Notizie no-profit nel futuro del giornalismo

19/08/2011 –
Notizie no-profit nel futuro
del giornalismo

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+ Lo studio del Pew Research Center: «Non-Profit News: Assessing a New Landscape in Journalism» 
OPINIONI La cucina dei giornali 
BLOG Terza pagina: approfondimenti sui temi dell’editoria digitale GIUSEPPE GRANIERI

Lo studio del Pew Research Center fa il punto sulle nuove realtà editoriali
GIUSEPPE FUTIA

Che accanto ai giornali stiano nascendo nuove realtà editoriali in grado di produrre informazioni grazie a strumenti come blog, Facebook e Twitter non è una notizia. Ma non è chiaro se questi modelli emergenti possiedano le competenze per dar vita ad un giornalismo di qualità. Sul fronte dei quotidiani tradizionali inoltre, come conferma Enrico Pedemonte, autore del libro “Morte e resurrezione dei giornali. Chi li uccide e chi li salverà”, il numero di copie vendute continua a diminuire, causando una progressiva perdita di introiti legati alle vendite e agli investimenti pubblicitari, con inevitabili ripercussioni sul lavoro svolto dai giornalisti.

Uno studio condotto recentemente dal Pew Research Center dal titolo “Non-Profit News: Assessing a New Landscape in Journalism” indaga una nicchia fra questi modelli alternativi presenti negli Stati Uniti, nei quali istituzioni spinte da ragioni non misurabili in termini di generazione di profitto entrano nell’arena dell’informazione. «Le fondazioni, rivela Pedemonte, sono un fenomeno molto diffuso negli Usa per motivi di natura culturale e perché beneficiano di numerosi sgravi fiscali». Eppure la domanda sorge spontanea: si tratta di soggetti in grado di offrire un servizio di qualità? E pur non asservendosi alle logiche della pubblicità, non rischiano di caratterizzarsi per una forte impronta ideologica, parziale, con una penuria di voci e punti di vista?

Alla prima questione i premi Pulitzer ottenuti nel 2010 e nel 2011 da ProPublica, agenzia d’informazione no-profit, rappresentano una risposta concreta. Cresce inoltre l’influenza di queste realtà editoriali anche all’interno dell’ecosistema tradizionale: la stessa ProPublica e il California Watch, creato dal Center for Investigative Reporting, possiedono nel complesso più di 70 partner tra cui il New York Times e il Washington Post. Dal punto di vista ideologico tuttavia la questione è più complessa. La ricerca del Pew Research Center, effettuata su 46 testate online statunitensi, rivela che il 56% di esse non presenta particolari inclinazioni ideologiche, mentre il restante 44% è fortemente caratterizzato da un orientamento specifico.

Per valutare tali orientamenti i ricercatori hanno tenuto conto di diversi parametri tra i quali l’ampiezza dei punti di vista, la tipologia di lettori a cui era rivolta la notizia, i temi specifici trattati all’interno degli articoli, per un totale di 1.203 storie analizzate. Dallo studio risulta che, in generale, i siti Web che mostrano un forte carattere ideologico tendono ad essere finanziati da un singolo ente, sono meno trasparenti nel segnalare la provenienza dei propri fondi e hanno una scarsa produttività. Viceversa, i siti caratterizzati da contenuti più equilibrati tendono ad avere svariate fonti di finanziamento, a essere più trasparenti a riguardo e a produrre un maggior numero di storie inedite.

A proposito del nostro Paese, Pedemonte ricorda la fondazione Ahref pensata per studiare, diffondere e progettare iniziative di qualità nell’ambito dell’informazione all’interno dei media sociali al servizio dei cittadini. Non bisogna dimenticare inoltre Linkiesta, giornale online di approfondimento su temi economici, politici e sociali con un editore ad azionariato diffuso. Lo studio si conclude infine con un insieme di linee guida che suggeriscono al lettore come valutare l’eventuale inclinazione ideologica di una testata. Un chiaro segno di come, anche in un giornalismo che cambia, le parole di Indro Montanelli restino tutt’ora valide: «Il lettore è il mio unico padrone».

Notizie no-profit nel futuro del giornalismoultima modifica: 2011-08-20T17:46:43+02:00da mangano1
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