Stefano Florio, Quant’è bella giovinezza

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da www.formazionepolitica.org
a cura di Alessandro Fanfoni

Stefano Florio
“Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.
Le inquietudini dei trentenni milanesi

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Una recente indagine promossa dal Corriere della Sera e apparsa il 18 giugno sul settimanale che la testata dedica agli eventi cittadini – ViviMilano (per saperne di più http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/06_Giugno/18/trentenni_single.shtml) – sulla condizione e il ritratto del trentenne milanese, mi offre l’occasione per una breve riflessione sulla situazione di tensione che attraversa questa generazione italiana appunto a cavallo fra gioventù e maggiore età. Generazione centrale per lo sviluppo di un paese che manca di adeguata rappresentanza nell’attuale sistema politico italiano che appare incapace di leggerne i bisogni e articolare politiche di sostegno e accompagnamento.
Da sempre il decennio dai 30 ai 40 anni è quello più critico”, perché non si è più giovani che si devono ancora fare e alle prese con le prime esperienze né ancora adulti nel senso + pieno del termine e questo è ancor più vero a Milano; perché Milano è, anche in questo, da sempre laboratorio di sperimentazione dei principali fenomeni culturali e di costume italiano e in questo caso rappresenta bene il palcoscenico dove le sofferenze, le fragilità e le inquietudini dei trentenni esplodono ancor di più esasperandone i fattori scatenanti e le ragioni intrinseche.
Perché è una città “costosa”, cioè dà molto se però ci si investe, ci si impegna e se ne sopportano ritmi e dinamiche. Ma è un problema dei trentenni se sono o appaiono come raccontano indagini e inchieste (per inciso io credo che le cose siano diverse da come sembrano emergere)? Oppure non è questa forse solo l’ennesima manifestazione patologica di quel “….bellissimo meccano rotto…..” che è questo Paese con i suoi perversi equilibri che ne governano le regole del gioco? Cioè a dire che comportamenti ed atteggiamenti dei trentenni altro non sono che una risposta – certamente condannabile per alcuni eccessi – ai mali del mondo di oggi, in particolare di questo Paese.
Eccoli alcuni a titolo di esempio:
1.
pressoché totale assenza di eticità e di rispetto delle regole innanzitutto nei rapporti interpersonali e quindi in quelli interprofessionali e nei luoghi di lavoro

2.
elevatissima flessibilità nelle modalità di impiego a fronte di prospettive di crescita e sistemi incentivanti spesso nulli o perversi perché “vischiosi”

3.
mancanza di una cultura premiante il merito e l’abnegazione a favore di altri fattori meno virtuosi

4.
permanenza della “mistica” (finta e vuota) del posto fisso come unica garanzia per un futuro sereno (essere assunto a t.i. in una azienda che fallisce, è forse un valore?); occorre sostenere l’occupabilità di giovani – e meno giovani – e non tutelare aziende in perdita pensando che comunque c’è sempre pantalone

5.
gerontocrazia imperante con conseguente assenza di ricambio di classe dirigente innovatrice

6.
spaventosi fenomeni di ingiustizie sociali per di più in crescita (l’intoccabile casta dei politici che si autoalimenta, i perduranti privilegi degli iscritti agli ordini professionali – un notaio è una figura inconcepibile nei paesi anglosassoni -, la concessione di premi di risultato a manager di aziende che falliscono mentre ai lavoratori si chiedono sacrifici o peggio li si mette in cassaintegrazione)

7.
l’imperante e costante “produzione” e celebrazione mediatica di diseducativi esempi di icone da imitare – veline/letterine da un lato e immobiliaristi dall’altro ecc. ecc…

Per non parlare del “costo” da sopportare per, in fondo, realizzare lo scopo ultimo dell’esistenza umana, cioè la riproduzione della propria specie…… da poco ci sono passato – e ci sono ancora immerso – ma devo ammettere che fatico assai a convincere i tanti miei coetanei (spesso bellamente ancora a casa, chi per scelta e chi per necessità) a “mettere la testa a posto” e soprattutto a spiegare alle future mamme che non è poi in fondo così dura……il mondo di oggi è strutturalmente fatto –soprattutto in questo paese – purtroppo per non mettere al mondo dei figli!
E anche qui finiamola con le finte mistiche: le difficoltà sono certamente soprattutto per le neo mamme ma anche per i neo papà di difficoltà ce ne sono parecchie; e non ho citato il costo di accensione di un mutuo e l’incidenza assurda delle rate sul bilancio familiare…..un pizzo istituzionalizzato in piena regola ai danni della collettività da parte del cartello degli istituti di credito!
Devo andare avanti?
Se questo è il quadro di sistema – qui davvero solo abbozzato in alcuni pochi elementi dei tantissimi altri che ne costituiscono l’infrastruttura – e pochi appaiono ad oggi i segnali di una tangibile e duratura inversione di tendenza, ma che razza di aspettative si possono nutrire nei confronti dei giovani trentenni? Come si fa a pretendere da loro “…….impegno, sacrifici, propensione al futuro, serenità ………” rammentando un tempo passato che non esiste più e in cui il sistema di coesione sociale garantiva reti di assistenza e sostegno oggi assenti.
I giovani hanno poco ora – per di + eredità di chi venuto prima di loro che per lavarsi la coscienza concede spesso tutto per non sentirsi troppo in colpa con sé stesso – e probabilmente nulla in futuro per cui valga la pena impegnarsi a partire da un mondo + sereno e + vivibile, cioè un mondo migliore di quello di oggi.
Chi, fosse nei panni della maggior parte di loro, non troverebbe più gratificante (non dico affatto saggio ovviamente) e intelligente utilitaristicamente parlando (in fondo oggi tutto ha un prezzo ed un valore….anche pretendere una buona uscita di 25 milioni di euro per essere stati licenziati dopo anni di laautissimi stipendi…ma a me, tacciato per idealista, i soloni – spesso miei coetanei – dicono “…ma non capisci niente, è la legge del mercato, della domanda e dell’offerta…perché tu non faresti se potessi lo stesso…..?”) rifarsi al famoso motto del poeta latino Orazio: “Carpe diem” (Cogli l’attimo, vivi il presente) magari completandolo con il seguito del verso oraziano spesso non citato : “quam minimum credula postero”, cioè “confidando il meno possibile nel domani”?
Ai posteri l’ardua sentenza, alla classe politica la responsabilità di ascoltare ed intervenire….ad maiora!

s.florio@libero.it

Stefano Florio, Quant’è bella giovinezzaultima modifica: 2008-06-27T23:32:08+02:00da mangano1
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