Rosa Cadario , Il business del clandestino

Rosa Cadario
Il business del clandestino
pirati.jpg
Che l’Italia stia attraversando un periodo, per usare un eufemismo, poco felice, é un dato di fatto. Mentre è una cifra quella relativa al 18 % di disoccupati. Chiudono le piccole imprese, sono sull’orlo del collasso quelle medie, ricorrono alla cassa integrazione le grandi. Intanto aumenta il numero di quegli operai a rischio, che quotidianamente salgono su qualche tetto per manifestare la propria disperazione di fronte al baratro della perdita del posto. Le cose stanno così, eppure si continua a sostenere che gli italiani non sono più disposti a intraprendere determinati lavori. Nulla di più falso: se non si trattasse di attività sommerse, retribuite in nero, prive di garanzia e sottopagate, tanti nostri connazionali, come é stato in un recente passato, non troverebbero difficoltà alcuna a svolgerle.

Si tratta di una vulgata, diffusa volutamente e diventata ormai luogo comune, per dare la possibilità a chi su certi fenomeni lucra, di arricchirsi grazie allo sfruttamento se non alla vera e propria schiavizzazione di manodopera clandestina. E’ recente la notizia riferita ad una giovane madre morta per non aver fatto ricorso alle cure dei sanitari nel timore di perdere il posto di lavoro presso una cooperativa. Un caso estremo certamente, ma alquanto delucidante della situazione che si sta vivendo. Noi siamo fra quelli che nella seconda metà degli anni 80, quando la Lega Nord era ben lungi dal nascere come fenomeno, attrezzavano banchetti per le strade per raccogliere firme al fine di porre un freno all’immigrazione selvaggia, con lo slogan “Prima gli italiani”. Non era certamente una presa di posizione di carattere razzistico, ma la presa d’atto che un fenomeno immigratorio non controllato avrebbe condotto non solo a tensioni sociali, ma soprattutto a fenomeni di sfruttamento. E’ di pochi giorni fa la divulgazione, da parte della CGIL pontina, di alcuni dati ufficiali , ma noi diremmo ufficiosi, riferiti a questo fenomeno nella provincia di Latina. Un fenomeno, stando a quei numeri, di vaste proporzioni, ma di portata ancora più ampia, essendo quelle cifre riferite alla realtà non sommersa. Quando ad esempio si parla di 1.800 stranieri residenti nel solo comune di Sezze, si fa riferimento ai dati censiti. Chi vive la realtà setina, e quanto sosteniamo è trasferibile altrove, sa però che quel dato rappresenta la punta di un iceberg: ad esso corrisponde un sottobosco di clandestini che probabilmente sfiora le 10.000 unità. Ed un clandestino quale contratto di affitto può sottoscrivere? Quale contratto di lavoro? Perché si tollera un fenomeno di tale portata? Quali interessi si nascondono dietro esso? Interessi enormi, diciamo noi. Dagli affitti in nero esentasse, che hanno condotto ad occupare tuguri che non potrebbero ospitare nemmeno stalle, al lavoro irregolare, che sta facendo la ricchezza di tanti imprenditori senza scrupoli. C’è tutta una economia occulta che viene tollerata e spesso coperta. Non a caso quando forze come la nostra si sono impegnate in battaglie e denunce civili contro l’immigrazione non controllata, si é scatenata la reazione di tanti di quegli imprenditori trasformatisi in neo schiavisti. Ci viene da dire: cui prodest? A chi giova? Perché certa politica, che ha tutti i poteri per farlo, se ne lava le mani e non interviene per risolvere queste situazioni? Forse perché contigua a certa economia che magari sostiene anche alcuni politici? Almeno nei lavori pubblici chi è che controlla che tutte le maestranze siano regolari? Il problema è riesploso in questi giorni per i fatti di Rosarno. Si è tornati a fare tanta demagogia. Ma qualcuno si é mai preoccupato di andare a verificare lo spostamento da nord a sud di tanti stranieri, che dopo essere stati impiegati regolarmente per qualche mese, si trasferiscono altrove a lavorare in nero per poter anche intascare il sussidio di disoccupazione? Qualcuno si è mai preoccupato di verificare che fine fanno i finanziamenti europei per il settore agricolo e come vengono utilizzati? Se si andasse ad agire su questi fenomeni negativi, cioè quello della clandestinità e della irregolarità legate al lavoro nero ed agli affitti in nero, se si andasse ad agire su certa imprenditoria legata a certa politica, si farebbero passi in avanti nel controllo di una situazione volutamente fatta degenerare. Ma esiste questa volontà? La domanda è retorica. La verità è questa: in Italia esistono 10 milioni di disoccupati ed 8 milioni di italiani sull’orlo della povertà. Eppure si continua a sostenere che certi lavori non vengono accettati. Falso. Noi siamo per il salario minimo garantito, un salario sussidiario per chi è privo di posto di lavoro. Che andrebbe mantenuto fino all’offerta di lavoro proposta dagli uffici addetti, ma sospeso a fronte di una eventuale rinuncia alla proposta. Questo sarebbe l’unico modo per evitare che sui più deboli vadano a ricadere le nefandezze di un sistema politico sfruttatore.
12 Gennaio 2010

Movimento Libero Iniziativa Sociale – lavocelibera.it

Rosa Cadario , Il business del clandestinoultima modifica: 2012-02-03T17:45:46+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo