Goffredo Fofi, In cerca di un’altra Italia

da L’UNITA’Unknown.jpeg

In cerca di un’altra Italia

Non si direbbe che le cose cambino velocemente, ma sotterraneamente sì. La casta dei politici è sempre saldissima – ed è facile spiegare perché ci sono tra di loro tanti che si vendono con tanta facilità: il Parlamento è un “posto di lavoro” dei più pregiati e garantiti, guai a perderlo – ma è costretta sulla difensiva dalla crisi economica, e il suo logorio interno è evidente, nelle forze di governo come in quelle che ne vengono, loro malgrado, tenute lontane. Forse le prossime elezioni porteranno qualche novità, ed è certo che si assiste in più città a un lento risveglio della “società civile”: si mettono insieme persone e gruppi che chiedono conto ai politici e ai politici-amministratori, almeno localmente, delle loro inadempienze e dei loro disastri, e si spera che non corrano a inventarsi ancora una volta leader della stessa forza di quelli che li hanno illusi e delusi, anzi disgustati. E si spera che le solite agguerritissime lobby economico-mediatiche non se li facciano servi in cambio della loro sponsorizzazione.

Si tratterebbe insomma di cambiar metodo e modello, e di far corrispondere fatti e parole, di dire A e fare A, e per quel che riguarda gli elettori si tratta di farsi rispettare e ascoltare, di diventare molto esigenti, vigili, duri, impietosi nei confronti di chi li ha fregati ma anche di chi potrebbe di nuovo fregarli. Qualcosa può davvero cambiare solo dalla rinascita di una società civile (non è facile trovare, almeno per ora, una definizione migliore, un nome meno abusato di questo…) che si faccia sentire con durezza, e che non miri a farsi società politica ma a condizionare le scelte della politica, a scegliere dei rappresentanti politici che rendano pieno conto di quello che fanno. Mi è sembrata ottima, per esempio, la sortita vendoliana sulla non rielezione dei deputati del suo partito dopo due volte, ma riuscirà davvero a renderla effettiva? Da quanti cialtroncelli ci libererebbe, famosi e ignoti! Già intorno a lui si rimettono in corsa i falliti di altre esperienze che in un passato prossimo si sono fatti “recuperare” dalla solita politica, per esempio verdi e rifondaroli. Non c’è da sperare dai professionisti della politica che possano considerare i mezzi coerenti ai fini, mentre è proprio quella del rapporto tra i fini e i mezzi la questione su cui esigere oggi il massimo di pulizia e di chiarezza (ed ecco un’altra parola passata presto di moda, che nessun politico ha mai amato davvero: trasparenza). Promesse e programmi generici sono tutti capaci di farne, ma guai alla retorica, e viva la “persuasione”, intesa alla Michelstaedter, alla Capitini: solo chi si preoccupa veramente del bene di chi “sta sotto” (“los de abajo” dicono i latino-americani, il “prossimo” che ne ha più bisogno dicono altri) dovrebbe aver diritto di rappresentare gli interessi della collettività. E solo chi non ci conta balle e non gioca con le parole – che possono e devono tornare a essere anche pietre, come diceva Carlo Levi – ha il diritto di venire da noi ascoltato. Meglio che pietre: pietre angolari.
Il dovere di chi fa informazione e opinione sarebbe di dedicarsi anche, e non secondariamente, a prestare una grande attenzione a ciò che di positivo e propositivo succede in questo paese, alle iniziative le cui pratiche non tradiscono le dichiarazioni dei suoi iniziatori, i cui membri non si compiacciano della propria diversità ma cerchino di trasmetterla ad altri per altre iniziative e altrove, che non si accontentino del loro “ben fare” ma rompano le scatole a chi sta sopra, e che inventino la maniera di collegarsi tra loro, che studino tutte le possibilità di incidere sulla gestione della cosa pubblica inventando quando necessario, e lo sarà molto spesso, forme adeguate di disobbedienza civile.

Un buon proposito per l’anno nuovo dovrebbe dunque essere, per quanto riguarda questa rubrica ma anche per tutte le persone di buona volontà che intendano ancora occuparsi di politica, quello di perlustrare gli angoli meno noti del paese, dove ci si trovi di fronte a qualche esempio di intervento sociale e culturale di quelli che non hanno prodotto nuove clientele e nuovi parassitismi, che non hanno ingannato le speranze suscitate alla loro fondazione e le ragioni per cui sono nati.
Altri parlino di politica, qui si cercherà di parlare di società e di comunità e di gruppi solidali, anche se sono cosciente degli immensi limiti delle mie conoscenze e delle mie capacità. Muovendomi su e giù per lo stivale, so già di qualche esperienza utile da comunicare alle altre, proprio sotto l’aspetto del metodo e dunque della politica da reinventare, della democrazia da riattivare, e qualcun’altra riuscirò certo a individuarne grazie anche all’aiuto di molti amici e dei lettori di questa rubrica.
8 gennaio 2011

Goffredo Fofi, In cerca di un’altra Italiaultima modifica: 2011-01-12T00:12:23+01:00da mangano1
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