Georgiamada, Scrittori e cronaca

da GEORGIAMADA 6 APRILE 2009
Scrittori e cronaca
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Elfriede Jelinek e Woody Allen

Due scrittori, due fatti di cronaca.
Vi segnalo due racconti presi dalla cronaca, che vi posto di seguito.
– L’austriaca Elfriede Jelinek vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2004, ha scritto questo pezzo sul caso Friztl pubblicandolo sul suo sito, Quel padre-dio che ha chiuso l’ Austria in cantina, Repubblica, 19 marzo 2009.
– Woody Allen ha scritto, Tails of Manhattam sul New Yorker ( 30 marzo 2009) ispirandosi al caso Madoff .

– Di Allen ne parla, Alessandra Farkas, riassumendo il racconto, Woody Allen e le aragoste contro Madoff. Nel racconto per il «New Yorker» la vendetta di due investitori truffati nell’imbroglio da 65 miliardi di dollari, Il corriere della sera, 23 marzo 2009.

– Bernard Madoff aveva ideato una struttura a piramide. Usa: arrestato ex presidente del Nasdaq per truffa da 50 miliardi di dollari. Se le accuse saranno confermate, si tratta di uno dei più grandi raggiri finanziari della storia, Corriere della sera, 8 dicembre 2008.

– Madoff in aula: «Sì, sono colpevole» Udienza per la maxi-truffa da 50 miliardi di dollari: l’ex numero uno di Nasdaq rischia 150 anni di carcere, Corriere della sera, 12 marzo 2009.

– Nelson D. Schwartz, Julia Werdiger, Il giallo della banchiera di Madoff in fuga dagli oligarchi frodati, Repubblica, 8 gennaio 2009, p. 20.

Quel padre-dio che ha chiuso l’Austria in cantina
Elfriede Jelinek

L’ AUSTRIA è un mondo piccolo, nel quale quello grande fa le sue prove. Nella cantina di Amstetten (molto più piccola ancora) ha luogo la rappresentazione – tutti i giorni, tutte le notti. Nessuna rappresentazione viene mai cancellata per nessun motivo. Anche le nascite sono parte dello svolgimento della giornata e della rappresentazione. Infatti, ci possono solo essere rappresentazioni. Nessuna cortina di ferro, neanche sbarre di ferro; le sbarre non sono necessarie, abbiamo creato la porta di cemento colato tra piastre di lamiera.
Le sbarre possono offrire una qualche visuale che – seppur parziale – sarebbe comunque meglio di non avere luce per niente. Ecco perché proprio qui non vale il detto: nessuna luce fra mille sbarre. Qui vale la parola del padre, che è pure già nonno, ma non è una cosa speciale: ci sono padri e nonni anche in una sola persona, c’è perfino la Santissima Trinità con le sue tre persone. Qui abbiamo un Dio-Padre, che riunisce in sé tutte le persone e che dice tutto quello che c’ è da dire.
Lo zelante padre si è anche dato molto da fare per abbellire le segrete. Forse ha perfino chiesto il parere della figlia abusata, la madre dei suoi secondi sette figli, sul colore delle piastrelle e su altri oggetti di arredamento, forse anche lei poteva dire la sua, ma non credo.
Probabilmente ciò avrebbe comportato la rinuncia ad un millimetro di potere da parte di questo DioPadre, Dio-Nonno, Padre-Elettricista, e magari questo millimetro di potere sarebbe venuto a mancare a quella gioiosa virilità, quando ne avrebbe avuto bisogno. Ma la nostra virilità l’abbiamo sempre a portata di mano, ecco perché dobbiamo avere sempre a portata di mano anche la femminilità – la legge è uguale per tutti, e se ad esempio in Tailandia vogliamo fare bella figura davanti alla macchina fotografica, la virilità serve (e molto), e questa virilità, nei momenti in cui non ce ne vogliamo servire, rimane ben custodita nel piccolo sacchetto variopinto che si trova sotto la grossa pancia, custodita per il viatico in questo sacchetto per ostie, il cui contenuto può trasformarsi: da parola a carne per poi tornare parola. E poi si procede alla distribuzione. In questo sacchetto ci sta tutto quello che ha rappresentato l’inferno per gli altri, che invece dicono dovrebbe essere il paradiso, un contenitore variopinto di impudicizia; siamo sicuri che Dio, il signor Nonno e Padre, se l’è tolto volentieri. In questi casi non conosceva pudore. Nel giardinetto di vita decorato con adesivi e disegni dei bambini (le rappresentazioni, come già detto, si svolgono al posto delle prove, perché non abbiamo più bisogno di provare, conosciamo già tutte le scene) Lui rappresenta se stesso, può rappresentarsi come vuole, può disturbare la rappresentazione quando vuole, perché è la sua rappresentazione. La rappresentazione di questo DioPadre-Nonno, il quale aveva creato un suo idillio seguendo – senza arte né parte – il modello del corpo femminile, con molte nicchie e corridoi. Non si può vedere il tutto da ogni parte. Non è difficile usare qualcosa come fosse un corpo di donna, quando non ce n’ è uno vero a disposizione: ci sono bambole gonfiabili, mele svuotate, animali… ma è già più difficile costruire delle stanze secondo il modello della donna e di decorarle con dei bei motivi, un tempio, costruito soltanto per la brama del Padre, un tempio sempre pronto, continuamente pronto per ricevere la presenza, che può anche essere un corpo di donna, basta che stia tranquillo. Là sotto la donna è (ed i bambini sono) l’unica presenza che conta. Forse avrebbe perso il diritto alla vita, se non ci fosse più servita per servircene. Chi non sta tranquillo, chi grida, viene liberato ed ha accesso alla casa di sopra. Non vogliamo problemi, si dice in Austria, quando non si vuole una sommossa.
Nel 1848 c’è stata una sommossa, ma non è durata a lungo, e nell’anno memoriale che finisce con l’ 8 non se ne parla, almeno non finora. Qui le sommosse non hanno mai avuto grande seguito e di solito rimangono senza conseguenza. I nazisti, nel 1938, quelli sì che hanno avuto maggior seguito. In questo paese non piacciono né i problemi né le sommosse, a meno che non si tratti di persone inermi, allora torniamo ad essere forti.
Qui in Austria tutto è una prova per qualcosa di futuro, di là da venire,e sembra che anche per la piccola famiglia delle segrete la libertà fosse già stata pianificata e progettata. Al più tardi in estate la figlia doveva essere ripresa da quella setta inventata e riportata a casa amorevolmente per essere posta nel talamo nuziale. Al più tardi in estate doveva essere trasferita. Col tempo sarebbe anche diventato troppo faticoso per il pater familias infilarsi ogni volta là sotto – l’età c’è, e cosa succede se mi ammalo? I figli. Sono faticosi. Al più tardi a 18 anni se ne vanno comunque dal villaggio, dove arrivano soltanto se non hanno nessuno e nessuno li vuole avere. La 19enne figlia/nipote si è data fuoco là sotto in quella cantina, si è sacrificata per la famiglia. Forse morirà, questa Giovanna d’Arco: Non è stata bruciata da neonata, quanto meno non ancora, e questo è un bene, così la si poteva bruciare più tardi come una nave, con la quale non si vuole mai più tornare indietro; non è stata bruciata perché forse ci servirà più tardi per salvare la famiglia. Ed in effetti ci è servita. Ne avevamo tanto bisogno! Quando avremo bisogno di questa figlia, non importa per che cosa, lei sarà lì. Meno male che l’ abbiamo fatta a suo tempo! Senza il sacrificio dell’anello più debole, dell’ unica figlia/nipote là sotto, non ci sarebbe stata salvezza.
Adesso che tutti coloro, che ancora potevano essere salvati, sono salvi, i politici temono che la reputazione dell’Austria possa subire un danno – sarebbe terribile. Già non si sentono più le grida, che provenivano dalla cantina, perché ovviamente era impossibile sentirle, non c’erano fenditure o crepe grandi abbastanza da far passare le urla, anche se avessero cercato di trovare un passaggio. C’erano solo delle fessure per l’aerazione. Il padre è un esperto in fessure, anche quelle dei corpi umani, soprattutto femminili, dato che è lui che le ha fatte. E’ lui che ha fatto tutto, perché sapeva fare tutto. Dio sia lodato. Niente urli, per carità! Non trapela nessun urlo, neanche quello di una partoriente. Forse, dopo tanti figli, ci si abitua un po’ a partorire. Se ne è rotto soltanto uno, ed infatti è stato smaltito nella caldaia.
Ci sono molte cose per le quali l’Austria è famosa, conosciuta, ben voluta, forse anche: desiderata. Una di queste cose è la parlantina delle donne allegre ed intelligenti, anche se non la possiamo sentire, ma è un’ altra cosa che prendiamoe ci portiamo via, insieme alle cose che dice il signoree che sono importanti, che dicono i signori per telefono al gestore di bordelli, che dicono alla squillo di lusso, le cui memorie una volta sono apparse brevemente in una rivista per poi scomparire di nuovo.
Nessuno deve crescere troppo, tutto deve rimanere tra noi, non vogliamo far trapelare nulla, altrimenti all’estero sparlano di noi. Volentieri diffondiamo la parola del padre attraverso i canali della patria, ed è lì che la riporteremo, quando ne avremo goduto abbastanza. Voi all’estero: ascoltate la nostra parola, ascoltate il Ballo dell’ Opera ed il Concerto di Capodanno, ascoltate tutto!, ma non le nostre urla! Vi preghiamo di non farci assolutamente caso, tanto neanche noi ci facciamo caso, e noi dovremmo essere i primi a saperlo. Ma le urla non giungono nemmeno fino alla casa del vicino o dalla cantina fino al soggiorno della propria casa.

L’ autrice è Premio Nobel per la letteratura 2004
Im Verlassenen © 2008 Elfriede Jelinek
Traduzione di Franziska Dörr Syllabos TC, Roma –
Repubblica, 19 marzo 2009.

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Esteri
la storia
Woody Allen e le aragoste contro Madoff

Nel racconto per il «New Yorker» la vendetta di due investitori truffati nell’imbroglio da 65 miliardi di dollari

NOTIZIE CORRELATE

Madoff in aula: «Sì, sono colpevole» (12 marzo 2009)

Usa: arrestato ex presidente del Nasdaq per truffa da 50 miliardi di dollari (12 dicembre 2008)

Dal nostro corrispondente Alessandra Farkas

Woody Allen (Reuters)NEW YORK – Due vittime di Bernard Madoff – la prima morta d’infarto, la seconda suicida – tornano in vita reincarnate come aragoste per mettere a segno una divertentissima e diabolica vendetta postuma contro il finanziere la cui maxi-truffa da 65 miliardi di dollari ha ridotto sul lastrico non solo loro ma migliaia di altri investitori privati, associazioni religiose e non profit. Dalle pagine del prestigioso New Yorker Woody Allen non ha resistito alla tentazione di azzerare i conti con il 70enne genio del male, oggi rinchiuso nel Centro Correzionale Metropolitano di Lower Manhattan. Protagonisti dell’ esilarante racconto breve infarcito di termini yiddish sono Abe Moscowitz e Moe Silverman. Due vecchi amici newyorchesi morti entrambi di recente, che si rincontrano nella piscina per aragoste di un elegante ristorante dell’ Upper East Side di Manhattan.
«Abe sei tu?», chiede Moe, che nel crostaceo scaraventato da un inserviente nell’acqua salata riconosce subito il vecchio dentista Moscowitz, morto due settimane prima d’infarto. «Sono proprio io», replica Abe all’amico Moe, che dopo aver perso tutti i risparmi di una vita nel crac Madoff si è suicidato buttandosi dal tetto del suo golf club a Palm Beach. «Ho dovuto aspettare mezz’ora prima di lanciarmi», ironizza Moe, «Ero il 12˚ della fila». Mentre i due filosofeggiano sulla bizzarra sorte riservata loro dalla provvidenza, Madoff e l’ingioiellatissima moglie Ruth entrano nel ristorante e si siedono ad un tavolo lì vicino. Alla vista dell’uomo che li ha mandati all’altro mondo, Abe è assalito da una crisi di riflusso esofageo. «Ogni mese ricevevo il suo estratto conto», mugugna, «sapevo che quei numeri erano troppo belli per essere kosher. Quando, scherzando, ho detto a Madoff che assomigliavano allo schema Ponzi, gli è andato di traverso un boccone di kugel».
«Giocavo a golf con lui in Florida», ribatte Moe, «quando non guardavi, spostava la palla col piede dentro la buca ». «All’inizio mi disse che non aveva spazio per un altro investitore», prosegue Moe, «più mi rifiutava e più io volevo entrare. Lo invitai a cena e mi promise di darmi il prossimo posto libero, ma solo dopo aver assaggiato le blintzes di Rosalee». A questo punto, il maitre scorta Madoff alla vasca delle aragoste. «L’untuoso pescecane analizza i candidati in base alla potenziale succulenza», scrive il regista di Manhattan e Mariti e Mogli, «puntando alla fine il dito verso Moscowitz e Silverman». «Dopo avermi rubato i risparmi di una vita, adesso mi vuole degustare in salsa al burro?» strepita Abe, ormai completamente fuori controllo, «Ma che razza di universo è mai questo?».
Il resto della storia vede i due amici rovesciare a colpi di coda la vasca e, tra gli applausi dei commensali che nel frattempo hanno riconosciuto il farabutto, ridurre Madoff in una maschera sanguinante. «Questo è per le vedove e le charities!», strillano. Alla fine della giornata le due aragoste vendicate raccolgono le poche forze rimaste e si tuffano nelle acque gelide e profonde della Sheepshead Bay, dove oggi vivono libere, Abe insieme ad una sogliola conosciuta quand’era ancora dentista a Manhattan. «Prima di spedirlo al Lenox Hill Hospital coperto di abrasioni e vesciche», conclude soddisfatto Allen, «riescono a persuadere l’untuoso ladro a dichiararsi colpevole. E a chiedere scusa per il monumentale raggiro».

23 marzo 2009

Georgiamada, Scrittori e cronacaultima modifica: 2009-04-06T19:20:00+02:00da mangano1
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