Francesca Casula, L’ETICA DELL’INSEGNANTE di G. Dejana

Giuseppe Dejana L’ETICA DELL’INSEGNANTE, ed. Aìsara, 16,00 €
di Francesca Casula
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Non poteva avere un tempismo migliore, Giuseppe Deiana, per pubblicare la sua ultima fatica, L’etica dell’Insegnante (ed. Aìsara, 16,00 €), proprio mentre tutti i protagonisti della scuola di ogni ordine e grado si preparano a scendere in piazza per manifestare tutto il dissenso possibile ai provvedimenti che tagliano i fondi alla scuola pubblica. Il libro, che capovolge il punto di osservazione del problema, arriva nelle librerie e non può passare inosservato agli occhi degli insegnanti, che riconosceranno a prima vista il “coltello” che in un certo senso tengono ancora dalla parte del manico: il registro. Non il registro di classe, ma il cosiddetto Giornale dell’Insegnante, ricalcato nella copertina del volume.
L’intera trattazione ruota attorno alla convinzione che solo mobilitando tutti gli strumenti di pensiero a disposizione la scuola potrà aprire un nuovo futuro a se stessa, ai giovani e, più in generale, alla società e al nostro Paese. Il processo di costruzione di una nuova scuola necessita di scelte strategiche sul piano culturale capaci di attivare un ampio dibattito soprattutto tra gli insegnanti, che sono i diretti protagonisti della formazione pubblica.

Deiana, che insegna Storia e Filosofia al Liceo “S. Allende” di Milano, lancia una vera e propria sfida ai suoi colleghi docenti, che sono chiamati a educare, oltre che istruire: «Se non sapremo trasformarci in docenti globali, intellettuali competenti, attivi e responsabili, animati dall’etica dell’insegnamento che non si limita a istruire ma impegna a educare, a ben poco serviranno le riforme, anche se fossero – come raramente accade – le migliori del mondo». Una provocazione salutare: il segno di un’autentica svolta nella direzione di una riforma dal basso che riconosca che il vero problema della scuola è costituito dagli insegnanti e dalla loro capacità di radicare l’identità di una professione particolare nel terreno della responsabilità etica, che lega inscindibilmente sapere e valori, competenza culturale e coscienza civile.

Il problema dell’atteggiamento etico dei docenti non può essere risolto né con un decreto che imponga severe norme di controllo e relative minacce di sanzioni, né con codici deontologici astratti e calati dall’alto. Si tratta, invece, di porlo innanzitutto come una questione di coscienza professionale nel guidare i comportamenti dell’insegnante che non siano deviati da fattori esterni o da interessi personali che non coincidano con quelli dello studente. È necessario, quindi, adottare meccanismi culturali capaci di richiamare tutti coloro che operano nella formazione a una visione etica del proprio lavoro mettendo al centro dell’attività quotidiana i ragazzi e il loro bisogno di crescita umana, intellettuale e morale. È indispensabile, quindi, che gli insegnanti comprendano i bisogni anche affettivi dei ragazzi, per intercettarne l’interesse e instaurare con essi un dialogo di crescita per loro ma anche per il docente. Un aggiornamento continuo, dunque, sui mezzi usati dai giovani, sul loro modo di intendere la socialità e la crescita personale, oltre che culturale.

La convinzione di fondo è che obiettivo primario della scuola non possa essere solo quello di preparare i ragazzi in base alle esigenze del mercato del lavoro, ma quello di formare cittadini attivi che siano in grado di scegliere consapevolmente le modalità della loro partecipazione alla costruzione della vita collettiva, nella dimensione locale e nazionale, continentale e mondiale – in una parola, globale.
Deiana arriva a proporre un decalogo, o meglio, una “ricetta”: i dieci ingredienti che un Insegnante (con la I maiuscola) deve avere. E immagina un “giuramento dell’insegnante” che riprenda lo spirito del Giuramento di Ippocrate, che i medici pronunciano quando si avviano alla professione. Una missione, quella dell’insegnante, che proprio come quella del medico deve prevedere innanzitutto la cura della persona nella sua complessità. Non è solo la trasmissione del sapere l’obiettivo del docente, ma anche e soprattutto il contributo alla formazione del cittadino, della persona, del civis che nella scuola si forma. Ecco dunque l’importanza dell’Educazione civica, spesso acclamata ma mai veramente sostenuta: una materia che non può essere appannaggio del solo insegnante di Storia, che in realtà è messo in condizioni di non svolgere, ma un compito che spetta a tutti gli insegnanti di tutte le discipline.
E dunque un docente che sia soprattutto un buon maestro: «Come i veri maestri, il buon docente nega di essere un maestro e fa tutto il possibile per non sembrarlo agli occhi dei suoi allievi, perché è convinto che insegnare equivalga ad imparare. Egli sa di non sapere, è severo innanzitutto verso se stesso, sa di non possedere alcuna verità assoluta, riconosce i propri limiti, sa adattarsi agli altri con spirito di tolleranza, detesta il fatalismo e il moralismo, coltiva la misura, la discrezione e l’educazione, sa rapportare il presente al passato mettendolo in relazione al futuro, sa coniugare la tradizione con la modernizzazione, valorizza in sé e negli altri la ragione e le buone passioni, legge, studia e medita, ama il lavoro ma non detesta il vero ozio come pausa di riflessione».

Francesca Casula

Francesca Casula, L’ETICA DELL’INSEGNANTE di G. Dejanaultima modifica: 2009-03-03T00:13:00+01:00da mangano1
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