LIANA MILELLA,”Così è inutile, meglio seppellirlo”

da LA REPUBBLICA

 

dl intercettazioni, il dubbio del Cavaliere
“Così è inutile, meglio seppellirlo”
La minaccia dei finiani: contesteremo il ddl in aula a palazzo Madama
di LIANA MILELLA
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ROMA – Tre fatti, e un antefatto, costituiscono la nuova puntata del fotoromanzo delle intercettazioni. Svoltasi ieri, fotogramma per fotogramma, tra Camera e Senato. Il primo fatto: la linea “durissima” di Fini. Che parla con Gianni Letta e conferma di essere “fermamente convinto” nel voler difendere fino allo stremo il diritto di cronaca, e quindi la necessità di modificare la legge sulle intercettazioni. L’emendamento Bongiorno sugli atti pubblicabili “almeno per riassunto deve assolutamente rientrare”. Se non dovesse essere così la pattuglia dei dodici finiani del Senato è pronta ad alzarsi e ad andarsene dall’aula quando comincerà la discussione.

Il secondo fatto: la mediazione del presidente del Senato Renato Schifani che, politicamente, decide: “Non voglio veder uscire da questo palazzo una legge bavaglio”. E per tutta la giornata, nella massima riservatezza, decide di diventare protagonista della possibile intesa. Con l’obiettivo di raggiungere “un accordo politico finale” che medi tra il testo chiuso in commissione e quello della Camera. E che ruota intorno a questo risultato: “A palazzo Madama dobbiamo riuscire a ottenere un definitivo punto di intesa che poi passi anche a Montecitorio”. Quindi un articolato che tenga conto delle richieste dei finiani e della clausola salva-cronaca della Bongiorno. Schifani si spende in prima persona, sente i capigruppo di maggioranza e opposizione. Benedice l’incontro tra Gasparri, Quagliariello e Cicchitto.

Terzo fatto. Alle otto di sera Schifani convoca Angelino Alfano e parla con lui per un’ora. Il Guardasigilli è preoccupato per quella che i media già battezzano come una marcia indietro. Teme gli effetti negativi per la sua immagine e per il governo. Vuole gestirli per tentare di arginarli. Discutono in concreto di cosa cambiare: la salva-cronaca, le sanzioni per giornalisti ed editori, da abbassare entrambe. Anche oltre quello che prevedeva il testo di Montecitorio, dove c’era già la multa da 465mila euro. Alfano esce e va giù in commissione Giustizia dove tenta di stemperare il clima, rivendica “come del governo” il solo emendamento sui “gravi indizi di reato” al posto degli “evidenti indizi di colpevolezza”, e scarica sul relatore Roberto Centaro (“Sono iniziative parlamentari”) tutti gli altri, il salva-cronaca della Bongiorno soppresso, le multe più salate, il comma D’Addario. Ma di fatto dà all’opposizione quello che chiedeva: la promessa ufficiale del governo che il testo cambierà.

Detti i fatti nuovi, siamo all’antefatto. Il dubbio, che da alcuni giorni serpeggia nella mente del Cavaliere, se non sia il caso di mandare tutto all’aria. Chiudere il capitolo delle intercettazioni. Lasciar morire il ddl in un ramo del Parlamento com’è avvenuto per il processo breve. Quello doveva servirgli per bloccare i suoi dibattimenti, ma poi è arrivato il legittimo impedimento. Questa, la legge sugli ascolti, per usare le sue parole, “non serve più a nulla”. Non fa che dirlo: “Per come l’avete scritta, non mi è mai piaciuta, ora è un compromesso al ribasso inaccettabile. L’avevo detto io: le intercettazioni si devono poter fare solo per mafia e terrorismo. E voi ci avete messo pure la corruzione. A questo punto a che serve?”. Abbandonarla dunque, dopo il passaggio al Senato. Non dare a Fini quest’ultima soddisfazione di obbedire ai suoi diktat. E magari incassare un bonus pure dagli americani, visto che a quell’amministrazione questa legge non piace. Berlusconi la pensa così, ma molti tra i suoi lo tengono a freno, temono una brutta figura peggiore della retromarcia su singole modifiche, spingono per un compromesso. Per questo Schifani media. E Alfano obbedisce. 

(25 maggio 2010)

LIANA MILELLA,”Così è inutile, meglio seppellirlo”ultima modifica: 2010-05-25T14:37:30+02:00da mangano1
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