Le gaffes del ministro Fornero non sono solo gaffes
Il ministro Fornero ci ha abituati alle sue gaffes. L’ultima è la più indicativa oltre che essere la più madornale. Il lavoro non è un diritto, ha detto il ministro del lavoro. Poi avvertita da qualche collaboratore che per la costituzione della repubblica italiana di cui essa è ministro il lavoro è un diritto, s’è corretta dicendo che il posto di lavoro va conquistato.
Peso el tacon che el buso, dicono dalle mie parti. La pezza è peggiore del buco. La costituzione della repubblica italiana impegna infatti lo stato a creare le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro. La costituzione della repubblica non dice che il lavoro va conquistato, ma che lo stato garantisce al lavoratore l’effettività del diritto.
Amartya Sen parla a questo proposito di entitlements e di capacities, intitolazioni e capacitazioni. Non scomoderò John Rawls per il quale il criterio della giustizia è il criterio al quale devono uniformarsi tutte le istituzioni, in un mondo nel quale la giustizia è intesa come equità; mi limiterò a ricordare Einaudi quando parlava di garantire l’uguaglianza delle condizioni di partenza.
A dire che, anche per il massimo dei liberisti italiani, lo stato non poteva stare con la mani in mano, ma doveva intervenire per creare le condizioni che dovevano consentire una fair competion. Possiamo trovare un’opinione simile nei Liberal Michael Walzer e Paul Krugman.
Per il ministro Fornero anche Einaudi era troppo di sinisitra, troppo prono a difendere i diritti dei lavoratori, troppo sentimentale. Per il ministro Fornero, cresciuta a pane e acqua persno la catallassi di von Hayek è un cedimento alle ragioni del cuore. Per il ministro Fornero, la vita economica di una nazione è un campo di battaglia dove si lotta all’ultimo sangue per un posto di lavoro. L’individuo è solo contro tutti e deve conquistare il proprio posto nella società lottando con le unghie e con i denti
Lo sfondo teorico è quello dell’individualismo possessivo di cui parlava G. B. Mcpherson. O, se vogliamo, possiamo pure sentire nelle parole l’eco del vecchio darwinismo sociale. Nemmeno Darwin, infatti, avrebbe saputo illustrare meglio la sua teoria della lotta per la sopravvivenza del più adatto in modo più colorito.