Massimo Tomasutti, Dove porta la ” complicatezza” del presente?

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Dove porta la ‘complicatezza’ del presente?

Estasi fredde ma rapinose quando leggo dell’”incubo precarietà e povertà” per una famiglia italiana su quattro (‘Liberazione’ del 13-07), complicatezze sentimentali ‘leggere’, invece, quando ascolto il bombardamento mediatico sull’impellente “problema-rom”, vocazioni al dissolvimento dell’io pensante quando apprendo dell’approvazione del cosiddetto “lodo-Alfano”. E’ certamente un presente italiano difficile, che sembra risucchiato vertiginosamente da un Male politico-sociale immanente che si articola in un orizzonte indefinito, dove si incontrano tensioni autoritarie e le ansie giudiziarie berlusconiane, le pulsioni militariste del neo ministro della Difesa e i ‘distinguo’ centristi veltroniani, la sguaiata (?) ritualità girotondina di Piazza Navona e la continua, vergognosa “sovranità della morte sul lavoro”. Quale controcanto esperire? Quali i ripensamenti (ideologici) ‘necessari’? Presa d’atto della ‘morte’ di un’intera tradizione di pensiero (marxista-operaio)? Quale speranza e quale ‘rivoluzione’ si possono, infine, ancora dare? La Speranza, certo. E’ solo Lei che, caparbia e irriducibile, permette (a noi ‘sinistri’) di continuare a resistere. Si tratta, dunque, di iniziare a studiare, cooperare e lavorare insieme nell’Amore e nell’’innocenza’ per la vera giustizia sociale, per il nuovo comunismo (San Francesco d’Assisi docet); le forze creative della Moltitudine proletaria (italiana e europea) che stanno subendo le ‘carezze’ finali della globalizzazione sono certo in grado di costruire autonomamente un’alternativa effettiva: un insieme di precari, sfruttati, sottomessi, sottopagati che è direttamente e naturalmente, senza alcuna mediazione, contro l’attuale Leviatano leghista-berlusconiano. Compagni ricordiamoci sempre e comunque che, come scriveva Louis Althusser, “l’avenir dure longtemps”.

Massimo Tomasutti

Massimo Tomasutti, Dove porta la ” complicatezza” del presente?ultima modifica: 2008-07-14T17:54:05+02:00da mangano1
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2 pensieri su “Massimo Tomasutti, Dove porta la ” complicatezza” del presente?

  1. Cario signore Tomasutti,

    Me da fastidio el suo reporto della glovalizacione.

    Lui ha dimenticato nombrare la felicita

    Cosa resta de la vita sin la certeza de essere felice ?

    Un gran besito

    Ani

  2. Vedo con piacere che il blog è seguito anche da compagne/i ”estere/i” – spagnole in questo caso (che ne dici caro Attilio? Vedi che la globalizzazione ‘funziona’ ?). Cara Ana la “felicità”? Forse non hai seguito
    – o ti sono sfuggiti – altri miei precedenti scritti. La felicità concreta, immediata – querida companera – è quella di cooperare e lottare assieme (io, te e l’immensa Moltitudine transnazionale di precari, sfruttati, sottopagati, intermittenti, migranti, sfrattati, sottoccupati, ect) per cambiare, rivoluzionare l’ordine delle cose esistenti semplicemente nell’Amore e nell’Innocenza di essere comunisti (se vuoi) o di Sinistra (se preferisci). Cooperare, rivoluzionare secondo quell’Amore che secoli fa
    San Francesco d’Assisi praticò – con fatica ma anche con qualche successo – nel suo tempo. Ottimismo e felicità cristiana
    (vera) dunque. Forse, querida Ana, in questa prospettiva non appare banale riproporre e riproporti qui – nella tua lingua – la massima di un noto allenatore di calcio della tua terra – che da piccolo ho molto amato perchè fece grande la mia Inter -, “Las cosas dificiles exigen tiempo, las cosas imposibles exigen màs tiempo, però llegan” (Helenio Herrera).

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