Maurilio Riva,1967 L’ANNO PRIMA, di F.A.Zorini

6f50753721354ad71fa452fb94f2f419.jpg «Francesco Omodeo Zorini ha la solidità di temperamento e la tenacia dell’azione che sono “classicamente” le doti del figlio di proletari fattosi da sé intellettuale impegnato pagando sempre di persona. Lo conobbi quando lavorava all’Istituto storico della Resistenza di Novara e molto mi colpì l’entusiasmo col quale si lanciava in un’attività che era insieme culturale e politica, riuscendo subito, come d’istinto, a cogliere il legame strettissimo, direi indissolubile, tra il fare e il pensare. Non mi poté sfuggire che nel suo caso l’istinto era, più propriamente, un esempio di quel pessimismo dell’intelligenza che convive e opera con l’ottimismo della volontà. L’esempio cioè, di chi Gramsci preconizzava come il vero rivoluzionario. Il suo sorriso, insieme liberatorio e accattivante, mi appariva come accattivante perché liberatorio per sé e, anche per questo motivo, liberatorio per gli altri. Non sempre – lo sappiamo – persone così fatte trovano il consenso, specialmente se si tratta di quello dei “superiori”, oppure, ed è peggio, di quello dei frigidi e degli pavidi, gli uni e gli altri perlopiù congiunti dentro un medesimo nome e, in Italia, sopra una medesima poltrona. Trovano però quello di coloro che sono disposti a darsi a un lavoro comune per uno scopo comune». Guido Quazza, storico della Resistenza italiana Two score, quarant’anni sono passati da quel 1967, vigilia, prequel, antefatto del Sessantotto, “anticamera della rivoluzione”. L’autore racconta il suo ’67 in respiro d’attesa e speranza da sabato del villaggio. Infiniti sono i richiami agli eventi che connotano l’anno del Vietnam e della Love Generation. Dalla “guerra dei sei giorni”, al primo trapianto di cuore, dal golpe dei colonnelli, alla cattura e uccisione del Che, dalla pubblicazione di Lettera a una professoressa, de L’uomo a una dimensione o dell’Autobiografia di Malcolm X (“breviari” di una stagione) al suicidio di Tenco o alla morte di Coltrane e Guthrie, dal colpo al Banco di Napoli di Cavallero e Notarnicola alla revoca del titolo mondiale dei massimi di Mohamed Alì per essersi rifiutato di andare a combattere in Vietnam…… anche meno eclatanti come la legislazione sul lavoro minorile o la federazione delle chiese evangeliche italiane. Spesso vissuti in prima persona come la costituzione della CGIL-scuola nazionale o la prima occupazione universitaria dopo il suo allontanamento dalla Cattolica o l’inizio della collaborazione con l’Istituto della Resistenza per decisione di Parri e Fornara, a fianco di Mario Pacor, storico del confine orientale, biografo di Tito, pentaglotta.Raccordo-frame del romanzo di formazione resoconto spirituale è una delicata vicenda sentimentale vissuta dall’autore quell’anno. Romanzo sperimentale alimentato da incalzante flusso di coscienza sotto l’urgenza della narrazione abolisce vincoli, compie torsioni sintattiche, sconfinando nella prosa poetica e concedendosi puri intarsi di poesia, inserzioni colte, il conio di un lessico d’invenzione. Dal double suname e first name dell’autore si ha: Corrado Monfosco Inezie, che dovevano essere, in prima intenzione, nome de plume e titolo dello scrapbook. Inezie apre con la scultorea sentenza di Fellini: “nulla si conosce, tutto si immagina”, e costituisce capitolo propedeutico a tutto il racconto e Conrad ne diventa protagonista. Alter ego che nel corso della narrazione si trasforma via via in Konrad, Conradine, Rado, Kornetziowskij, Cheryl, Annibale, kleine Franz, Maischtrin, Che… fino a coincidere con se stesso: Oz, Cecco, Cisco, come del resto altri personaggi: Eauclaire diventa Almachiara, Almalaura, Amabel… Sara si fa Mara, la Pisana, Etrusca, Isadora, Tosca…967 l’anno prima è in più una patchanka linguistico-vernacolare e di grammelot: ci sono parole, frasi, conversazioni anche molto lunghe in ben diciassette (numero scaramantico!) lingue, parlari alloglotti, patois, argot e altrettanti dialetti dai celtico-padani al toscano. Sicché si viene incontro al lettore con un corposo (e nemmeno esaustivo) glossario. Neologismi, totalità rappresa nel frammento, scrittura di recupero archeologico, frenetica, antagonista, contaminata e mutante, polifonia che inquieta e svirgola: nome collassato nell’aggettivo, aggettivo nell’aggettivo, tolta la punteggiatura, sconvolto l’apparato di analessi e prolessi, omissione di articoli, congiunzioni preposizioni, l’avverbio in ultima posizione, prominenza della seconda persona nella costruzione imperativa, andatura vertiginosa, parafasia metatesi metaplasmi, stile torturato, artificiale, arcaizzante accordo e disarmonia nel tono, trama-intreccio sagomati nella mente più che nel testo. Funambolica imagery inframmezzata da aforismi, riflessioni che sono didascalie pesanti. Oscillazioni nel tempo e nello spazio che distinguono le narrazioni orali: improvvisi flashback-flashforward in dimensione pantha rei. Materia ricostruita grazie al taccuino-diario dell’autore. Conrad, violentato dalla memoria e dal suo culto, dall’autentica professione di comunismo anarchico eretico (da notare quest’anno il 700° del supplizio al rogo degli apostolici Dolcino e Margherita dai roggi capelli da parte del Sant’Uffizio) d’una purezza disarmante è, come ammette l’A., un mix di scetticismo donchisciottesco e pseudoeroico, di superominismo agonistico nicciano, di cui nel panorama contemporaneo di abbondanza implosa in obesità annichilita, devastata si è perduto il cliché.Fin dalla fotografia sgranata di copertina del giugno ’67 (giorni in cui moriva don Milani) si evidenziano i nuclei tematico-concettuali del giovane (torre-pendente che sta per spiccare il volo) incontaminato attaccato a lacerti di ideali: la scuola (a destra nella foto), la montagna (il Massone sullo sfondo), il “rosso” del girocollo come bandiera politica e un sorriso confidente. Sono i giorni in cui viene reclutato da Aldanesio per sport di fatica Zen. E poi “rivoluzione” come radicalità ontologica, comunismo come matrice utopica, musica sinfonica-lirica-jazz-rock, gavazzate giovanili, eros-amore-sesso, vigorosi medaglioni di famiglia, morte-i, luoghi tòpoi siti reali e ideali Dargestellte Wirklicheit, militanza, storia, cultura. Fanno capolino, menzionati/allusi, personaggi di primo piano del set novecentesco (papi, santi, rivoluzionari, sindacalisti, paperassiers, musicisti, statisti, scrittori, artisti, registi, giornalisti e campioni dello sport), coi quali la vita dell’A. everyman si è in qualche modo venuta ad incrociare. Un posto speciale assume la tensione concettuale e presa di posizione esistenziale di hairesis, fondazione dell’unica fede possibile. Politica come testimonianza, sfida profetica. Pagine attraversate da sindrome di perdita, ossessiva paura del buio, passeggiate nel vuoto, fatale cremnofobia: falling man uomo che cade, jumper.Guerriglia e lotta di Resistenza nella sua terra – luogo dei luoghi della liberazione italiana – così come a Genova o in Toscana fanno da costante contrappunto alla narrazione, altrettanto il repeat refrain dell’Internazionale ora in spagnolo, ora in ceco, in polacco, tedesco, cinese. Francesco Omodeo Zorini, è Presidente del Consorzio Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nel Novarese e Verbano Cucio Ossola (wwwjsrn.it) dal 1998. Ha pubblicato sulle seguenti riviste «Italia contemporanea» (Milano), «Rivista di storia contemporanea» (Torino) e «Scuola e città» (Firenze). Ha collaborato a Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza (Milano) e a Enciclopedia pedagogica (Roma-Brescia). Ha pubblicato numerosi saggi circa il legame tra cultura, educazione del cittadino e Resistenza.Editore: Lampi di stampa, Gruppo Messaggerie ItalianePagine: 256Formato: 14×20,5 cmCollana: Altri TitoliPrezzo: € 18,00ISBN: 978-88-488-05884-1

Maurilio Riva,1967 L’ANNO PRIMA, di F.A.Zoriniultima modifica: 2008-02-12T16:32:53+01:00da mangano1
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5 pensieri su “Maurilio Riva,1967 L’ANNO PRIMA, di F.A.Zorini

  1. No, non sono io l’autore del testo. L’autore del testo è l’autore del libro: io mi sono solo preoccupato di passare il testo al blog per l’eventuale pubblicazione.
    Se è possibile, preferirei che si correggesse.

  2. Mi sono accorto che nel titolo c’è un altro errore, pur veniale che sia: Federico Omodeo, non Amedeo.
    Correzioni a parte, il suo libro per molti versi autobiografico ma scritto in quella riuscita forma in cui parlando di sè stessi si riesce a parlare degli altri, di molti che hanno vissuto quel periodo e quella esperienza sociale e di vita.
    È un testo, il suo, in alcune parti di non semplicissima lettura ma ricco come un fiume in piena, un vulcano in eruzione. Solo la voluta cecità di critici e giornalisti impedisce che se ne parli nella stampa specializzata di un libro scalpore, plurilinguistico, scoppiettante, poetico, dissacrante, strampalato. A me ricorda, lo giuro, il meraviglioso libro di Malcolm Lowry: Sotto il vulcano, un grande libro, l’unico suo romanzo di una vita che è stato denominato “La commedia di vino” poichè è scritto dal punto di vista del protagonista ormai perso nei fumi dell’alcool. Lowry, naturalmente, non il mio amico Foz.

  3. C’è un altro errore nel titolo: Francesco è Omodeo con la O, non Amedeo.
    Detto questo, il suo libro, per molti versi autobiografico ma scritto in quella riuscita forma in cui parlando di sè stessi si riesce a parlare degli altri, di molti che hanno vissuto quel periodo e quella esperienza sociale e di vita, è davvero intrigante.
    È un testo, il suo, in alcune parti di non semplicissima lettura ma ricco come un fiume in piena, un vulcano in eruzione. Solo la voluta cecità di critici e giornalisti impedisce che se ne parli nella stampa specializzata di un libro scalpore, plurilinguistico, scoppiettante, poetico, dissacrante, strampalato. A me ricorda, lo giuro, il meraviglioso libro di Malcolm Lowry: Sotto il vulcano, un grande libro, l’unico suo romanzo di una vita che è stato denominato “La commedia di vino” poichè è scritto dal punto di vista del protagonista ormai perso nei fumi dell’alcool. Lowry, naturalmente, non il mio amico Foz.

  4. Rino è un nobile compagno; non solo un amico vero, ma proprio un nobile compagno (tipologia umana in estinzione). Personalità forte e mite; forse forte proprio perché mite. Mi lusinga il suo richiamo a Lowry (che ho imparato a conoscere tramite lui). Devo comunque puntualizzare che il pezzo di cui Rino Maurilio nega la paternità è in qualche modo la sintesi di riflessioni germinate a latere del mio editore Lampidistampa ma non prive dell’effetto di conversazioni e meditazioni con Rino.

  5. Foz, sei troppo buono. Io non ho fatto che segnalare il tuo bellissimo e bizzaro libro, allegando i materiali approntati dalla casa editrice e Attilio, il curatore del blog, ha voluto riportare con generosità dandomi ruoli che non sono i miei. Buona lettura a tutti e domani sera alle ore 18.00 venite alla Libreria Odradek, via Principe Eugenio 28, Milano. L’autore vi sorprenderà e Gianni Cerutti con la sua introduzione vi illuminerà.

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