Marina Montesano, Sguardi incrociati sulla stregoneria

9f54d45e3e6cddb7e56b2f4baad37b5e.jpgMARINA MONTESANOSguardi incrociati sulla stregoneria in EuropaDal Mulino il saggio «Le streghe» di Wolfgang Berhinger, sintesi storico-antropologica di fenomeni analizzati nel libro «Inquisition et sorcellerie en Suisse Romande»MARINA MONTESANOda Il manifesto del 04 Giugno 2008Il 20 maggio, in Kenya, undici persone accusate di stregoneria sono state linciate e poi bruciate. Nonostante la notizia abbia fatto scalpore, è difficile dirne qualcosa di preciso perché le informazioni filtrano con parsimonia. In passato comunque la zona era stata teatro di episodi analoghi: nel ’92 vi fu una «caccia alle streghe», che declinò nel ’94. In tutti i casi, incluso l’ultimo, la folla degli aggressori era composta di giovani, le vittime erano per lo più anziani; almeno una delle donne uccise in maggio era moglie di un pastore protestante. Si può ipotizzare che i rapporti intergenerazionali e interreligiosi siano chiamati in causa? I disordini politico-tribali che hanno di recente attraversato il paese portandolo alla guerra civile, hanno trovato un ultimo sfogo nel linciaggio? O forse la crisi internazionale dei prezzi dei generi alimentari, che in Kenya si era manifestata già negli scorsi anni, può avere giocato un ruolo? Di solito l’accusa di stregoneria scatta allorché si manifestano morti improvvise, soprattutto di bambini, e quando i rapporti intercomunitari si deteriorano. Lo dimostrano molti studi sulla stregoneria europea e extraeuropea, ed è interessante notare come la percezione tipica degli occidentali abbia influenzato la ricezione delle notizie dal Kenya: tre delle vittime sono uomini, ma si è per lo più parlato di undici donne; e il linciaggio, al quale è seguito l’incendio delle case delle vittime, con i cadaveri all’interno, si è trasformato in una condanna al rogo («undici streghe bruciate vive»), perché tale è il nostro immaginario legato a questo tema. Utile dunque giunge la traduzione italiana della sintesi di Wolfgang Berhinger (Le streghe, il Mulino, pp. 132, euro 11), che parte da una trattazione storico-antropologica in rapporto alla stregoneria come fenomeno generalizzato, per arrivare a una trattazione della caccia alle streghe europea d’età moderna.Molte società conoscono forme assimilabili al concetto europeo di stregoneria, legate a pratiche di guarigione ma anche di maleficio: è insita nel concetto di magia, infatti, una buona dose di ambiguità: coloro che sono in grado di utilizzare mezzi magici per compiere il bene (curare, ritrovare oggetti rubati e così via), sono anche capaci di lanciare malefici che portano alla morte, o alla sterilità della terra, degli animali e degli esseri umani. Questo insieme di malefici è la base comune a tutte le credenze in materia di stregoneria, ma ogni contesto socioculturale conosce innumerevoli varianti. Nel caso europeo (e in parte nordamericano, frutto di una esportazione) il rapporto con le persecuzioni antiereticali e il discorso demonologico sono fattori essenziali. Ma se è opportuno delineare una sintesi generale del fenomeno stregonico, bisogna ricordare che le differenze sono più importanti delle similitudini. Su un piano generale si può discutere sull’assunto dell’etnologo Evans-Pritchard, che nei suoi studi seminali sulla stregoneria fra gli Azande, condotti negli anni ’30, interpretava il fenomeno come un elemento equilibratore all’interno della comunità, notando come oggi si tenda a evidenziarne la presenza in situazioni di tensione sociale. Quando però ci si volge alla società europea fra ‘400 e ‘700, ci si imbatte in un fenomeno difficilmente riconducibile a schematizzazioni e il lavoro sulle fonti, dai trattati inquisitoriali agli atti dei processi, diviene essenziale. Notevole in tal senso è l’opera compiuta a partire dalla fine degli anni ’80 da un’équipe dell’università di Losanna, guidata da Agostino Paravicini Bagliani, che lavora nel Pays de Vaud. La ricerca ha condotto alla pubblicazione, nei Cahiers lausannois d’histoire médiévale, della totalità degli atti processuali contenuti nel registro per l’arco cronologico 1438-1528. Una documentazione di primaria importanza, nella quale si coglie con chiarezza il legame fra persecuzioni antiereticali e antistregoniche, e che fotografa la nascita della caccia alle streghe in un’area solo apparentemente marginale, in realtà centrale per l’elaborazione di idee intorno alla stregoneria, che di lì a poco influenzeranno ampie zone d’Europa.Alla fine del decennio scorso, parte di queste ricerche era confluita nel volume L’imaginaire du sabbat. Edition critique des textes les plus ancien (1430c. – 1440 c.), a cura di Martine Ostorero, Agostino Paravicini Bagliani, Kathrin Utz Tremp (Université de Lausanne 1999), essenziale per comprendere le origini di uno dei temi più noti, ma al tempo stesso peculiari della stregoneria europea: il sabba. Ora un’altra opera collettiva, Inquisition et sorcellerie en Suisse romande. Le registre Ac 29 des Archives cantonales vaudoises (1438-1528), a cura di Martine Ostorero, Kathrin Utz Tremp, Georg Modestin (Université de Lausanne 2007) fornisce una sintesi di questa avventura scientifica, pubblicando gli ultimi cinque processi. Non è però solo una chiusura rispetto al lavoro compiuto, ma rappresenta piuttosto l’aprirsi di nuovi orizzonti di ricerca: che da un lato conducono a approfondire l’analisi sui dati raccolti, per meglio comprendere le dinamiche sociali coinvolte; dall’altro invitano a valicare i confini geografici nei quali l’équipe si è mossa, applicandone i metodi a contesti ancora da esplorare.

Marina Montesano, Sguardi incrociati sulla stregoneriaultima modifica: 2008-06-05T16:49:38+02:00da mangano1
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