Mario Domina, Sette miliardi

Settemiliardi
Di md
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Oggi, secondo quanto stabilito dalle Nazioni Unite, dovrebbe nascere l’umano numero 7 miliardi.
Il settemiliardesimo. Il numero 7000000000. In qualsiasi modo si dica o si scriva suona strano.
La demografia è sempre stata un’espressione di potenza nella storia umana. O anche di dannazione. Bocche da sfamare, braccia per l’agricoltura, carne da cannone. Bambini dickensiani reclusi nelle fabbriche (non solo ottocentesche).
I sudditi degli imperi, i cittadini dei moderni stati, i fedeli adepti delle chiese, mobilitazioni totali – numeri, masse, popoli, fiumane di gente: ciò che indica, di nuovo, potenza. Il Reich hitleriano portò tutto ciò al parossisimo: Lebensraum indica una precisa transizione della terminologia riguardante la dinamica demografica dal campo biologico a quello geopolitico. Insomma, darwinismo sociale nudo e crudo.
Il capitale ha un rapporto molto stretto con la demografia: corpi e menti da spremere fino all’ultimo joule o neurone, immensi e nuovi mercati da colonizzare – produzione e riproduzione a ciclo continuo. Produci, consuma, crepa. Ma prima devi nascere.
Naturalmente i cicli della demografia sono sempre i cicli dell’economia: migrazioni, urbanizzazione, spopolamento, ripopolamento, denatalità, nuove migrazioni, sovrappopolazione, fame (che è quasi sempre un infame affamamento), povertà (che è sempre un impoverimento).
E poi oggi siamo all’apice della convergenza dei fenomeni demografici, politici ed economici: è questa la Bioepoca – l’epoca in cui la politica si fa innanzitutto biopolitica, nella quale il capitale mette al lavoro ogni aspetto del bios, e il controllo sociale si allarga ed approfondisce in ogni anfratto delle vite degli individui, fin dentro le loro cellule. Alla rete onnimercificante non sfugge nulla. Non c’è via di fuga, non c’è modo di isolarsi.
E poi, naturalmente, c’è la vecchia questione malthusiana: basteranno o no le risorse per tutti? Per gli 8, i 9 e i 10 miliardi che prima o poi saremo? – più in là non mi spingo con l’immaginazione…
Certo che i 70 milioni – (cioè il famoso un per cento) che detiene gran parte delle ricchezze e che decide per le sorti del pianeta – costituiscono un gran bel problema per i restanti 6 miliardi e 930 milioni. Non che ghigliottinarli ad uno ad uno, in una novella rivoluzione francese planetaria e ferocemente antiaristocratica, risolverebbe granché. Le relazioni tra questi popoli e moltitudini sono piuttosto complicate, e le controversie intraumane non facili da dirimere. La lotta di classe passa oggi attraverso nuove e più complesse linee di demarcazione. Specie da quando l’Occidente ha cominciato il suo inesorabile declino (anche demografico).
Per non parlare dell’altro nodo epocale: la gigantesca pressione di questi 7 miliardi (e del sistema che li vorrebbe inglobare dal primo all’ultimo) sull’intero ecumene. Sulle altre specie e gli altri viventi e sul pianeta tutto.
Da far tremare tutte le vene di tutti i polsi.
Ad ogni modo, voglio per un solo momento accantonare tutto questo e abbracciare idealmente quel bambino o quella bambina (con ogni probabilità indiano/a o cinese o africano/a, difficilmente europeo/a); ma mi piace anche pensare che sia rom o migrante o recluso/a in uno dei tanti campi del pianeta – e dargli/le il mio fraterno e solidale benvenuto!

Mario Domina, Sette miliardiultima modifica: 2011-11-02T10:31:59+01:00da mangano1
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