(Francesco),Il comunitarismo di Etzioni

dal blog http://anchesetuttinoino.splinder.com/giovedì, 21 agosto 2008AMITAI ETZIONI: IL COMUNITARISMO COME TERZA VIA +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Amitai Etzioni nasce nel 1929 a Colonia, in Germania. La sua origine ebraica lo induce a trasferirsi in Palestina negli ’30; lì studia all’università ebraica di Gerusalemme per poi muoversi nuovamente, stavolta verso gli Stati Uniti, dove nel 1958 ottiene in tempi da record la laurea in sociologia presso l’università di Berkley.Attualmente dirige l’Istituto Studi Comunitaristi presso la George Washington University. E’ autore di 24 libri, l’ultimo dei quali, Security First: For a Muscular, Moral Foreign Policy, pubblicato nel 2007.Ma andiamo a conoscere meglio il suo pensiero.La sociologia contemporanea è caratterizzata da alcuni paradigmi abbastanza serrati che incasellano le idee degli studiosi. Etzioni, come buona parte dei comunitaristi, rifiuta tali paradigmi, in particolare quello neo-classico che si rifà all’individualismo – il quale, contrapposto allo strutturalismo, costituisce un altro rigido modello – e che contempla una versione fortemente utilitaristica.Il saggio in cui egli affronta l’argomento è The moral dimension: toward a new economics del 1988 in cui lui identifica l’approccio che determina l’agire umano nel principio della codeterminazione: l’uomo non agisce solo in base al proprio utile, ma secondo quelle che sono le influenze della società e della personalità, oltre anche alla strategia.Smentisce inoltre altre convinzioni neo-classiche: le persone non cercano di massimizzare la propria utilità materiale bensì – in primo luogo – quella morale e quella del piacere; le decisioni inoltre non hanno una natura esclusivamente razionale ma anche e soprattutto etica e valoriale; infine le decisioni vengono sì dall’individuo, ma sono fortemente caratterizzate dalle collettività sociali.Da questa messa in discussione traspare un quadro meno razionalistico e – se vogliamo – più ottimistico in merito all’agire umano che a ben vedere si avvicina più alla realtà dei fatti rispetto ad analisi scientifiche e distaccate più attente al lato accademico che a quello descrittivo e comprensivo.Questo nuovo paradigma viene definito da Etzioni Io & Noi, col chiaro intento di dimostrare come le persone agiscano dentro al contesto sociale ed in osmosi con esso, senza che prevalga né l’individualità – come sostiene l’approccio individualistico – né la società come essenza livellata ed omogenea – come ritiene invece l’idea strutturalista. Per via di questa posizione apparentemente mediana, ma in realtà più attenta e condivisibile delle altre due, il comunitarismo di Etzioni è stato definito come “terza posizione”.Etzioni ha anche coniato il significativo termine di comunità responsabile (responsive community) che secondo il sociologo è un parametro fondamentale che contribuisce a costruire società molto più solide di quelle basate sulla mera condivisione di intenti mirata a massimizzare l’utile personale, con chiari riferimenti al “contratto sociale” di Rousseau ad altre interpretazioni di stampo illuministico e marcatamente razionaliste.Anche per quanto riguarda la concezione della persona, Etzioni rifiuta gli estremi della concezione utilitarista propria dell’illuminismo e dell’eccessiva irrazionalità che appartiene al romanticismo, sostenendo che, sebbene alla nascita ognuno di noi è di animo irrazionale, grazie agli aiuti e alle influenze della comunità si può creare un individuo equilibrato dotato di entrambe le anime.Analoga è la sua concezione della natura umana, anch’essa lontana sia da quella illuministica di stampo umanista (l’uomo è buono e solo le influenze esterne possono renderlo cattivo) sia da quella agostiniana, diametralmente opposta (l’uomo è cattivo e solo interventi esterni lo possono far diventare buono). Secondo Etzioni quindi l’uomo nasce fondamentalmente cattivo ma grazie alla comunità, la quale lo può aiutare a valorizzare le sue virtù, può diventare buono.Nel 1990 Etzioni ha fondato il Communitarian Network, un’organizzazione totalmente apolitica ed apartitica che si propone di riportare alla luce le radici morali, sociali e politiche della società. L’iniziativa ha avuto un grande successo e ad essa hanno aderito molti studiosi e sociologi, americani e non. Etzioni, identificato come il capo organizzativo ed ideale del movimento, si è prodigato per anni nell’organizzazione di convegni, conferenze e confronti volti ad analizzare il contesto sociale americano alla luce delle istanze comunitariste.L’assunto da cui egli parte è che la società americana oggi ha bisogno di ordine; e lo deduce dagli americani stessi, i quali chiedono a gran voce una legislazione più severa, un’applicazione più puntuale e rigorosa. Ma l’ordine non è solo di tipo legale ed amministrativo: c’è anche l’esigenza di riscoprire i valori morali e comunitari. Rispetto a queste richieste, Etzioni ha coniato una “regola d’oro” che accomuna tradizione e modernità, istanze concrete e ideali: “Rispetta e sostieni l’ordine morale della società come tu vorresti che la società rispettasse e sostenesse la tua autonomia”.Questa “regola” lascia intendere come ordine ed autonomia, peculiarità individuali ed esigenze della comunità non debbano essere in contrasto bensì integrarsi in un equilibrio armonioso.Etzioni indica altre condizioni per ottenere una società realmente coesa: l’ordine morale deve scaturire da valori comuni basati su consenso e condivisione che costituiscono un collante realmente efficace al contrario di espedienti utilitaristici come incentivi economici o addirittura coercitivi come repressioni e minacce.Per tracciare un quadro esauriente e completo, Etzioni affronta anche il problema della scelta delle modalità attraverso cui vengono prese le decisioni all’interno della società.Egli rifiuta con decisione la prassi illuminista che si affida alla democrazia deliberativa, individuando in essa alcune evidenti criticità (la mancanza di informazione che caratterizza i rappresentanti, la partigianeria legata ai sottogruppi di appartenenza di chi prende parte al processo decisionale, l’eccessivo tecnicismo che all’interno di tale processo sostituisce il lato valoriale e morale).L’alternativa proposta da Etzioni è rivoluzionaria non solo dal punto di vista concettuale ma anche da quello procedurale: lui la chiama discorso sui valori e consiste nella realizzazione di dialoghi morali incentrati su determinati valori, i quali una volta identificati vengono collocati in un contesto attuale, normativo ed amministrativo; da lì prosegue poi il processo decisionale e deliberativo; a livello macroscopico i discorsi prendono il nome di megaloghi e coinvolgono tutta la società.Ovviamente esistono delle regole da osservare per evitare che il discorso scada nelle storpiature che caratterizzano il dibattito democratico: l’avversario non va demonizzato e svilito, non si può mettere in discussione le convinzioni valoriali più profonde e fondanti degli altri gruppi, è da preferire il linguaggio dei bisogni, dei desideri e degli interessi rispetto a quello dei diritti (anche questa convinzione si può leggere come un rifiuto dei retaggi illuministici e della rivoluzione francese).Conformemente all’idea del discorso, Etzioni considera la legge come uno strumento mirato a rafforzare i valori ed essa viene vista prima di tutto come un’emanazione della moralità, una sua prosecuzione con altri mezzi.Da ultimo è interessante ed illuminante la definizione che Etzioni da di società: essa dev’essere come un mosaico in cui ciascuna comunità (etnica, religiosa, culturale ecc.) mantiene le proprie peculiarità, porta avanti le proprie tradizioni ed è orgogliosa della propria identità. Al tempo stesso queste comunità sono consapevoli di essere parte integrante di un insieme più vasto, omogeneo ma compatibile con le differenze citate e si impegnano nei confronti di un ordinamento comune e condiviso.Francesco

(Francesco),Il comunitarismo di Etzioniultima modifica: 2008-08-21T18:11:14+02:00da mangano1
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