Enrico Lenzi, Il 68 di Giovanni Cominelli

84931394.jpgda L’AVVENIRE 26 AGOSTO 2008

memoria

Consapevolezza di aver vissuto un periodo importante e una sfida ai giovani: siate protagonisti capaci di mettere in moto un cambiamento
«Il ’68? Grande occasione persa… a metà»

DAL NOSTRO INVIATO A RIMINI

« I l valore più forte del ’68? L’impres sione che fosse possibile cambiare». Non c’è nostalgia, ma la consa pevolezza di aver vissuto un periodo importante, anche se non decisivo, della storia recente di questo Paese. Pa role che assumono ancora più valore se si pensa che a pronunciarle è Pietro Mo- diano, direttore generale di Intesa-SanPaolo. «Siamo stati una generazione – rac conta – che ha pensato di poter risolvere in modo pa cifico i problemi lasciati dal la guerra mondiale», ma «l’abbiamo anche vissuto in modo semplicistico, com­mettendo molte stupidag gini ». Insomma un raccon to che mostra l’altro volto di quegli anni che Mario Ca panna, leader del Movi mento studentesco, conti759223405.jpg nua a rivendicare come «formidabili».
«Se lo furono, fu fino al 1969 – replica Modiano –, quan do avvenne la strage di piaz za Fontana. Da quel mo mento il movimento si in cattivì e prevalse la divisio ne. Ma prima eravamo bra vi ragazzi che volevano cambiare le cose, che ave vano visto la possibilità di ri bellarsi alle tradizioni, or mai incapaci di darci rispo ste ». Una visione condivisa da Giovanni Cominelli (attual mente responsabile del di partimento Sistemi educa tivi della Fondazione per la Sussidiarietà) che quel ’68 lo ha vissuto in prima perso na. Un’esperienza che Co minelli ha voluto racconta re nel libro «La caduta del vento leggero» (Ed.Guerini e Associati) passando attra verso le speranze, le illusio ni e i fallimenti di un cam mino generazionale.
«Il ’68 è stata un’occasione perduta?» come si doman dava il titolo dell’incontro, coordinato da Giancarlo Ce sana, docente universitario alla Bicocca di Milano, che visse il ’68 da tutt’altro fron te. «Esistono giudizi diversi a volte opposti su quegli av venimenti – commenta da vanti a una platea compo sta da molti giovani –. Fu certamente l’avvio per una spinta secolarizzatrice del l’intera società italiana.
Una spinta che continua». Per Pietro Modiano «il Ses santotto è stato il frutto di u na serie di fatti che erano maturati nel tempo. Ad e sempio il mio ’68 era inizia to nel 1963 con la marcia per i diritti umani a Washington guidata da Martin Luther King. Ricordo quegli anni come una storia di unione di una generazione, anche se poi ognuno, magari nel le occupazioni, si muoveva separatamente dagli altri i stituti ». Paradossi di una ri voluzione «vissuta col cuo re, più che con il cervello».
«Ci fu soprattutto la volontà di superare convinzioni e valori ormai subiti e non compresi», aggiunge Comi nelli, ricordando come «nel la fase iniziale di quel movi mento l’apporto principale venne dai cattolici, anche se poi prevalse uno scetticismo nella capacità di cambia mento della Chiesa che portò molti a scivolare nel l’ideologia comunista». Un percorso vissuto sulla propria pelle, ricorda anco ra Cominelli, che «mi ha portato a rivedere col tem po l’idea che il comunismo sia una bellissima idea ap plicata male, ma bensì una pessima idea, purtroppo realizzata perfettamente».
Eppure non tutto il ’68 è da buttare, riconoscono i rela tori, che lanciano una sfida ai giovani che li stanno a scoltando. «Oggi le indagini vi dipingono come una ge nerazione priva di speranza e ripiegata solo sul presen te – dice Cominelli –. Ma cre do che questa rappresenta zione sia più la proiezione di una mancata speranza della generazione adulta di oggi. Forse proprio noi a dulti dovremmo tornare a essere testimoni che un cambiamento è possibile». Concorda Modiano, anche se aggiunge che «esiste una responsabilità di tutti, ma o gnuno deve assumersela senza attendere che altri ve la affidino». L’invito è chia ro: siate protagonisti, capa ci di mettere in modo un cambiamento. «Siate critici – conclude Cesana –, ma di quella critica che significa capacità di vagliare ciò che vale e quello che va lasciato. Guardare al passato rileg­gendolo con gli occhi del presente» proiettandosi nel futuro.
Enrico Lenzi

Enrico Lenzi, Il 68 di Giovanni Cominelliultima modifica: 2008-08-26T19:52:00+02:00da mangano1
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