tra Matta ed Eucharren

 

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Trovarsi di fronte ai mega paesaggi di Matta psico-organici è un’esperienza rara a Roma. Un’esperienza da non mancare. Credo si debba il merito dell’iniziativa, all’ironico figlio di Matta, il non meno icastico Pablo Echaurren dal quale un giorno sapremo la verità sul suo cognome. Lui mi ha detto una volta che ha avuto pochi contatti con il padre; eppure nelle opere di Pablo per chissà quale trasfusione di geni si sente qualcosa del mitico padre. Dico mitico perchè affrontare una tela di oltre 10 metri di larghezza ( intelaiata dalla sapienza dei Cantagallo) richiede una solida dimestichezza con le dimensioni e indubbie possibilità psicofisiche. Per un pittore è come misurarsi con l’archetipo omerico. Il mito di un padre Ulisse che va riscoperto ( cioè preservato) nella attuale vacuità delle proposte contemporanee. Un mito che viaggiava con Calder Burri, Mirò. Di tutte le impressionanti opere esposte nelle sale dell’Autorium ( foyer della sala Sinopoli) è quella che io chiamo “il grande blù” che mi ha preso. Sarà forse per il contrasto con la parete di fondo nel rosso cuoio dei laterizi che mette in risalto l’impatto dei colori o forse per una maggiore definizione grafica del soggetto rappresentato. C’è sempre da domandarsi cos’è che guardando le opere di un pittore ci emoziona; come quando si ascolta un brano musicale. Nei paesaggi di Matta è questo suo modo di colpire con la dimensione inusitata, con il colore, giocato su tonalità cromatiche omogenee in cui prendono vita delle creature che sembrano uscite dalla penna di Bréton, a metà tra rettili difformi e scheletri di animali proiettati in uno spazio che risuscita la terza dimensione ( anzi la prospettiva a tre fughe) dopo gli appiattimenti delle avanguardie del novecento. Ed è come ritrovarsi in un’architettura organica che a quel tempo ( metà dei 50) era incarnata dal genio americano di Wright secondo cui l’architettura doveva scrollarsi di dosso la soggezione alla composizione rinascimentale per vivere nel respiro e nella coerenza della Natura. E questo è quello che in Matta si sente il fremito, il richiamo suadente della costruzione naturalistica.

tra Matta ed Eucharrenultima modifica: 2012-03-17T15:28:28+01:00da mangano1
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