Francesca Santoro, Ben Gurion il profeta armato

David Ben Gurion, Il “Profeta Armato”
lunedì 25 maggio 2009, posted by khayyamsblog@gmail.com

di Francesca Santoro

Partendo dalla prima giovinezza in Polonia, in questo originale volume Vito Cirillo disegna un completo e approfondito profilo del leader politico David Ben Gurion, una figura che fu davvero fondamentale per il ritorno del popolo ebraico in Palestina e per l’affermazione dello Stato di Israele. Durante la lettura del libro si ripercorre in modo affascinante la formazione politica e culturale di un Ben Gurion giovanissimo e già fondatore di un’associazione sionista, ottimo conoscitore del Vecchio Testamento e della lingua ebraica.

È in questo periodo, che il futuro leader di Israele sperimenta sulla propria pelle il diffuso antisemitismo (sentimento purtroppo mai domo) che ormai serpeggiava tanto in Russia quanto in Polonia: a Varsavia, infatti, non potrà frequentare alcun istituto scolastico: si fa forte così in lui il desiderio di recarsi nella terra degli avi, e nel 1906, a soli vent’anni, torna nella terra amata e conosciuta nel Vecchio Testamento.
Anche attraverso la sua corrispondenza, l’Autore ricrea l’atmosfera di forte coinvolgimento emotivo e ideologico che caratterizzò l’arrivo di Ben Gurion in Palestina. Immediatamente attivo negli insediamenti contadini, Ben Gurion si distinguerà per le sue capacità politiche e organizzative: come sindacalista difenderà i diritti dei lavoratori della terra, ebrei ed arabi; darà vita alla prima organizzazione ebraica di autodifesa in Palestina.

Ma con la confusione ed il disordine provocati dallo scoppio della Prima guerra mondiale, Ben Gurion decide di partire per gli Stati Uniti, dove al tempo gli ebrei raggiungevano il milione e mezzo, per cercare di conquistare alla causa sionista tutti coloro che risultavano contrari o indifferenti. Avvia così una serie di incontri e conferenze in giro per l’America e quando gli Stati Uniti entreranno in guerra a fianco della Gran Bretagna, costituirà un corpo militare ebraico che avrebbe combattuto a fianco degli americani. Fu richiesta la sua collaborazione quando anche gli inglesi vollero creare una brigata ebraica che combattesse in Palestina: Ben Gurion riuscì a coinvolgere 4000 volontari ebrei americani e fu costituita la “Legione ebraica”.

Deluso dalla Dichiarazione di Balfour del 1917, che secondo lui non avrebbe permesso agli inglesi di restituire la Terra d’Israele agli ebrei, finita la guerra intraprende nuovamente la sua attività politica e sindacale per conseguire la massima unità del movimento operaio ebraico. Quando nel 1920 la Gran Bretagna ottiene dalla Società delle Nazioni il Mandato sulla Palestina, tutto ciò che tempo prima Ben Gurion aveva preconizzato trova attuazione nella nascita della “questione palestinese”. Un problema che Ben Gurion definiva impossibile da risolvere soprattutto per la mancanza di realismo e volontà politica che caratterizzava gli attori politici coinvolti.
Venuto ai ferri corti persino con Chaim Weizmann, capo dell’organizzazione sionista mondiale – perché ritenuto responsabile di una debole difesa nei confronti dei coloni ebrei in Palestina – dal 1920 in poi contribuirà fortemente alla creazione del sindacato Histadrut e in seguito alla diffusione del laburismo di cui si era fatto promotore.

Attraverso la disamina dei suoi interventi ai congressi sionisti, il libro dà particolare risalto a quello di Praga del 1933, in cui Ben Gurion afferma nettamente la necessità che sia gli ebrei sia gli arabi possano vedere applicato il diritto a vivere in Palestina e di raggiungere l’indipendenza nazionale: in tal senso, l’attualità delle affermazioni di Ben Gurion è davvero sorprendente. Egli era convinto che arabi ed ebrei dovessero risolvere da soli la situazione senza l’intervento della Gran Bretagna. È proprio con la Gran Bretagna, infatti, che si presenteranno i maggiori problemi per il popolo ebraico. L’approvazione del Libro bianco nel 1939, in cui si annunciava la costituzione di uno stato palestinese arabo, fu un duro colpo per il movimento sionista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si rinforza in Ben Gurion la convinzione che, per le sorti degli ebrei palestinesi, essenziale sarà il ruolo svolto dagli Stati Uniti.

Con la costituzione dello Stato di Israele, il 14 maggio del 1948, in veste di capo del governo, Ben Gurion si troverà a dover risolvere, grazie all’intuito politico e alla lungimiranza che lo caratterizzavano, numerosi problemi che non riguardavano solo i confini dello stato ed il rapporto con i palestinesi, gli attacchi provenienti dal Libano, Egitto, Siria e Giordania, ma anche l’organizzazione paramilitare di destra Irgun decisa a destabilizzare il paese appena nato.
Ai successi militari seguirono quelli politici e diplomatici come, per esempio, il riconoscimento da parte di Stati Uniti e Unione Sovietica e l’ammissione all’Onu nel 1949.

Dal volume di Cirillo che non ha caso ha scelto un titolo significativo – indicando Ben Gurion come il “profeta armato” – esce il ritratto di un uomo politico di grandi capacità, intelligenza e afflato religioso che non mancò mai di forte decisionismo. Realismo e pragmatismo caratterizzarono ogni sua scelta, come quando, evidenzia l’autore, si dimise nel 1953 da capo del governo (per poi ricoprire quella carica, nuovamente, qualche anno dopo), convinto che la sua condotta potesse danneggiare Israele.
I risultati raggiunti nei suoi quindici anni di governo (un paese che aveva moltiplicato il suo reddito nazionale, una piena e forte democrazia, con 14 partiti rappresentati in Parlamento; sul piano sociale operavano numerose sigle sindacali e su quello culturale una ricca e variegata offerta di quotidiani), permettono di comprendere la grandezza del suo operato e perché venga generalmente considerato uno dei più grandi ebrei della storia: l’iniziatore e l’architetto dello Stato ebraico ma anche uno dei grandi protagonisti della storia del Novecento.

Francesca Santoro, Ben Gurion il profeta armatoultima modifica: 2009-05-25T18:48:10+02:00da mangano1
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