Berlusconismo e post

gaber1973.jpg
/NON TEMO IL BERLUSCONI IN SE’ MA IL BERLUSCONI IN ME/

Il berlusconismo è stato l’autobiografia della nazione per dirla con Croce, non un accidente della storia. Non basta certo una giornata solennemente normale per liberarcene. C’è bisogno di anni di giornate normali. E per la prima volta non saranno gli storici a mettere in ordine gli archivi di un’epoca. Ci vorranno gli antropologi per classificare il berlusconismo come involuzione della specie italiana, perché anche noi, che siamo stati contro, l’abbiamo avuto addosso (…)
IL BERLUSCONISMO come CATEGORIA DELLO SPIRITO. Quei pozzi avvelenati, dalla giustizia alla rai (di Francesco. Merlo) ….

<http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http%3A%2F%2Fwww.ildialogo.org%2Fstoria%2FAnalisi_1321277185.htm>

Ci vorranno gli antropologi per classificare il berlusconismo come involuzione della specie italiana, perché anche noi, che siamo stati contro, l’abbiamo avuto addosso: “Non temo il Berlusconi in sé – cantava Gaber – ma il Berlusconi in me”.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
roberto alajmo )
IL PESSIMISMO E’ GRATIS

Accanto all’entusiasmo per la caduta del Governo Berlusconi, specialmente su internet imperversa un fuoco di sbarramento di massimalismo pessimista.
Il complottismo nazionale si scatena con dietrologie di ogni genere. Monti viene presentato come un tecnocrate, un sicario mandato dalle banche, dal Vaticano e dalla massoneria per dare il colpo di grazia a questo sfortunato paese. Mancano solo i Savi di Sion, e poi ci sono tutti.
Esiste questa espressione, in Sicilia, per definire quelli che non riescono a vedere manco il bicchiere mezzo vuoto: nemici della contentezza.
Qualsiasi ottimismo viene annichilito dai nemici della contentezza. Uno si sente pure in colpa, a pensare che Monti sia pur sempre meglio del puzzone che c’era fino a ieri.
Poi, indubbiamente, gli elettori italiani sapranno scegliere come sempre un candidato ideale: di sinistra, modesto, illuminato e arrivato vergine al matrimonio col potere.
Se la mettiamo così, allora dico il mio candidato ideale: Javier Zanetti.
Nel frattempo, però, mi tengo Mario Monti.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

‎(Parliamo di socialismo)
a cura della Fondazione Pietro Nenni

HA VINTO
MA NON LO SA

Domenico Padovani ha condotto un interessante colloquio-intervista con Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni. Di seguito alcuni stralci. Il testo è disponibile inegralmente su <http://fondazionenenni.wordpress.com/>

Padovani – Prof Tamburrano, lei che è oggi la memoria storiografica del socialismo italiano, si rimprovera qualcosa (scelte politiche, culturali, fiducia mal riposta, disattenzione per problemi di varia natura)?

Tamburrano – Sì. Quando Craxi è stato risucchiato dalla contestazione alla gestione del potere avrei dovuto praticare nel PSI una opposizione netta, poichè quella di Martelli è stata una opposizione di mero potere.

Padovani – Ispirandoci ad un filone culturale oggi assai di moda Le chiedo: se Lei immaginasse di poter cambiare qualcosa della storia del partito socialista italiano, cosa cambierebbe?

Tamburrano – La storia non si fa con i “se” e pertanto la risposta è difficile. E anche se volessimo fare la storia di ciò che non è stato, occorrerebbe scrivere un libro poichè sono molte le questioni aperte. Giusto per dare una risposta, direi che l’elemento più negativo della storia del socialismo sono state le scissioni: quella del 1921 ha dato vita all’illusione rivoluzionaria – che è finita nel comunismo totalitario – ed ha agevolato in modo determinante la vittoria del fascismo; e quella del 1947 che ha spinto Nenni verso il frontismo filo-comunista e il PSDI nell’area dell’egemonia democristiana. I socialisti che, come ho detto, nel 1946 ottennero il 21 per cento dei voti, se fossero rimasti uniti avrebbero condizionato, dalla sinistra democratica, la politica centrista e democristiana.

Padovani – Secondo Lei Craxi è stato l’ultimo vero, grande riformista del movimento socialista?

Tamburrano – Craxi è stato un leader di grande spessore; lo hanno tradito il suo disinteresse per la questione morale e la sua scelta dell’alleanza di governo con l’area moderata della DC invece di incalzare i comunisti dopo il crollo del muro di Berlino.

Padovani – C’è qualche libro che avrebbe voluto o intende scrivere?

Tamburrano – Avrei voluto – e forse lo farò – scrivere una storia della sinistra con un capitolo finale: “Il socialismo ha vinto ma non lo sa” con riferimento alla crisi del capitalismo che rende “attuale” la rinascita del socialismo riformista-riformato alla luce del nostro mondo. Sulla base principalmente della formula post Bad Godesberg: “Stato e mercato”.

Padovani – Prof Tamburrano, quanto manca oggi nel nostro paese un vero partito socialista riformista?

Tamburrano – Manca moltissimo perchè una sinistra all’altezza dei tempi avrebbe molte carte da giocare. L’enorme disponibilità di risorse culturali e tecnologiche e la crisi profonda del capitalismo globalizzato, sono condizioni importanti per la nascita di un movimento socialista rinnovato che si proponga come alternativa democratica, culturale e politica.

Berlusconismo e postultima modifica: 2011-11-16T10:25:23+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo