Laura Larcan, SORPRESE Generalismo senza banalità Torino stupisce mostrando… tutto La Pinacoteca Agnelli accoglie “The Museum of Everything”, 300 opere alternative, realizzate da creativi non convenzionali, tra mistici, medium, disabili e visionari com

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SORPRESE
Generalismo senza banalità
Torino stupisce mostrando… tutto
La Pinacoteca Agnelli accoglie “The Museum of Everything”, 300 opere alternative, realizzate da creativi non convenzionali, tra mistici, medium, disabili e visionari compulsavi
di LAURA LARCAN

TORINO  –  Il grande pittore francese Jean Dubuffet le trovava affascinante, e il graffitista americano Jean-Michel Basquiat se n’è completamente ispirato. E ora una mostra rende loro giustizia. Si tratta delle forme d’arte spontanea, svincolate dall’estetica tradizionale o convenzionale, quelle forme creative proprie di individui outsider, alienati o intimamente bambini, autodidatti dai lavori alternativi, mistici e sensitivi con poteri da medium, persone visionarie, ossessive e compulsive, ma anche persone con disabilità fisica o mentale. Creativi non professionisti le cui opere sono state raccolte per la prima volta in una mostra “The Museum of Everything” (il museo di tutte le cose) ideata dal giovane collezionista inglese James Brett (43 anni), che dopo l’exploit a Londra tra l’ottobre e il febbraio scorso, sbarca alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli dall’1 aprile al 29 agosto con un progetto espositivo di circa trecento opere curato insieme a Paolo Colombo, e realizzato col sostegno della Compagnia di San Paolo, a ripercorrere una creatività “diversa” ma non meno suggestiva nel corso di tutto il Novecento.

LE IMMAGINI

Imprenditore d’oltremanica, James Brett si occupa di cinema, arte, architettura e design, ma quella con il “museo di tutte le cose” è stata una folgorazione, come racconta lui stesso: “Mi è venuto come una visione, un segno di Dio. Ho letto un articolo su un mio omonimo di circa 85 anni  –  William Brett  –  che vive sull’Isola di Wight proprio nella scuola che aveva frequentato 80 anni prima. William ha trascorso tutta la sua vita raccogliendo cose, frammenti e pezzetti di oggetti provenienti dall’isola, dal suo paese, e dalla sua vita: vecchi libri di scuola, assi del gabinetto, pacchetti di sigarette e bottiglie di latte, uniformi dei soldati della prima guerra mondiale. Accumulò tutte queste cose nella sala della sua scuola chiamandola The Museum of Everything”.

Dal bazar di oggetti comuni dell’anziano signore (col suo permesso per adottarne il titolo) è nata la raccolta di “tutte le cose” tra dipinti, disegni, sculture, incisioni, oggetti, installazioni e libri. Ecco l’arte segreta di Henry Darger, il custode dell’ospedale cattolico di Chicago, che firma una serie unica di cinque pezzi in sequenza, il sensitivo Augustin Lesage che dice di dipingere secondo quello che gli comunicano gli spiriti, come racconta Brett “Augustin ascoltava le loro istruzioni seguendole alla lettera”. Ci sono i libri dell’artista americano sordo James Castle, e le fotografie del ceco Miroslav Tichý.

Ma soprattutto le sculture di materiali di riciclo dell’indiano Nek Chand, famoso oggi per il suo colossale Rock Garden a Chandigarh, nell’India del Nord. “Nek Chand era una persona molto particolare  –  racconta Brett – Quando gli è venuta l’idea di creare un regno costruito con i resti riciclati dei villaggi in rovina per creare Chandigarh, le tremila statue del Rock Garden parlano della natura dell’umanità, che diventa spirituale grazie alla sua purezza”. Ma che tra sculture di perline, rottami e piatti rotti è diventato il luogo preferito dai bambini per giocare. Tra gli altri, dice Brett: “Charles AA Dellschau rappresenta macchine volanti, degli amalgama che consentono di comunicare con le forze dello spazio e con gli alieni, Donald Pass afferma di avere avuto una visione della Resurrezione in una chiesa, e ha dedicato il resto della sua vita a riprodurre quest’evento, il lavoro di Gertrude Morgan testimonia la relazione fra l’artista e Gesù, che le avrebbe permesso di dipingere la Sua immagine per raccogliere denaro da devolvere alla sua Faith Mission”.

In mostra anche capolavori di straordinari artisti meno noti al grande pubblico come Morton Bartlett, Joseph Karl Radler, Bill Traylor, Howard Finster, Judith Scott, George Widener e gli italiani Carlo Zinelli e Giovanni Galli. La singolarità delle mostra sta anche nei contributi letterari, a mo’ di commentari-confidenze, da parte di grandi artisti David Byrne, Christian Boltanski, Nick Cave, Paul Chan, Jarvis Cocker, Annette Messager, Hans Ulrich Obrist, Grayson Perry e Ed Ruschi. E per la mostra di Torino si sono scomodati anche John Baldessari, Maurizio Cattelan, Marlene Dumas, Cornelia Parker, Paula Rego e Francesco Vezzosi. “L’idea fondante del museo è quella di non avere preclusioni  –  commenta Paolo Colombo – collocandosi agli antipodi dei gate keeper, cioè di quelle persone o strutture, il cui scopo è più quello di rendere inaccessibile e chiuso un sistema – in questo caso chiudendo le frontiere tra diversi ambiti culturali  –  che esplorare altrove”.

Notizie utili – “The Museum of Everything”, dal 1 aprile al 29 agosto, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Via Nizza 230, Torino.
Orario: 10-19 da martedì a domenica, chiuso il lunedì.
Ingresso: intero ?7, ridotto ?6, gruppi ?3,50
Informazioni: tel. 011 0062713, www.pinacoteca-agnelli.it

Laura Larcan, SORPRESE Generalismo senza banalità Torino stupisce mostrando… tutto La Pinacoteca Agnelli accoglie “The Museum of Everything”, 300 opere alternative, realizzate da creativi non convenzionali, tra mistici, medium, disabili e visionari comultima modifica: 2010-04-06T15:23:49+02:00da mangano1
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