La Fabbrica di Nichi a Bruxelles risponde al saggio

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“Con il cuore all’Italia, dentro il cuore dell’Europa”

La Fabbrica di Nichi a Bruxelles risponde al saggio

“Le Fabbriche di Nichi” di Onofrio Romano

 
Il saggio del prof. Onofrio Romano che analizza il fenomeno delle Fabbriche di Nichi ha ricevuto grande attenzione da parte, prima di tutto, della comunità di studiosi di sociologia. Questo ci fa capire che nell’ultimo anno l’azione delle Fabbriche è stata diffusa e pervasiva e ci rende orgogliosi di essere stati, anche da Bruxelles, una parte di quell’azione. Abbiamo il massimo rispetto per la competenza scientifica del prof. Romano e apprezziamo il suo sforzo di analisi: è per questo che vogliamo rispondere a quelle valutazioni, proponendo il punto di vista di chi, ogni giorno, alla realtà delle Fabbriche cerca di dare una voce e una direzione.

Noi non ci specchiamo nell’immagine delle Fabbriche che si rappresenta nel saggio.Non siamo la manifestazione di un sedicenteattivismo politico a colpidi mouse, fatta da venti-trentenni istruiti, abili con il marketing e schiavi delle tecnologie, che si eccitano continuamente per eventi momentanei che considerano “di sinistra”, che eruttano “buoni propositi” ma si rifiutano di impegnarsi nell’analisi politica. Noi della Fabbrica di Bruxelles, dopo un anno di esperienza quotidiana, possiamo raccontare molte cose che smentiscono questa rappresentazione.

Le Fabbriche di Nichi hanno un leader supremo?Nel saggio si sostiene che il movimento delle Fabbriche ha un’agenda politica dettata solo dalle decisioni di Nichi Vendola, insindacabili per definizione. La Fabbrica di Bruxelles invece, già al momento della sua fondazione, si è posta il problema di come superare la sudditanza al personaggio attorno a cui il fenomeno delle Fabbriche si è sviluppato. Più che dai dettami del leader ci siamo fatti ispirare dallo studio di buone pratiche nei paesi europei, per fare un punto di forza della nostra posizione nel cuore dell’Europa e attirare l’attenzione sulleesperienze a cui l’Italiapotrebbe ispirarsi.La scelta dei temi di cui occuparci è stata un processo realmente partecipato, a cui ogni individuo ha potuto apportare proposte attiggendo alle proprie inclinazioni, competenze, interpretazioni degli eventi italiani e dei movimenti della società civile.

Le Fabbriche di Nichi non si confrontano sui contenuti?Le Fabbriche sono state descritte come luoghi in cui non si fa elaborazione politica, non ci si interroga sul significato delle iniziative intraprese ma ci si limita a pianificare l'”azione”, o poco più. La Fabbrica di Bruxelles, al contrario, si è subito organizzata in gruppi di lavoro che hanno avviato riflessioni su tematiche molto varie, dove spesso lo stesso centro sinistra è diviso: l’acqua bene comune, le energie rinnovabili e l’energia nucleare, i diritti delle donne, le relazioni sociali e sindacali in Italia ed Europa. Non sempre queste elaborazioni hanno condotto a eventi pubblici o documenti di sintesi ma, in ogni caso, hanno rappresentato un’occasione di confronto approfondito, di maturazione politica e di crescita personale per ognuno di noi.

I membridelle Fabbriche si incontrano solo sul web? Si sostieneche i luoghi principali di scambio siano le comunità virtuali come Facebook, e che questo renda i contenuti delle discussioni superficiali e autoreferenziali. Ora, una volta preso atto che i network sociali sono un supporto irrinunciabile per costruire reti e per coinvolgere persone altrimenti lontane dall’impegno politico, possiamo testimoniare di aver sempre cercato di spostare le attività dal “virtuale” al “reale”. Non solo ci siamo sforzati di discutere dal vivo e confrontarci faccia a faccia tra di noi ma, a Bruxelles, abbiamo organizzato iniziative pubbliche orientate alla comunicazione con i soggetti più diversi. Espatriati italiani e residenti belgi, realtà associative locali e europee, turisti di passaggio e giornalisti stranieri: instaurare un dialogo con queste categorie, per noi, vuol dire nobilitare il senso di fare politica “di strada”.

Le Fabbriche vogliono fare a meno dei partiti? Anche questa affermazione ci sembra affetta da una visione distorta. La Fabbrica di Bruxelles, per esempio, vuole semplicemente essere un laboratorio permanente di idee di ampio respiro, basatesulla conoscenza delle tematiche europee. Non vogliamo sostuirci al partito ma piuttosto complementarlo, superando così i vincoli tradizionali delle logiche partitiche e delle politiche di palazzo. La Fabbrica di Bruxelles ha sempre sviluppato un rapporto costruttivo con Sinistra Ecologia e Libertà e con le rappresentanze locali delle forzedel centro sinistra. Crediamo che il compito di partiti come questi sia di utilizzare le istanze della cittadinanza attiva e trasformarli in proposte politiche, sia in misure di breve termine (in grado di migliorare in maniera tangibile la condizione dei cittadini) che in obiettivi di ampio respiro, in grado di operare una modifica strutturale della società.

Le Fabbriche organizzano soprattutto eventi momentanei?L’autore valuta l’attività delle Fabbriche orientata soprattutto a “flash mob” che non incidono sulla realtà e sono spesso dettati dall’emotività. Noi ricordiamo soltanto che le manifestazioni del “Se non ora quando”, del “Nostro tempo è adesso”, in difesa della Costituzione e per le dimissioni del governo Berlusconi, di cui la Fabbrica ha curato l’organizzazione a Bruxelles, erano certo piene di emotività, ma sono state essenziali per la partecipazione di centinaia di italiani che vivono, studiano e lavorano in Belgio, che  sentono dentro l’indignazione e la voglia di un cambiamento nel loro paese d’origine. E’ stato anche grazie a queste iniziative che la Fabbrica ha rappresentato un motore di mobilitazione, per quelle persone per le quali l’impegno politico è slegato dall’appartenenza a un partito.

Al momento della presentazione pubblica del saggio, poi, ci sono stateiimportanti valutazioni politiche ispirate da questo esercizio accademico. Nicola Frantoianni, assessore della giunta regionale Puglia ed esponente di SEL, ha affermato che le Fabbriche sono meri comitati di scopo, esperienze “fluide” che possono trovare la loro stabilità solo confluendo in SEL. Noi non ci crediamo.

Noi crediamo che il contributo di realtà associative come le Fabbriche sia stato fondamentale, per intercettare quel vento di cambiamento che sta spirando in Italia e per attivare risorse ed energie esterne ai partiti. Oggi, i partiti politici tradizionali appaiono logorati da decenni in cui la politica ha volto le spalle ai cittadini, si è rivolta a pochi interlocutori privilegiati e non ha mantenuto le promesse delle campagne elettorali. Noi della Fabbrica di Bruxelles pensiamo di essere una risorsa di fondamentale importanza per la politica di oggi, una nuova forza di aggregazione, inclusiva e partecipativa,  un laboratorio politico per iniziare una “rivoluzione” dal basso, capace di rivitalizzare i processi che coinvolgono il nostro Pease e la stessa Europa.

Nichi Vendola, in un’intervista rilasciata all’ Espresso il 16 giugno, ha affermato che “I partiti sono necessari ma non esaustivi, inadeguati per certi versi  a rappresentare ladomandadi cambiamento”, e ha concluso con una frase lungimirante: “Risolvere i problemi di oggi con gli occhiali di ieri, rischia di farci parlare con codici diventati arcaici”.

Vorremmo che tutti lo ricordassero.

La Fabbrica di Nichi/Bruxelles

La Fabbrica di Nichi a Bruxelles risponde al saggioultima modifica: 2011-07-10T12:04:21+02:00da mangano1
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