Francesco Alberoni, Le qualità di un capo

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dal CORRIERE DELLA SERA
PUBBLICO&PRIVATO
Le qualità di un buon capo e di una leadership di gruppo
Può essere un’esperienza bellissima, io l’ho vissuta

Che cosa deve fare il capo? Conoscere l’ambiente in cui opera la sua impresa, capire cosa si sta facendo, vedere gli errori, sapere dove si deve andare e tracciare la rotta. In una impresa di largo consumo deve essere capace di intuire che cosa può interessare i consumatori, in politica che cosa desiderano intimamente gli elettori e come parlare loro per convincerli.
Ma per scoprirlo non bastano le ricerche demoscopiche o di mercato, i calcoli e i ragionamenti degli uomini del marketing, le formule degli addetti alle vendite, le trovate dei pubblicitari. Per scoprirlo occorre una visione del mondo, una comprensione profonda dell’animo umano, e percepire lo spirito dei tempi e la direzione del mutamento.

Se il capo non ha queste qualità, tutti i suoi dirigenti, esperti, consulenti, per quanto preparati e abili non possono sostituirlo.
Ciascuno di loro ha solo una visione parziale per cui, nella migliore delle ipotesi, fa andar bene il suo settore, nella peggiore lusinga il capo per fare carriera e scavalcare gli altri. Inoltre il cattivo capo non sa scegliere i suoi collaboratori, i suoi dirigenti. Si affida al parere degli amici del suo ambiente che, essendo come lui, gli indicano persone inadatte.
Oppure si infatua di qualche guru che, pieno di arroganza, gli combina solo guai. E, non sapendo decidere, organizza in continuazione comitati in cui gli esperti litigano fra di loro e non concludono nulla. Noi parliamo sempre del capo come di un individuo singolo. Cosa succede se non c’è una persona che assomma in sé tutte queste qualità? Non c’è nulla da fare oppure invece è possibile una direzione collegiale, una leadership di gruppo? Sì, è possibile. Avviene in alcune aziende familiari i cui membri si stimano reciprocamente e sono molto legati. Ma può avvenire anche quando in una impresa si forma un piccolo gruppo affiatato, che condivide gli stessi valori, lo stesso fine, in cui ciascuno dice fino in fondo quello che pensa, sicuro che gli altri lo prenderanno sul serio. Poi sceglie uno di loro per organizzarsi e lavorare con regolarità.

Io ho avuto personalmente questa esperienza negli anni ’70, quando alcuni dirigenti della Barilla e un pubblicitario hanno inventato, realizzato e portato a uno strepitoso successo Mulino Bianco. Era veramente come se ci fosse un’unica intelligenza, un unico capo, tanto erano uniti, e tanto il loro dialogo era serrato, lucido, creativo.

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Francesco Alberoni, Le qualità di un capoultima modifica: 2010-04-12T16:19:00+02:00da mangano1
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