Daniele Raineri, Adotta un talebano….

da IL FOGLIO 13 maggio 2009
daniele raineri Adotta un talebano
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Ecco perché la crisi non colpisce al Qaida
La crisi colpisce o avvantaggia al Qaida? Ci sono soltanto dati, mezzi rapporti e notizie che rimangono a lato e in ombra, ma si può tentare di capirci qualcosa. Il mese scorso l’inviato speciale per l’Afghanistan e il Pakistan dell’Amministrazione Obama Richard Holbrooke si è mostrato preoccupato. Al briefing di Bruxelles con gli ambasciatori Nato, l’americano ha spiegato che la prima fonte di denaro per il nemico non è il traffico di droga di dimensioni fantastiche in uscita dall’Afghanistan, ma è piuttosto il flusso di donazioni private in arrivo dal Golfo Persico, dai regni sunniti come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I diplomatici europei (quello turco forse no) sono rimasti sbigottiti: il contante che finisce ai talebani grazie all’esportazione di oppio è una cifra sconosciuta ma alta, compresa tra 150 milioni e 300 milioni di dollari ogni anno. Ora la notizia – grazie al Financial Times – è che gli eroinomani del mondo sono soltanto i secondi contribuenti alla causa miliardaria, e prima viene la beneficenza araba: “Adotta un talebano”.

Evidentemente la “Golden chain” funziona ancora. La vecchia catena d’oro, secondo la definizione di un disertore di al Qaida, Jamat al Fadl, è una lunga lista di sponsor finanziari insospettabili che sostiene e appoggia al Qaida con versamenti di denaro. Una copia su carta dell’elenco fu sequestrata nel marzo 2002 dalla polizia bosniaca in un ente di beneficenza internazionale con sede a Sarajevo, ma la lista originaria risale a prima, al 1989 secondo l’ex zar dell’antiterrorismo americano Richard Clarke. Tra gli sponsor inclusi c’erano anche almeno venti tra gli uomini d’affari e i finanzieri più in vista del Golfo, e alcuni ex ministri sauditi.

La Catena d’oro è nata anche prima del 1989. E’ il risultato di quell’immenso spostamento di volume di denaro che negli anni Ottanta innaffiò con generosità mai vista prima gli oppositori islamici dell’invasione sovietica dell’Afghanistan e li trasformò da pezzenti in signori della guerra. Da tenere a mente, quando si sente il ritornello “l’occidente non può vincere in Afghanistan perché nemmeno i russi non ci sono riusciti”. In realtà l’Armata rossa aveva di fronte almeno sei paesi coalizzati tra loro – Arabia Saudita, Pakistan, Stati Uniti, Gran Bretagna, Egitto e Cina – che non impegnarono direttamente i loro soldati, ma impiegarono tutta la loro potenza economica. L’Arabia Saudita seduta su un mare di petrolio era alla testa della raccolta fondi. Aveva pure annunciato la politica della doppia donazione: per ogni dollaro versato da un privato saudita a favore della causa afghana, il regno avrebbe donato un altro petrodollaro pubblico.

Le donazioni vanno avanti anche oggi, in tempi di crisi. Il motivo è semplice: per quanto ingenti, le donazioni sono soltanto una parte irrisoria delle ricchezze del Golfo. Il prezzo del greggio può crollare, ma i costi del terrorismo sono tutto sommato contenuti. L’attacco alle Torri Gemelle è costato 400 mila dollari. Durante la campagna contro l’Iraq, al Qaida arrivava a pagare i volontari locali con cifre irrisorie: cinquanta dollari per piazzare una bomba, duecento per una decapitazione. In Afghanistan, oggi, si può comprare la giornata di una recluta pachistana con poco, anche soltanto dieci dollari: esperienza e addestramento inesistenti, ma pur sempre manodopera economicissima. Il generale Stanley McChrystal, appena nominato comandante delle operazioni, ha tra i suoi compiti anche quello di “grippare il motore economico dei talebani”, la coltivazione di papaveri. Ma anche se riuscirà a bloccare il flusso di eroina in partenza, come farà con il fiume sotterraneo di denaro in arrivo da est?

Daniele Raineri, Adotta un talebano….ultima modifica: 2009-05-14T20:03:00+02:00da mangano1
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