(vittorio zucconi)J.F. Kennedy: fu Johnson a farlo uccidere?

DOMENICA 14 AGOSTO 2011
J.F. Kennedy: fu Johnson a farlo uccidere?

 
Dopo le rivelazione dei rapporti fra i Kennedy (John e Robert) e la criminalità organizzata, i diari della vedova confermano che l’asssassinio del presidente USA fu deciso e attuato all’interno dello scontro fra le lobby politico-criminali americane in un clima da basso impero dove non mancavano sesso e droghe. Eppure anche in Italia c’è chi si ostina a tenere in piedi il mito kennediano.

Vittorio Zucconi

 

 

kennedy-john-f-libraryJFKphoto_1.jpgJFK. Jackie: “Johnson uccise mio marito”

La moglie del presidente americano assassinato a Dallas credeva che dietro il delitto ci fosse il braccio destro di JFK. Lo rivelò in un´intervista che doveva restare segreta per 50 anni. Ma adesso quei nastri sono finiti in un documentario. La vedova rivelò i suoi sospetti allo storico Schlesinger dopo l´attentato del 22 novembre ‘63. Parlò anche di amori e tradimenti e confessò la sua relazione con Gianni Agnelli

È la voce della Prima Vedova d´America a parlare dall´oltretomba e a formulare un´accusa tremenda, per ora senza prove: Jacqueline Kennedy era convinta che “l´infame”, che l´assassino, fosse quell´uomo di fronte a lei sull´aereo funebre, quel Lyndon Johnson che aveva preso il posto di suo marito.

Questo, nella propria rabbia e nella propria disperazione di vedova e di donna tradita due volte, prima dal marito in vita e poi dal suo vice presidente in morte, Jacqueline Bouvier Kennedy disse allo storico Arthur Schlesinger pochi giorni dopo quel funerale che tutto il mondo guardò piangendo con lei e con i bambini. Fu una confessione segreta che sarebbe dovuta restare segreta per mezzo secolo. Ma che la figlia Caroline ha cominciato a svelare a pezzi e brandelli, scatenando un altro capitolo sensazionale del libro infinito dei misteri kennedyani, se le sue rivelazioni sono autentiche e se davvero questo dice la voce dal passato.

Dalla fine del 1963, dunque qualche settimana dopo avere dovuto lasciare la Casa Bianca insieme con i due orfani, John John e Caroline, a oggi, i nastri della lunga confessione di Jackie a Schlesinger, allo storico che più di ogni altro aveva contribuito a creare il mito di “Camelot”, della corte kennediyana, sono rimasti chiusi nella cassaforte della Biblioteca ufficiale di JFK a Boston. Jackie aveva ordinato che restassero sottochiave per mezzo secolo, rendendosi conto dell´enormità delle accuse. Ma ora che uno dopo l´altro i Kennedy “veri” se ne sono andati e restano soltanto gli avanzi di una dinastia tramontata, che John John il principe ereditario è sprofondato con il proprio Piper nelle acque davanti a Hyannis Port, che Ted l´ultimo grande vecchio è stato sepolto e lei è rimasta sola, Caroline ha rotto il sigillo del silenzio.

Sono cominciate a sgocciolare accuse terribili, come quella diretta al vice presidente Lyndon B. Johnson di essere stato il ragno che aveva tessuto la tela con altri “pezzi da 90” texani per attirare Kennedy a Dallas, dove l´odio dei “JR”, dei miliardari, dei bovari e petrolieri per il presidente troppo liberal, troppo di sinistra, troppo yankee, troppo nordista, era implacabile, e tramare per eliminarlo. Filtra come un vento acre la collera di una donna che dietro il sorriso diafano ed enigmatico, sotto gli abiti di “haute couture” che indossava per il pubblico da magnifica mannequin del mito, sapeva tutto delle porcherie del marito, raccontando a Schlesinger di avere trovato slip da donna ovviamente non suoi sparsi per la casa. E di avergli reso pan per focaccia, racconta in quei nastri ascoltati dalla figlia Caroline, tradendolo con uomini come Giovanni Agnelli, il presidente della Fiat durante vacanze italiane e con il suo attore preferito, il bellissimo William Holden.

Più che il Castello di Re Artù, che la propaganda degli Schlesinger, il narratore dei “mille giorni”, o le parole alate di Ted Sorensen, il trovatore che diede le ali all´oratoria kennedyana dal discorso inaugurale in poi, la Casa Bianca di quegli anni sembra essere stata una corte dei Borgia, un nido di avvelenatori e ballerine, di pugnalatori e di favorite. Sono soltanto frammenti, questi che la figlia sta facendo cadere dalla tavola dei misteri, e non necessariamente verità, perché non é affatto dimostrabile che Jackie sapesse davvero chi avesse mandato Lee Harvey Oswald con un fucile a cannocchiale al sesto piano del deposito di libri a Dallas. Ma sono gocce di piombo fuso.

Alcune delle cose che Caroline sta facendo uscire, secondo i media come il Daily Mail inglese che hanno raccolto queste anticipazioni, per preparare il mercato al libro che sta scrivendo e per i documentari che la network Abc diffonderà in autunno, collimano con ciò che sappiamo e che è stato da tempo scoperto. La candida villa della famiglia modello, ostentatamente cattolica nella opportunistica devozione, assisteva a orgette e inseguimenti di segretarie attorno alle scrivanie, all´assunzione di impiegate disponibili, come le due ragazze che il Servizio Segreto aveva soprannominato “Fiddle” e “Faddle”, agli incontri brutali e rapidi in piedi nei guardaroba con la “bambola” mandata dal padrino mafioso Sam Giancana, Judith Campbell, all´andirivieni notturno di Bob, il fratello, attraverso il tunnel sotterraneo che collega la Casa Bianca all´adiacente ministero del Tesoro, che Bob usava per entrare e uscire non visto dai reporter. Un clima da dormitorio universitario, da “Animal house”, che gli apologeti più tardi tenteranno di giustificare con gli «squilibri ormonali» di un presidente costretto a continue cure di steroidi per il morbo di Addison, un´afflizione grave delle ghiandole surrenali.

Anche i sospetti sul vice Lyndon Johnson, il gigante texano e boss ferreo del Senato che John e Bob Kennedy avevano indicato come candidato alla vice presidenza pur sapendo che Johnson detestava quei due turd, quegli stronzetti di Boston come ripeteva a tutti, scattarono subito dopo le esplosioni dei colpi. Johnson era stata una nomina di ripiego, un´astuzia tattica, fatta dopo il rifiuto di tre “prime scelte”, indicato dai fratelli Kennedy soltanto per fare un gesto verso il Texas e l´elettorato del Sud che minacciava di far perdere le elezioni. Entrambi, John (“Jack” come era chiamato dagli amici) e Bob restarono di stucco quando LBJ accettò, intrappolandoli nel loro gioco e costringendoli a portarselo alla Casa Bianca.

Da questo intenso disprezzo fra due uomini, e due clan, fra i Kennedy e i Johnson, fra gli irlandesi bostoniani e i texani, a immaginare che il vice sia stato l´ideatore e il promotore dell´assassinio con la complicità della sua “gang”, occorre compiere un salto che gli storici e i ricercatori non si sentono di fare e che la furia di una donna offesa e sfrattata dal nuovo inquilino della propria casa, può invece giustificare. Ma spiegherebbe la frettolosa rapidità con la quale il nuovo presidente, colui che aveva giurato sul Boeing 707 che trasportava la bara di JFK, davanti a Jackie in tailleur ancora imbrattato dal sangue e dagli schizzi di cervello del marito, chiuse l´inchiesta ufficiale condotta dal giudice Warren. Riguardiamo quella foto ufficiale, la sola scattata sull´Air Force One in volo di ritorno verso Washington nella notte di venerdì 22 novembre 1963: una vedova insanguinata, la bara del morto e l´uomo che lei, dentro di sè, credeva essere l´assassino. Un triangolo di odio shakespeariano che neppure quarant´anni hanno potuto estinguere e che continua ad ardere.

(Da: La Repubblica del 9 Agosto 2011)

(vittorio zucconi)J.F. Kennedy: fu Johnson a farlo uccidere?ultima modifica: 2011-08-16T11:52:17+02:00da mangano1
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