IL GABBIANO – SÁNDOR MÁRAI

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VENERDÌ, 17 GIUGNO 2011
IL GABBIANO – SÁNDOR MÁRAI

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Sándor MÁRAI, Il gabbiano (tit. orig. Sirály), traduz. di Laura Sgarioto, pp. 163, Adelphi, 2011, isbn: 9788845925955

Budapest, anni Quaranta, seconda guerra mondiale.

Il Consigliere di Stato ha appena controfirmato il documento che stabilisce che anche l’Ungheria sarà una delle Nazioni travolte dai devastanti venti di guerra. Per il momento però il documento è assolutamente segreto, Budapest e la Nazione vivono, inconsapevolmente, le ultime ore di pace e di relativa tranquillità.

Ma ecco che, appena qualche minuto dopo, entra nella stanza e nella vita del quaranticinquenne Consigliere una giovane donna che gli ha chiesto udienza.

Lui la guarda sbigottito, esterrefatto: “No, questo è davvero troppo, pensa”. E gli viene da ridere. Perchè la donna che gli sta davanti è il doppio perfetto di Ili, la donna che ha amato anni prima e che si è suicidata. Ma per amore di un altro.

” se non mi controllo […] attaccherò a ridere… ridere? No, a sghignazzare, a sbellicarmi dalle risa, a picchiare i pugni sul tavolo…” (p.20). Perchè “Non capita mica a tutti, pensa, di seppellire qualcuno che dopo un pò risorge dalla tomba […] e di punto in bianco se ne sta lì sulla soglia, in pieno giorno all’una e venti” (p.22).

Che vuol dire tutto questo? Che vuole da lui la sua Ili? E’ davvero tornata? E da dove? E perchè?

Ma la splendida, giovane donna dice di venire dalla Finlandia da dove se ne è andata quando i bombardamenti le hanno distrutto la casa ed è venuta da lui solo per chiedergli un permesso di soggiorno che le consenta di insegnare a Budapest: il Consigliere di Stato sarà così cortese da concederglielo?

Inizia così, dall’incontro del Consigliere con Aino Laine (questo è il nome della ragazza, che in finlandese significa Unica Onda) Il gabbiano, breve ma densissimo romanzo che si sviluppa interamente nell’arco di una notte, chiudendosi all’alba con molti più interrogativi e dubbi di quante siano state le risposte ottenute alle incalzanti domande poste sia dai personaggi della storia sia da noi lettori che ne seguiamo i serrati e spesso convulsi dialoghi in un crescendo sempre più incalzante.

Un romanzo in cui la tensione è estrema e tutta intellettuale, un romanzo raffinatissimo in cui Márai attraverso le parole che si scambiano i due protagonisti fa emergere da una parte il dramma tutto privato che ben presto si configura come “un circuito elettrico che collega tre persone e una defunta in una trama comune” ma anche uno scenario molto più  vasto, quello dell’immenso scacchiere della guerra che ha già travolto centinaia di migliaia di persone in molti Paesi e che sta per travolgerne altrettante, uno scenario in cui gli esseri umani rischiano di finire per perdere il loro statuto di individui per diventare pedine di un gioco più grande di loro.

Con Il gabbiano (pubblicato per la prima volta nel 1943) siamo di fronte al più classico e grande Márai, quello dei romanzi in cui “l’evento” cruciale è concentrato nel tempo (una notte, come ne Le braci, come ne La recita di Bolzano ) e nello spazio di una stanza (che sia di una casa di Buda, di un castello nei Carpazi, di una locanda di Bolzano poco importa…) , in cui due persone si confrontano attraverso densissimi monologhi; un romanzo in cui non solo sono presenti molti dei temi più sentiti dallo scrittore ungherese ma anche — come accadrà molti anni dopo con Il sangue di San Gennaro, scritto quando Márai aveva già lasciato definitivamente la sua patria, l’Ungheria — sorprendenti anticipazioni del tema della solitudine dell’esule, dell’apolide, del senza patria.

Il gabbiano ci presenta uno dei più  classici temi máraiani: un vero e proprio incontro-appuntamento col destino (così era stato anche, ad esempio, per il Casanova de La recita di Bolzano del 1940) tutto concentrato in poche ore, in cui i personaggi sono protagonisti di una sorta di duello in cui ciascuno è chiamato a fare i conti con se stesso e il proprio passato, a scoprire ragioni ed emozioni dell'”altro”.

Il nome della ragazza, le dice il Consigliere, “racchiude in sé due concetti commoventi e preziosi […] l’ ‘unico’, che è pathos e ossessione ]…] e l’ ‘onda’ […] che offre e toglie eternamente i suoi doni, fa incontrare caso e possibilità, crea un legame fra ciò che è unico e ciò che è casuale. Hai un nome bellissimo, Aino Laine. Non a caso è il tuo nome” (p.99)

Quella che ci viene raccontata in poco più di un centinaio di pagine è una notte di segreti, una notte in cui arrivano l’amore e la morte, una notte in cui arriva il momento che gli esseri umani temono di più, quello in cui ” la vita toglie loro la maschera” (p.96).

La maschera: un altro leit motiv tipico di Márai, qui rappresentato non solo dal fatto che nella prima parte della lunga notte i due protagonisti hanno assistito, all’Opera di Budapest, a Un ballo in maschera di Verdi ma anche perchè questo tema torna poi spesso, nel loro dialogo notturno: “Ci sono notti in cui si partecipa ad un ballo in maschera… La notte ti ha chiamato e tu rispondi turbato. Svegliati, amico mio” dice Aino Laine al Consigliere (p.97) e lui, da parte sua, guardando la ragazza, pensa che “è come se indossasse dei travestimenti per poi spogliarsene, travestimenti e maschere diversi per ogni istante” (p.106)

Il romanzo è anche un grande gioco di doppi e di specchi (due donne, due notti “fatali” — quella di Budapest e quella vissuta da Aino Laine a Parigi, notti entrambe che precedono i giorni della guerra e della morte, due serate all’Opera…

Aino Laine, la senza patria, colei che non ha più una casa, la fanciulla-gabbiano è anche, in qualche modo, una sorta di “doppio” dello stesso Márai non solo perchè lui stesso uomo dalle molte patrie (l’Ungheria, la Germania e la Vienna dell’adolescenza) ma anche di ciò che sarà da esule perchè, come dice Aino Laine

“quando non si ha più una casa, all’improvviso il mondo diventa molto piccolo… ci si può mettere in viaggio come i gabbiani. Ma volare come loro non è facile, perchè gli esseri umani si portano dietro anche i ricordi. E i ricordi ci tirano giù” (p.101)

IL GABBIANO – SÁNDOR MÁRAIultima modifica: 2011-06-18T17:40:29+02:00da mangano1
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