Davide Cerullo, Dalla prigione si evade anche con la filosofia

da LIBERAZIONE, 23 settembre 2008
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Davide Cerullo, Dalla prigione si evade anche con la filosofia

In libreria “L’innocenza della verità” di Giuseppe Ferraro, resoconto dei suoi corsi in carceri di massima sicurezza

Dopo La filosofia spiegata ai bambini , è in libreria un nuovo lavoro di Giuseppe Ferraro, L’innocenza della verità per le edizioni Filema, resoconto dei corsi di filosofia che il docente dell’Università di Napoli ha tenuto ai detenuti delle carceri di massima sicurezza di Bellizzi Irpino e di Carinola, nelle province di Avellino e Caserta. Si tratta di un libro dall’alto valore umanistico secondo cui gli irrecuperabili non esistono se non come invenzione della nostra cattiva volontà.
Nell’incipit, Ferraro racconta i motivi che lo hanno portato ad entrare tra gli ultimi individui della nostra miope società. «Mi sono spinto verso questi miei fratelli perché hanno i volti della mia terra, gli stessi che incontro per le vie della mia città. Sono venuto qui, da questa parte del mondo, dietro il mondo, quella dove siamo tutti uguali, normali di una normalità fuori dal comune».
Leggendo il libro di Ferraro, appare chiaro come, seguendo i suoi corsi di filosofia, i detenuti abbiano soprattutto avviato un percorso di autostima, grazie all’ascolto e ad un’accettazione priva di giudizio nei loro confronti.
L’esperienza di Ferraro è un atto di speranza, una speranza che guida verso i valori della conoscenza anche da un luogo terribile come può essere il carcere: «La filosofia è un’educazione sentimentale. Ogni educazione porta ai sentimenti, li solleva, li contorce anche, li libera e li trattiene, in un’esigenza di libertà». Attraverso questo libro, le lunghe distanze tra il lettore ed il mondo carcerario si accorciano, ricordando che fino a quando un detenuto vivrà prigioniero di diritti mancati, il nostro essere liberi risulterà uno scandalo.
Quello di Ferraro è un libro necessario, racconto di un’esperienza che cerca di riscattare coloro che hanno smesso di sperare, per i quali Ferraro scrive che «la restituzione è l’arte della relazione educativa e della giustizia, del rimettere in ordine la vita, del risarcirla».
Per l’autore, il carcere dovrebbe essere un luogo di trasformazione e di cambiamento e, a tale scopo, rivendica che il trattamento carcerario si basi su delle relazioni educative. Fare ciò, oltre che necessario, è possibile, mentre la cosa più difficile resta quella di giungere ad un’alleanza tra le varie istituzioni che con il carcere sono connesse. Dal libro emerge che la legalità è fatta di legami istituzionali restitutivi, ma la relazione educativa non si può limitare all’istruzione, deve diventare qualcosa che stia tra l’informazione e la formazione: «Il legame che ne viene è di un apprendere bene che faccia anche bene e sia bene». Il libro di Ferraro ci incita a fare la nostra parte affinché le cose non siano le stesse di sempre all’interno delle carceri, perché la nostra felicita è scandalosa quando non si lascia disturbare dal grido, lontano ma lacerante, del fratello che soffre, vittima di un’ingiusta giustizia.

Davide Cerullo, Dalla prigione si evade anche con la filosofiaultima modifica: 2008-09-23T23:48:00+02:00da mangano1
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