S.Truzzi,Sipario su Tutti pazzi per amore

Silvia Truzzi
Non solo per amore (2)
6. pazzi per amore.jpeg

31 maggio 2010
Sipario su Tutti pazzi per amore. Grande successo per la fiction di Rai 1. Il segreto: affrontare il ridicolo.

Sipario su “Tutti pazzi per amore”, part II. Grande successo di pubblico – picchi di share del 32 per cento durante l’ultimo episodio – e di un pubblico che di solito diserta RaiUno, molto seguita dagli over 65: i giovani. Il che dimostra un primo fatto: se vanno in onda prodotti di qualità la gente li guarda, perfino quelli che normalmente gironzolano sul satellite in cerca delle ultime novità dagli Stati Uniti. La fiction scritta da Ivan Cotroneo non ha deluso i fan della prima serie: per un sequel è già molto. Attori bravi – su tutti Carlotta Natoli e Alessio Boni – bei dialoghi, tema universale e quindi trasversale (ma per questo pericoloso, perché assai frequentato).

Soprattutto una sceneggiatura intelligente che con garbo fa la parodia dei tuttologi televisivi – il dottor Freiss – riuscendo perfino a renderli, se non credibili, molto simpatici. E poi i personaggi che hanno due attitudini, entrambe terapeutiche. La prima è quella di affrontare il ridicolo, di esporsi alla derisione sociale con una certa costanza e anche un certo impegno. Come fanno Giulio e Stefania: stremati da pappette e pannolini gemellari per ritrovare l’armonia di coppia e qualche ora di tregua s’infilano i costumi da salsa e merengue. Prima sotto un impermeabile poi – finalmente scoperti – mostrano al mondo gli improbabili lustrini e aprono una scuola di ballo. Oppure Lea, giornalista in carriera e molto chic, che si arrende all’amore per Ermanno (Pietro Taricone), burino che più burino non si può convinto che Kant sia Gant: chissenfrega di quel che dicono le amiche.

Non tenere in conto eccessivo – come invece avviene – il decoro sociale vuol dire non vergognarsi. Non avere paura, quindi essere più liberi. Sostanzialmente, più felici. Ne “L’attimo fuggente”, il professor Keating rassicura un allievo timido e impacciato: “Non ridiamo di lei, ridiamo con lei”. Ma affrontare il proprio ridicolo è un esercizio che andrebbe fatto intenzionalmente: per restare in allenamento, non farsi fregare dal timore del biasimo, accettare l’imperfezione. L’altra questione sembra banale, ma riflettendoci non lo è nemmeno tanto: tutti i personaggi incappano in qualche sfiga – a volte anche tremenda – ma non si fermano lì. Monica perde il compagno poco prima delle nozze, si scopre incinta, soffre da morire. Ma ricomincia. E questo è fondamentale, perché l’esistenza “ai tempi del tempo reale” ci fa vivere in una sorta di immutabilità.

“Adesso” è “sempre”, una colossale sciocchezza che asseconda l’indole depressiva. Sapere che le situazioni – specie quelle negative – possono cambiare è un pensiero sano, di speranza. I disagi non sono solo causati dalle sfighe di cui sopra ma anche dalle idee, spesso irrazionali e contorte, che usiamo per interpretare i fatti negativi che ci succedono. Ultima annotazione: essere consapevoli non basta. Per imparare, a volte bisogna proprio vedere come si fa. Ultimissima, televisiva: perfino questa tv penosa e noiosa, può sorprendere. Vuol dire che si può.

Da il Fatto Quotidiano del 31 maggio

S.Truzzi,Sipario su Tutti pazzi per amoreultima modifica: 2010-06-01T15:58:00+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo