Paolo Mereghetti, L’ANTICRISTO di Von Trier

dal CORRIERE DELLA SERA, 18 MAGGIO 2009
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SGHIGNAZZI E «BUUU» DI DILEGGIO PER IL FILM SCANDALO TRA SANGUE E SESSO
L’«Anticristo» di von Trier,
provocazione in salsa horror
Per il regista la donna ha in sé il germe del Male e per questo merita la morte. Altrimenti sarà lei a darla all’uomo

da uno dei nostri inviati Paolo Mereghetti

CANNES – Scandalo doveva essere e scandalo è stato, con sghignazzi durante il film e sonori «buuu » di dileggio alla fine della proiezione per la stampa. Fosse stato in sala, Lars von Trier non si sarebbe addolorato. Il suo scopo evidente è quello di fare scandalo e con Antichrist c’è perfettamente riuscito. Per una volta, però, con «mezzi» che anche i suoi fedelissimi potrebbero mettere in discussione.
Il film racconta la complicata elaborazione del lutto di un uomo e una donna (Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg) segnati dalla perdi?ta del figlioletto, precipitato da una finestra mentre i due genitori erano troppo coinvolti a fare l’amore. Il dolore però sembra attanagliare più la madre che il padre, forse capace di elaborare maggiori difese grazie alla sua professione di psicoterapista. E per aiutarla con la sua esperienza si trasferisce con la don?na in una casetta isolata nei boschi, che nei sogni della madre sembra coagulare molte delle sue paure.
Che si tratti di un viaggio dall’altissimo valore metaforico lo si capisce subito, quando il regista rifiuta di farci conoscere i nomi dei suoi due protagonisti ma non esita a bat?tezzare la casa nella foresta col nome di Eden. E in effetti, tutto il film, dopo il prologo in bianco e ne?ro dove assistiamo alla tragedia che scatena tutto, è un intreccio dove non si può mai distinguere fino in fondo cos’è vero e cos’è immagina?to, cosa razionale e cosa no, cosa simbolico e cosa realistico. Anche se il regista cerca di filmare tutto con il medesimo sguardo concretissimo e puntuale, senza preoccuparsi se si tratti di scene di sesso (numerose ma poco fantasiose) o di violenza, molto più inventiva e soprattutto raccapricciante.
Perché quando sembra che la donna abbia finalmente superato le sue paure, dopo i capitoli dedicati al Lutto e al Dolore, il film rivela il vero obiettivo di Lars von Trier, che non è certo quello di raccontare una storia dolorosa ma piuttosto di ribadire l’ambigua identità che le donne (quelle dei suoi film e della sua fantasia, almeno) sembrano sta?bilire tra piacere e (auto)punizione, tra sessualità e morte. È almeno dai tempi delle Onde del destino che l’umiliazione sessuale femminile dovrebbe in qualche modo innescare un processo di redenzione a favo?re dell’uomo. Qui il regista va più in là, perché la protagonista tira in ballo addirittura la persecuzione delle streghe del XVI secolo per giustifi?care la convinzione che la donna porti dentro di sé il germe del Male e per questo meriti la morte. Altrimenti sarà lei a darla all’uomo.
Per quanto confusa e approssi?mativa possa essere que?sta idea, von Trier non cerca di lavorare sui modi con cui la protagonista potrebbe elaborare queste angosce, ma si preoccupa solo di illu?strarle, con un puntiglio che trasforma le pulsioni dell’inconscio in im?magini di un piatto e scontato (per quanto raccapricciante) realismo: peni che buttano sangue, macine da mola in?filate nelle gambe, labbra vaginali automutilate, in una mezz’ora finale di sofferenze sado-maso a cui i due attori si sottopongono con una costanza degna di miglior causa. E che ottengono solo lo scopo di confermare il regista danese come il più inutilmente provocatorio campione del disprezzo femminile.

Paolo Mereghetti, L’ANTICRISTO di Von Trierultima modifica: 2009-05-18T17:56:00+02:00da mangano1
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