunità scientifica gliene riconobbe la paternità ma nessuno gli sborsò un centesimo. Ma lui seppe accontentarsi: dei tanti premi, letterari e scientifici; di avere ispirato il regista Stanley Kubrik per 2001, odissea nello spazio, uno dei film più belli del secolo scorso; di avere partecipato a tanti progetti fra cui quelli per «il grande incontro» con le intelligenze extra-terrestri. Era nato in Inghilterra nel 1917 ma dal ’56 abitava nello Sri Lanka dove nel ’98 lo raggiunse una curiosa (anche per l’età) accusa di pedofilia. Una storia mai chiarita dietro la quale molti videro una congiura contro l’uomo che non perdeva un’occasione per attaccare il Vaticano e le grandi religioni.Il suo primo racconto è del ’46. Come il suo amico-rivale Isaac Asimov (morto nel ’92) ha sempre coniugato la scrittura con l’attività di divulgatore e, per un periodo, conferenziere. Il suo razionalismo era mitigato – persino contraddetto – da una forma di «misticismo trascendentale» che emerge chiara in racconti e romanzi.Era Presuntuoso. Ma qualche ragione l’aveva. Tant’è che gli astronauti di Apollo 15 nel ’71 chiamarono un cratere lunare Earthlight, titolo d’un suo celebre romanzo. Clarke accampava la pretesa (anche questa abbastanza fondata) di essere il profeta del «grande incontro» cioè dei progetti per comunicare con gli alieni. Di fronte agli insuccessi invitava alla pazienza: prima o poi, sosteneva, li incontreremo. E sarà un gran giorno.Letterariamente criticabile, non sprizzava certo l’energia ipnotica di un Dick, di una Le Guin, di uno Sturgeon. Eppure alcuni suoi romanzi e racconti hanno fatto storia e soprattutto breccia nel cuore di chi ama leggere. Al di là di 2001, i suoi romanzi più sorprendenti (ed entrambi ingiustamente sottovalutati almeno in Italia) sono Le guide del tramonto e Incontro con Rama. Nel primo, del 1953, c’è l’incontro con i Superni, venuti a «incivilirci» ma che a lungo non potranno mostrarsi perché hanno le fattezze del più antico nemico, il Diavolo, e dunque i bellicosi terrestri dovranno essere rieducati prima di godere della loro super scienza-filosofia. Altrettanto sconvolgente, per l’ego della nostra razza, quel che accade in Incontro con Rama, scritto 20 anni dopo, dove non solo gli alieni risultano incomprensibili ma neppure ci degnano di uno sguardo. Il pur invecchiato La città e le stelle resta comunque uno dei più inquietanti ma ragionevoli scenari su una civiltà che, per pigrizia, si inaridisce diventando schiava delle macchine che ha costruito e che nessuno comprende più. Come del resto indecifrabile resta anche il monolite nero de La sentinella, il racconto alla base di 2001, odissea nello spazio.Nonostante gli evidentissimi limiti letterari, molti suoi racconti e alcuni romanzi restano di piacevole lettura: Medusa, Terra imperiale, Le fontane del paradiso, qualche pagina dei vari «seguiti» di 2001. Se però cercate lo choc del futuro dovete rivolgervi altrove: Clarke (al contrario di Philip Dick) fu autore di pochi, azzeccati libri. Fra tante previsioni scientifiche centrate, Clarke annoverò alcune clamorose disfatte intellettuali. Non intuì l’incredibile salto in avanti dei micro-chips, previde un dialogo umani-delfini che non si è realizzato e anche i suoi scenari politici furono smentiti dagli eventi. Ma da vero uomo di scienza imparò dagli errori. Fu uno dei più entusiasti sostenitori di Internet e cercò di promuovere lo sviluppo di computer e telecomunicazioni nel Terzo mondo (se l’impresa fallì le ragioni furono, con ogni evidenza, tutte politiche).Come scienziato, scrittore, divulgatore e polemista fu coerente nel metterci in guardia sia contro l’irrazionalismo dilagante che contro la «religione della scienza» e i suoi santoni. Anche in questo fu un grande: giù il cappello dunque o se preferite alzate lo sguardo alle stelle e oltre.

Daniele Barbieri,Arthur Clarke, la sentinella della science fictionultima modifica: 2008-03-21T20:09:03+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo