Chiara Beghelli,«Ecco sì beato giorno»,

beato giornojpeg.jpeg
«Ecco sì beato giorno», cd di musica italiana del ‘500 italiana scala la hit parade Uk

di Chiara Beghelli
Cronologia articolo
15 marzo 2011

7

Il commento più efficace è stato forse quello di Dickon Stainer, presidente della casa discografica, la Decca Records Group: «E’ l’equivalente musicale della mummia di Tollund». L’ardire del paragone è però giustificato, perché nessuno poteva immaginare che il cd della “Missa sopra Ecco sì beato giorno” di Alessandro Striggio, datata 1566, potesse scalare le classifiche musicali del Regno Unito.

Non solo nella hit parade pop (appena uscita, il 7 marzo, ha superato Bon Jovi e George Harrison), ma anche quelle considerate tradizionale regno dei più giovani e smanettoni, cioè Amazon Uk (si trova al 26esimo posto, appena sotto i Foo Fighters e supera gli Arcade Fire) e iTunes (nella Classical Chart, sempre versione britannica, è al settimo, appena superato da titoli piuttosto generalisti come “101 Hits classiche” e “La musica classica più rilassante dell’Universo”).

A rendere tutto ancora più incredibile, in questo tempo in cui si pensa che la musica classica e soprattutto quella più antica, non interessi a nessuno (tanto facilmente le si tagliano i fondi), è che non stiamo parlando di Mozart o Beethoven, ma di un autore noto soltanto ad appassionati musicofili e di una partitura vecchia di 450 anni che non era mai stata registrata prima. A farlo è stato l’ensemble britannico di musica antica “I Fagiolini” (sic), diretto da Robert Holligworth, che l’ha eseguito e inciso in questa prima versione commerciale nella All Saints Church di Tooting, Londra. E che ha capito come dietro quella trascinante partitura ci fosse una storia capace di appassionare il grande pubblico come un romanzo di Dan Brown.

Tutto comincia con Alessandro Striggio, aristocratico compositore di origine mantovana che viene assunto da Cosimo II de’Medici come compositore di quella corte ricchissima e compiaciuta. Il granduca lo fa scrivere molto, soprattutto per celebrare eventi politici come visite di stato e matrimoni dei Medici con e membri delle varie dinastie europee, poi lo invia in Europa per una sorta di tournée musico-diplomatica. Striggio va così a Monaco, poi a Londra, dove esegue proprio la Missa, una composizone ambiziosa cantanta da 5 cori separati composti da 8 voci ognuno per un totale di 40 voci, un virtuosismo dispendioso per un genere che prevedeva molti meno cantanti. Un’opera che impressionerà talmente il compositore Thomas Tallis, che probabilmente l’ascoltò a casa del conte di Arundel, che, si dice, lo ispirò per la sua “Spem in alium”, altra composizione da 40 voci scritta per la gloria di Elisabetta I.

Durante il suo viaggio Striggio arriva anche a Parigi, dove lascia delle copie della sua Missa. Ed è nella Bibliothèque nationale della capitale francese che nel 2005 il musicologo e docente di Berkeley Davitt Moroney, dopo vent’anni di ricerche, ritrova la partitura, celata sotto un nome sbagliato, con un titolo sbagliato e catalogata in modo sbagliato. Ma ancora capace di esprimere l’ambizione dei Medici e di destare meraviglia in chi l’ha ascolta. Come la famiglia fiorentina, anche i Fagiolini hanno fatto le cose in grande, nonostante il nome, visto che hanno eseguito la Missa di Striggio con 40 voci ma anche strumenti dell’epoca come liuti, sackbut e la lira da gamba a 11 corde, antenata del violoncello. «Non è una specie di film in bianco e nero, una pellicola sgranata – ha detto il direttore Hollingworth – ma pieno technicolor hollywodiano». Che piace anche più di Bon Jovi e del riempisala Bocelli. Perché in Gran Bretagna, con la musica del cinquecento italiano, qualcuno riesce anche a guadagnare.

Chiara Beghelli,«Ecco sì beato giorno»,ultima modifica: 2011-03-16T17:09:09+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo