Leonetta Bentivoglio, Strazzulla signorina del fantasy

dal LA REPUBBLICA

INTERVISTA / Parla la scrittrice diciottenne di cui sta uscendo il secondo romanzo
Il primo libro è stato un grande successo, secondo volume di 900 pagine
Strazzulla, signorina del fantasy
“E’ l’epica del nostro tempo”
di LEONETTA BENTIVOGLIO

Chiara Strazzulla

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Lo stile mischia ingredienti radicati nella memoria collettiva. Epica millenaria, caratterizzazioni delle sorti di interi popoli, personaggi che fungono da esempi di tipi umani. I nomi vengono da varie mitologie: greca, indiana, celtica e nordica, ma anche leggende africane e miti aztechi. E per battezzare gli eroi principali, trenta o quaranta o forse più, tanto per semplificarci la lettura, si attinge a lingue quali il latino, il gaelico e le orientali. Percorrendo il testo dovremo ricordarci che Magus è l’emissario degli dei, che il Thar Kh’à Rún è il più cattivo tra i cattivi, che Gavrilus Sulpicius, stagionato re degli Elfi, appare tra le righe anche come Acciaio perché ha questo soprannome, e che non bisogna confondere il gruppo degli Alleati con quello delle Guide o la banda dei Gremlin con la compagnia dei Demoni o dei Morti. L’intreccio di registri narrativi pesca in rievocazioni leggendarie: il realistico s’alterna al fiabesco, l’elegiaco all’aulico. E la trama viaggia lungo flussi affastellati e mobili, tessendo un arazzo ambiziosissimo.

Fin qui niente di cui stupirsi. Il gioco è quello classico del fantasy: saghe eroiche, passati più che remoti, universi alternativi, mondi medioevaleggianti e barbarici, elementi sovrannaturali e di magia. Però stavolta s’aggiunge un segno nuovo. Perché se nella consuetudine del fantasy – lo insegna Tolkien, padre di tanti affreschi post-moderni – è facile per il lettore seguire e sostenere i portatori sani di virtù quali il coraggio, la perseveranza e la fedeltà nell’amicizia, insomma i buoni che saranno anche i vincenti, ne La strada che scende nell’ombra, libro-kolossal della diciottenne Chiara Strazzulla appena pubblicato da Einaudi Stile Libero (pagg 889, 22 euro), comprendere per chi fare il tifo può provocare il mal di testa. Tutto è friabile e ribaltabile “come nella vita”, avverte con piglio filosofico la più giovane autrice di fantasy italiana, “dove i confini tra bene e male sono sempre più ambigui”. Dunque se l’Ombra malvagia si è destata minacciando le Otto Genti, per sgominarla partono non splendidi cavalieri, ma gli impresentabili “Peggiori”: un’armata Brancaleone di fuorilegge e cialtroni dove spiccano un omicida, un terrorista, un mercenario, un mercante di schiavi e un ladro esperto nell’uso di esplosivi. Gentaglia piena di risorse.

Siciliana di origine, trapiantata con la famiglia a Ciampino, papà agronomo e mamma biologa, Chiara ha fatto il liceo classico a Roma con esiti ovviamente eccellenti e coltiva un amore sfrenato “per la letteratura e l’arte in genere, anche pittura e musica”. Il suo primo romanzo, Gli eroi del crepuscolo, con cui Einaudi l’accolse come unica autrice fantasy della propria scuderia, uscì un anno fa riscuotendo un notevole successo: 40.000 copie vendute e diritti di traduzione acquistati in Germania e forse presto altrove. Ha scritto il migliaio di pagine de La strada che scende nell’ombra preparandosi agli esami di maturità, tanto per divagarsi un po’, e ora frequenta la Normale di Pisa, corso di laurea in Lettere Antiche. Legge romanzi da quando aveva tre anni, “e nell’infanzia i miei autori preferiti erano Salgari, Stevenson e Verne. Ho sempre detestato le varie storielle amorose di ragazzine e shopping”. Le piace Dante (ma guarda) e adora i classici greci e latini, “in particolare Omero e Apollonio Rodio”. Ha divorato la letteratura europea ottocentesca ma non solo: “A quindici anni ho letto l’Ulisse di Joyce e l’ho trovato una pietra miliare” (sic).
Joyce figura nella sua triade prediletta insieme a Dostoevskij e a Wilde. La irritano i romanzi d’amore (“temo di non essere romantica”), mentre le piacciono il mistery, l’avventura, la fantascienza, il giallo, classici della modernità come Cent’anni di solitudine e scrittori italiani quali Camilleri e Lucarelli, “insomma tutto ciò che è narrazione di una storia. Non amo chi nei libri s’interroga sull’esistenza o costruisce drammi intellettuali. Per questo, così come per il sentimento dell’amore, c’è già la sfera della vita reale. Perché fare un duplicato di discorsi e pensieri che occupano i nostri giorni? Scrivere vuol dire inventare dimensioni nuove”.

Si è data al fantasy ignorando playstation e manga (all’opposto di Licia Troisi, i cui libri si nutrono di suggestioni visive) e nella convinzione che questo genere sia “la nuova epica del nostro tempo”. Ammiratrice di Tolkien (“mi affascina il fatto che sia un filologo”), non stima il collega-ragazzino Christopher Paolini, l’autore di Eragon, “poco curato nella forma”, e giudica Harry Potter “divertente ma non da includere nel canone dei grandi libri”. Certo la scrittura, nelle opere della precoce Strazzulla, è levigata e matura, esplicitamente intrisa di ottime letture, e anche per questo ha conquistato Einaudi.

Spiega Severino Cesari, responsabile con Paolo Repetti della collana Stile Libero: “Chiara è arrivata da noi al momento giusto. Volevamo aprirci ai fantasy per young adults e lo vogliamo ancora: l’anno prossimo cominceremo a pubblicare la trilogia Leviathan dell’americano Scott Westerfeld. Ci interessa seguire questo genere in continua evoluzione, che suscita dibattiti in rete e crea tendenze. Optammo subito per la Strazzulla riconoscendo un vero talento narrativo e anche per la sua cifra originale nel delineare le categorie di Bene e Male: negli Eroi del crepuscolo i vincenti erano una “sporca dozzina”. Non gli Eterni, immortali e prediletti dagli dei, ma gli ibridi e i mezzosangue. Non la stirpe degli alti e biondi, ma i neri”. Premonizione dell’èra Obama? Chissà. Quel che è certo è che nella Strada che scende nell’ombra Chiara osa ancora di più e infrange la convenzione dell’happy end: “A una storia come questa, dove indagando motivazioni di buoni e cattivi tutto pare rovesciarsi”, dice, “non può essere imposta una fine limpida e risolutoria. Gli stessi personaggi si chiedono se quanto è accaduto sia giusto o no”. Che i genitori s’interroghino sulla chiarezza dei cardini morali trasmessi ai figli.

(3 luglio 2009)

Leonetta Bentivoglio, Strazzulla signorina del fantasyultima modifica: 2009-07-03T18:59:08+02:00da mangano1
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